venerdì 9 novembre 2012

ALEMANNO E CROPPI : SI' UNA VIA A MASSIMO CONSOLI, FONDATORE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO


 
In occasione del quinto anniversario della morte del compianto Massimo Consoli ,avvenuta il 4 novembre 2007, rendo noto la lettera inviatami dall'Assessore alla Cultura dell'epoca,  Umberto Croppi che,  accogliendo una nostra vecchia richiesta, ci comunicava che "Luciano Massimo Consoli (detto Massimo Consoli): Scrittore, giornalista, traduttore (1945-2007), è stato annoverato nell'onomastica cittadina.." La via potrà essergli dedicata, chiaramente,  soltanto dopo che sia passato un decennio dalla morte, così come prevede la legge. E' comunque una bella notizia per l'intera comunità gay e non solo anche se a suo tempo fu ignorata dai media, anche  quelli di settore.  Oggi la pubblico su questo blog con la speranza di farvi cosa gradita.
 

mercoledì 31 ottobre 2012

SE QUESTO E' UN GHETTO


di Antonio Di Giacomo
  Finalmente qualcuno, come l'autore dell'articolo  apparso su gay.it  http://www.gay.it/channel/attualita/34378/I-bordelli-di-Proust-in-una-mostra-fotografica-a-Parigi.html  - che tratta degli amori di Proust con i ragazzi rimorchiati nei bordelli della Parigi del primo Novecento -   ha associato (volutamente o no) la parola sauna con quella di bordello. Ora, comparando la situazione francese con quella nostra italiana ,si prova invidia pensando a  quanto doveva essere 'avanzata'  la vita degli omosessuali francesi rispetto a quella di noi italiani, costretti ancora a scopare unicamente nei luoghi all'aperto o nelle case di amici che avevano la fortuna di mettere a disposizione la loro alcova.  La situazione italiana, ci raccontano i  frociologi^ , pare essere stata sempre la stessa fino all'"avvento" dell'apertura delle saune, avvenuta nelle grandi città del Nord intorno alla metà degli anni 80 e solo dieci anni dopo , anche nella” provincialissima” Roma, la città del Papa , la cui presenza, secondo molti omosessuali dell'epoca, avrebbe impedito la nascita e lo sviluppo di tali locali. Non è che oggi la situazione gay italiana sia migliorata rispetto al passato. Anzi. Vero  è che, come la Francia degli anni 20, anche noi oggi  nel nostro Paese abbiamo i nostri bordelli che operano  però sotto denominazioni diverse  e non certo perchè esiste il Vaticano, ma solo perchè in tal modo si evadono le tasse.  (come mai Bersani,  che della lotta all'evasione ne ha fatto da sempre un baluardo elettorale,  tace al riguardo?)  Ma è altresì vero che, a differenza dei nostri cugini  attivisti d'Oltralpe, che hanno avuto i PACS  (1999), le leggi contro le discriminazioni  (1985) e oggi  nel 2012 stanno discutendo di matrimonio e  di adozioni, i nostri attivisti  - finora e dopo più di 30 anni di manifestazioni varie -  non hanno ottenuto NULLA. O meglio una cosa l'hanno ottenuta: quella di mandarci a  scopare dentro le saune e i cruising che si sono affrettati ad aprire in tutta la Penisola e che ai tempi di Mussolini si chiamavano con il loro giusto nome. Circoli privati  che, guarda caso, rappresentano  una grande fonte di guadagno, per di più  esentasse. Fonte di arricchimento per loro, appunto, ma non per l'intera comunità glbt.  Questi signori in tutti questi anni, con la complicità del Palazzo, non hanno fatto altro che  sfruttare la condizione di emarginazione degli omosessualispostandoli dai cespugli e dai cessi ,dove fino in quel momento erano stati relegati (uno scandalo per i benpensanti e una questione di ordine pubblico  per le istituzioni che, andava eliminato o quanto meno circoscritto) alle saune da loro gestite. A quel punto il ghetto così costituito e in qualche modo 'legalizzato', ha rappresentato:
 
1.  una fonte di guadagno esentasse e sicura, ( si sa, l'offerta di sesso attira  di più di  quella  culturale e quindi , quest'ultima, è meglio ridurla allo stretto indispensabile ), per l'associazione che affiliava a sé il circolo privato e poi per i proprietari del circolo stesso;
2. un  mezzo efficacissimo anche se  moralmente discutibile per fare il maggior numero di tesseramenti e  usarlo per  dire   "siamo la più grande associazione gay del paese" e avere quindi  più potere all'interno del movimento, con la stampa e  con le  istituzioni;
3. un mezzo per tenere sotto controllo la popolazione omosessuale.
 
Complimenti a tutti lor signori ... e se è questo è l'operato perpetrato  e taciuto ai diretti interessati  in tutti questi anni -  dagli intellettuali e dalle associazioni vicine alla  sinistra -  un operato focalizzato più a 'rastrellare' denari  e potere che ad infondere ai nostri fratelli e sorelle la coscienza di sé,  allora si comprende  benissimo perchè il movimento gay nel nostro Paese non ha più ragion d'essere,  perchè la nostra base è incazzata e disorientata e soprattutto, perchè la comunità gay, penso al Marais di Parigi, da noi  esiste soltanto sulla carta.
 
^ il primo ad usare tale termine  è stato il sottoscritto durante un intervento , intorno al  1995, a Radio Città Futura dove fra gli altri intervenne anche Massimo Consoli e in studio c'era  Andrea Pini.

domenica 9 settembre 2012

IL VERO MARIO MIELI? SI STARA' RIVOLTANDO NELLA TOMBA!!

... Ragazzi dico...leggete  quello che profetizzava nel 1977 Mario Mieli  a pagina 157 del suo Elementi di Critica Omosessuale  vale a dire il saggio che è considerato  la Bibbia degli omosessuali e  come il Capitale di  Carlo Marx   nessuno (o quasi)  ha  mai letto?  E dunque cambiate il nome del club che Mieli cita nel libro e sostituitelo con quello di Muccassassina o di qualunque altro locale cruising affiliato all'Arcigay , che so.. il Diavolo Dentro o il Lussurian Club e vi accorgerete che tutto quello che ha scritto Mario Mieli si è  purtroppo avverato! Povero Mario Mieli e ..poveri noi!  Perchè è veramente  triste pensare  che tutto questo è avvenuto per mano di associazioni che si consideravano e si considerano vicine alla  sinistra! E' bene ricordare a queste "fanciulle "che la  sinistra è nata per sconfiggere tutte le emarginazioni sociali, per difendere i più deboli e i più poveri e che, mai e poi mai, si sarebbe dovuta trasformare in un' impresa di sfruttatori!

..Il sistema, invece, può perfino venire incontro ai "diversi": "se rigate diritti e accettate di vivere la vostra perversione al chiuso di quei piccoli ghetti che possiamo controllare e regolamentare, vi proteggeremo noi stessi. Chi va a battere nei parchi e nei gabinetti pubblici cerca guai: statevene a casa! O meglio, venite al Super Cock International Privacy Club: troverete anche il ristorante, lo spogliarello, i filmini porno, il cesso psichedelico e, forse, l'uscita antincendio".






domenica 26 agosto 2012

ULRICHS,IL PRIMO MOVIMENTO GAY NASCE IN EUROPA E NON NEGLI USA

Agli inizi degli anni Settanta "Ulrichs", per me, era poco più di un nome all'interno di un elenco di personalità che meritavano di essere citate su qualche saggio di storia gay solo perchè avevano fatto qualcosa di rilevante da quel punto di vista, ma che gli stessi autori dell'elenco non reputavano importante approfondire. Lo avevo letto qua e là, nei libri che compravo sempre più di frequente, ma che non sembravano placare la mia sete di sapere. Dieci anni prima pensavo di essere l'unico omosessuale sulla faccia della terra, e dieci anni dopo scoprivo che il mondo ne era pieno, che la storia ne era piena, e lo era sempre stata. L'unico problema, in tutto ciò, era che i libri che andavo comprando parlavano sempre del passato. Anzi, del passato remoto. Ormai sapevo tutto dell'antica Roma, della Grecia Classica, del mondo arabo, ma di quello che era accaduto ieri o l'altro ieri, silenzio. Qualche informazione su Oscar Wilde e i suoi processi sembrava essere l'unica concessione possibile. E questo si rifletteva, ovviamente, anche nei miei scritti. I miei articoli dell'epoca sono pieni di citazioni classiche, ma estremamente poveri di informazioni sull'ultimo secolo. Poi, nel 1973 David Thorstad mi mandò un libro che aveva appena pubblicato insieme al suo amico John Lauritsen a New York.
Era The Homosexual Rights Movement  e fu una vera e propria rivelazione. Anzi, una rivoluzione! Non avevo mai sospettato che la Germania tra l'Ottocento e il Novecento fosse stato il paese più moderno, più colto e più accogliente del mondo e, soprattutto, non avevo mai neanche immaginato che il primo movimento per i diritti deli omosessuali fosse nato proprio lì, nella patria del nazismo, della persecuzione, dello sterminio..Nel loro breve saggio, i due autori americani raccontavano molte cose importanti. Soprattutto, per la prima volta vi vedevo spiegate le teorie di questo misterioso Karl Heinrich Ulrichs e ne potevo sapere un po' di più sulla sua vita. Più tardi il libro venne pubblicato anche in Italia, all'interno di un'opera a più mani (Lauritsen-Thorstad-Graf-Steglitz-Guerin-irigaray-Pucciani-Guattari, Gay Gay. Storia e coscienza omosessuale, La Salamandra, Milano 1976), e poi, come testo autonomo (John Lauritsen-David Thorstad, Per una storia del movimento dewi diritti omosessuali (1864-1935), Savelli Roma 1979). Nono sono lontano dal vero nel dire che, probabilmente è l'opera che ha influenzato maggiormente il movimento gay del mio paese. Non credo di essere rimasto colpito in maniera particolare dal fatto che Ulrichs avesse scelto l'Aquila per trascorrervi il resto dei suoi giorni. Già sapevo che molti viaggiatori del Nordeuropa amavano l'Italia in maniera particolare. Oscar Wilde cercava di evitare i suoi persecutori inglesi rifugiandosi a Roma e a Capri. John Addington Symonds si portava a casa un gondoliere veneziano. E qui erano venuti Johann Joachim Winckelmann, Wolfgang Goethe, August von Platen, Friedrich Holderlin, Wilhelm von Gloden, Wihelm Pluschow (il mito del "maschio italiano" nasce proprio con le foto degli adolescenti siciliani scattate da questi ultimi due), Alfred Krupp...e così tanti altri, al punto che una delle espressioni più comuni e più  volgari per indicare il gay, oggi, e cioè la parola "frocio", in origine sembrava indicare le guardie svizzere del Papa che venivano dai cantoni tedeschi della Confederazione Elvetica. Fin dal primo istante, quel che mi aveva appassionato in lui era il coraggio dimostrato nel difendere gli urninghi. Un coraggio unito a un appassionato desiderio di cambiarne la triste sorte attraverso la dimostrazione scientifica, attraverso gli strumenti culturali che aveva a disposizione. Un coraggio inusitato per l'epoca, e per il quale sarà costretto a pagare un prezzo piuttosto alto. Mi aveva poi colpito il suo parlare di "classe". Anch'io, agli inizi della mia militanza, avevo discettato a lungo e in largo  di "classe omosessuale". Addirittura, nel numero 1 di Ompo (aprile 1975), pubblicavo lo statuto del Mpo (Movimento politico degli omosessuali), dove questo era definito come  "l'organizzazione politica della classe omosessuale e di tutti gli omosessuali, senza distinzione alcuna di sesso, religione, nazionalità o lingua. Esso ha per scopo la lotta per l'indipendenza e la libertà della classe che rappresenta, per la trasformazione delle strutture sociali da autoritarie e repressive in libertarie e progressive, per l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la fine della distinzione degli individui tra chi comanda e chi obbedisce, per l'edificazione del socialismo..".
Ulrichs, da parte sua, spiegava che
"C'è una classe di urninghi nati, una classe di individui che sono nati con impulsi sessuali femminili per avendo corpi maschili. Sono una varietà il cui amore uraniano è congenito".
Oppure: "Oggi, la "classe uraniana dev'essere abbastanza forte da richiedere eguali diritti".
E ancora: "D'altronde, forse non è difficile per la scienza, dopo un'accurata investigazione, arrivare  a sostenere quanto segue: la natura risveglia l'amore per gli uomini in una certa classedi questi individui"....Va detto, comunque, che già nel l'84 e nell'85 ero andato all'Aquila, alla ricerca della tomba di Ulrichs... Ma tutti e due i viaggi erano risultati infruttuosi...Il 10 luglio del 1988 (quattro giorni prima dell'anniversario della sua morte) ci riprovai, accompagnato da un giovane professore di educazione fisica del capoluogo abruzzese e con l'aiuto del libro di Kennedy. Andai deciso a chiedere consiglio al guardiano del cimitero, il frate cappuccino Nello Grego. E  questa volta la "caccia al tesoro" si dimostrò fruttuosa. In possesso dei dati più importanti, il cognome e la data di morte di Ulrichs, il frate cercò il Libro dei morti dell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo e me lo consegnò. Io cercai febbrilmente la data del 14 luglio 1895: niente! Ma una riga più sotto, al 15 luglio, la rivelazione: quel giorno, con il numero 5095, "Carlo Arrigo Ulrichs", era stato sepolto in una "fossa comune" era stata cancellata e qualcuno, con un'altra grafia, più gentile e leggera, l'aveva sostituita con "tumulazione", aggiungendo "Vicino Cappella Persichetti"....Ma dentro la Cappella c'erano solo i Persichetti e i loro parenti. Attorno, da nessuna parte si vedeva la tomba di Ulrichs. Ero quasi disperato quando, a un certo punto, mi venne l'idea di controllare cosa fosse quel pavimento di marmo semicoperto da erbacce secche, bruciate dal sole di un'estate particolarmente asciutta...Sopra, c'era una scritta oramai consumata dal tempo...Con un po' di difficoltà riuscì a leggere le prime parole più importanti:



CAROLUS HENRICUS ULRICHS




L'avevo trovata!
Abbandonata a se stessa, nascosta, quasi si vergognasse di farsi vedere da tutti, spezzata in più punti, la tomba di Ulrichs stava ancora lì. Avevo le lacrime agli occhi  e non potei fare a meno di dire poche parole: "Eccomi! Hai visto che ce l'ho fatta? T'ho trovato, finalmente!". Mi sentivo un vincitore...Tornato a Roma, scrissi subito un articolo per rendere pubblica quella che consideravo una notizia straordinaria ( nda. Cronache  Lucane 25 settembre 1985)...Da allora presi l'abitudine di tornare più spesso al cimitero dell'Aquila e, soprattutto, ogni 28 agosto per festeggiare insieme a Ulrichs il suo compleanno. Dapprima, andai da solo, poi Anselmo Cadelli  cominciò ad accompagnarmi. In un secondo tempo si unì a noi Antonio Di Giacomo ( Circolo Michelagniolo  nda) e via via, ogni anno c'era sempre qualcun'altro nuovo. Nel 1990 pubblicai un libro importante, Stonewall, nel quale(finalmente!) parlavo molto di Ulrichs, inserendolo nel suo contesto storico e restituendogli l'importanza che aveva avuto agli inizi del nostro movimento...Da allora l'interesse attorno al nostro eroe è andato crescendo sempre di più, stimolato anche dalle numerose iniziative che andavo prendendo ad ogni ricorrenza. Nell'agosto 1998 pubblicai e distribui gratuitamente la prima edizione di In Memoriam di Karl Henrich Ulrichs, il memoriale scritto dal marchese Niccolò Persichetti nel 1896 al dichiarato scopo di raccogliere dei fondi per poter costruire un monumento funebre allo studioso tedesco...
MASSIMO CONSOLI  ( tratto dalla prefazione di Massimo Consoli al libro ULRICHS di Hubert Kennedy - Massari editore 2005)

sabato 30 giugno 2012

NEL 1983 BABILONIA MINIMIZZO' L'ARRIVO DELL'AIDS



Diffondo un articolo senza firma, apparso sul mensile gay Babilonia nel numero 8 del 1983 ( che da sempre si è vantato di essere il trade union fra il movimento gay e il resto della popolazione omosessuale non politicizzata), che dimostra, a differenza di quello che scrivono alcuni frociologi di professione, come l'arrivo dell'aids sia stato preso sottogamba non soltanto dalle nostre Istituzioni ma anche dai vertici e dall'intellighentia del "nostro" movimento. Da lì a poco, qualche cane sciolto e quattro reduci dissidenti di quel movimento omosessuale scioltosi soltanto qualche anno prima, troveranno proprio nell'aids una ragione per ricomporsi, per dare un senso e una svolta al loro operare.  Infatti l'aids non è stato soltanto quella terribile malattia che ha mietuto decine di migliaia di morti nel nostro Paese ( 40.000 decessi al 2010). L'aids è stato il passepartout, per un gruppo di gay associatisi fra di loro e autoproclamatisi rappresentanti di tutti gli omosessuali italiani, per entrare nelle stanze del Palazzo ed ottenere finalmente quel riconoscimento politico e sociale mai avuto prima. "Siamo stati contattati dall'Istituto Superiore di Sanità e ci hanno proposto di effettuare uno screening anonimo sulla popolazione omosessuale. E' vero, gli faremo da cavia, ma in cambio arriveranno i soldi e le sedi che ci servono e che andiamo a cercare da tanto tempo". Questo mi disse intorno alla metà degli anni 80 un noto attivista romano di quegli anni. E così fu. Arrivarono le tanto sospirate sedi  magari attraverso finte occupazioni e poi concesse ad affitti irrrisori, un profluvio di finanziamenti pubblici, le candidature politiche, gli spazi televisivi e sui giornali etc etc. Ma con l'arrivo del Dio denaro arriveranno anche le lotte fratricide fra le varie associazioni. Lotte per la spartizione dei soldi e del potere a cui non potè mancare una condanna penale  nei confronti di uno dei nostri politici gay. Condanna  inflitta dai tribunali dello stato italiano  e non chiaramente dal Consiglio degli Anziani della nostra comunità gay, visto che quest'ultima, pur essendo nella bocca  di tutti, NON ESISTE. (continua)


"Nel panorama complessivamente desolante della stampa italiana riguardo all'Aids, si distinguono, per competenza e capacità di analisi non superficiale nell'affrontare l'argomento, due articoli. Il primo pubblicato il 24 luglio scorso sull'Espresso a firma di Gad Lerner, dà la voce direttamente al mondo gay di cui riporta le opinioni e le giuste rimostranze contro la definizione di "cancro" o "peste" gay: variamente intrecciati nel testo, vengono così registrati gli interventi dei nostri Ivan Teobaldelli, Mario Anelli e Felix Cossolo, nonchè quelli di Bruno Di Donato del circolo Mario Mieli di Roma e di Gianni Rossi, Paolo Hutter  e Alessandro Musolini dell'Altro Martedì, rubrica gay di Radio Popolare di Milano. Il secondo articolo, un vero gioiello per acume e argomentazioni è quello uscito sulla Repubblica del  28-29 agosto. La domanda che l'autore del "pezzo" Romano Giachetti, corrispondente da New York del quotidiano si pone è se l'Aids, negli Stati Uniti, sia una vera epidemia o un pretesto per attaccare la libertà sessuale che da quel vasto paese si è propagata nel resto del mondo occidentale. La tesi che ha fatto di nuovo estrarre di nuovo le unghie alle forze della conservazione puritana contro il gay-style, secondo la quale la promiscuità e la frequenza dei rapporti sessuali sarebbero le principali cause della mortale infezione, viene da Giachetti accuratamente demolita. Val la pena di trascrivere una parte di questo articolo illuminato per capirne la forza persuasiva: "...ciò che si teme (negli  Usa ) non è l'Aids, è un altro  morbo. Infatti non si fa caso alla gonorrea, i cui casi si moltiplicano al ritmo di un milione l'anno, né alla sifilide, che negli ultimi dodici mesi ha mietuto circa centomila vittime, spesso con risultati atroci. I duemila casi di Aids sono sì, una "novità",..ma non sono davvero un'epidemia".

mercoledì 6 giugno 2012

AIDS? CHI SE NE FREGA

ripubblico un articolo riguardante un tema di scottante attualità

dall' Espresso   n.19  del 16 maggio  1993

L'amore senza preservativo. E' l'ultima pazzia dei giovani americani. Una sfida al virus. Lo fanno gay ed etero. In locali pubblici e privati. Spesso col primo partner che capita



di Sandra Cecchi da New York


Costa quanto una pizza e un cinema. Ovvero 25 dollari. Sì, con poco più di 35 mila lire a New York si può fare sesso: singolo o di gruppo, e senza alcuna precauzione. Sfidare l'aids e infischiarsene degli appelli che da anni, come un tormentone, assillano gli americani, è l'ultima frontiera delle notti a luci rosse nella metropoli americana. I kamikaze del sesso, come sono stati ribattezzati, detestano il preservativo. Guardano con noia Liz Taylor che pubblicizza il condom sulla copertina di “Vanity Fair”. Ridono dei corsi di Safe sex, di sesso sicuro, nelle scuole. Eppure, sanno bene che nell'ultimo anno, solo a New York, i casi di aids sono aumentati del 18 per cento, che 56 milioni di americani, ossia uno su cinque, sono affetti da malattie veneree come la gonorrea e l'herpes. E che il tasso d'infezione è destinato a salire. Lo sanno, ma se ne fregano. Fare sesso, per loro, vuol dire rischiare: altrimenti non c'è piacere. Giocare alla roulette russa del sesso è l'ultima follia giovanile di quest'America di fine millennio. Al punto che in texas, a San Antonio, alcune minorenni tra i 14 e i 15 anni), pur di entrare a far parte di una delle più grosse bande giovanili della loro città, hanno accettato una “prova di iniziazione” che consisteva nell'avere rapporti sessuali con alcuni capibanda sieropositivi.

A New York gli indirizzi dei “paradisi di sesso e di morte”, i locali notturni dove si consuma di tutto, fellatio e sodomie comprese, e sotto gli occhi di tutti, si trovano su giornali come il “Village Voice”, “Screw magazine” o “H-X”, la bibbia dei gay newyorkesi.

Formalmente, questi ritrovi hanno le carte in regola: cartelli ben in vista sulle pareti ricordano ai clienti di fare sesso sicuro e “in conformità con le norme dello Stato di New York”. Ma poi, in realtà nessuno usa il preservativo. E le pratiche preferite (sesso anale e orale) sono quelle che la legge definisce “illegali” in quanto ad alto rischio di trasmissione Aids”.

Secondo il Dipartimento della salute, a New York ci sono almeno 50 sex-club, due terzi dei quali riservati ai gay, dove si pratica sesso non protetto. Senza contare le decine di cinema porno (famoso lo Show Palace, all'incrocio tra l'Ottav, Avenue e la 43esima strada) dove molti habbituè, più che la sala, frequentano le stanzette riservate ai piani superiori. E che dire delle saune! Negli anni 80 furono oggetto di una caccia alle streghe, in quanto luogo di diffusione dell'aids e, pertanto, chiuse. Ora riaprono. A Manhattan, l'East side club sulla 56esima strada e il Maiden Iane a Wall Street, sono sempre gremiti. Offrire sesso “unsafe” è diventato anche un nuovo business. Prendiamo Le Trapèze, locale per scambio di coppie sulla 27esima strada, considerato l'erede del Plato's Retreat, trittico locale degli anni Settanta per “incontri liberi”. Ebbene: nell'85, dopo la morte per aids dell'attore Rock Hudson, stava per chiudere. Oggi ha 750 soci onorari e la sua clientela aumenta al ritmo del 30 per cento all'anno. E' lo “swing club” più famoso di Manhattan, segnalato perfino dal “New York Times”. L'entrata, rigorosamente riservata alle coppie, costa 90 dollari e comprende: orgia, massaggi erotici, un buffet di pessima qualità, consumato tra un amplesso e l'altro; il bagno in una jacuzzi stile Antica Roma; e, in omaggio alle leggi, un preservativo che, appena varcata la soglia, i clienti gettano in un cestino.

Nell'ampia sala a pianterreno e nelle stanze al piano superiore, corpi nudi sono impegnati in giochi a due, tre, quattro, su materassi di gomma piuma. In posizione verticale, le stessa acrobazie sessuali si fanno nei corridoi. In media si cambiano due o tre partner a sera. Chiedere di usare un condom è ritenuto un'offesa. Dice il proprietario del locale “Gli eterosessuali ritengono di non essere così esposti all'Aids, come tutti avevano fatto loro credere. E allora non si curano di usare tante precauzioni nel fare l'amore con persone diverse”. “I pazzi ci sono sempre stati”, commenta John Hepshat dell'associazione People with aids: “Ma il loro numero sta aumentando vertiginosamente. Gli eterosessuali si credono immuni. Dicono: “Se non ho preso l'aids finora, non lo prenderò più”. Come se la malattia fosse stata sconfitta, debellata, roba da Medioevo, Intendiamoci: nessuno criminalizza questa riscoperta del sesso. Ma va fatta con le dovute precauzioni e protezioni”. All'Executive suite di Queens, altro locale riservato allo scambio delle coppie, i prezzi sono modici (25 dollari in due) e la clientela è giovane. Qui operano delle professioniste del sesso, che hanno il compito di riscaldare l'ambiente. E politica dei prezzi bassi (35 dollari) anche al Phoenix social club, locale privato a due passi da Wall Street, che ha inventato la formula della “discoteca più sesso”: il biglietto garantisce alla coppia sesso e rock2n'roll. Il preservativo? E' lasciato alla buona volontà dei clienti. Ma le mete preferite dai kamikaze del sesso sono soprattutto i party privati. In primo luogo perchè l'ambiente è più discreto. Gli indirizzi non sono alla portata di tutti: per esempio, bisogna saper leggere tra le righe degli annunci del “Village Voice”. Poi, è necessaria la prenotazione, proprio come nel migliori ristoranti. A differenza di questi ultimi, però, i party privati non sono cari: costano 60 dollari e si svolgono in orari da Cenerentola: iniziano alle 7 del pomeriggio e terminano intorno alla mezzanotte.

Di queste feste a base di eros ce ne ono per tutti i gusti. E' sufficiente chiamare il numero prescelto, e la segreteria telefonica informa dettagliatamente sulle “specialità della casa”: mercoledì, scambio di coppie, giovedi serata dedicata ai feticisti, venerdi solo gay; sabato, riservato ai sado maso; domenica, amore di gruppo. La formula è sempre la stessa: cibo, pornovideo e ore di anonimo “unsafe sex”, sesso non sicuro. Che questa tendenza sia in continuo aumento se ne è accorto anche il “Wall Street Journal”, analizzando i conti delle due più importanti ditte americane che producono preservativi: la Carter Wallace Inc. e la Schmid Laboratories. Risultato: la vendita di condom nell'ultimo anno è diminuita del 4 per cento. A confermare questi dati è poi arrivato un sondaggio dell'autorevole “Journal of Science”: solo il 17 per cento degli intervistati ha ammesso di usare regolarmente il preservativo. Non solo. Dall'inchiesta è emerso che più di è sessualmente attivi, più si rifiuta il condom. Questo è vero, per esempio, per gli omosessuali nonostante che i gay, in America, rappresentano una delle categorie più colpite dall'Aids. Ma a vedere quel che accade nelle stanze riservate di certe discoteche, non si direbbe che la paura del terribile contagio li attanagli. Prendiamo una sera al Limelight, la famosa discoteca di Chesea sulla Ventesima strada, una chiesa sconsacrata. In una stanza, mentre in un angolo, nella penombra, si sta svolgendo un'orgia di soli maschi, dove si pratica sessso orale e anale praticamente con chi capita, senza neanche guardarsi, in faccia, nel bel mezzo, una dolla chiusa a cerchio osserva un ragazzo piegato in avanti, le mani sulle ginocchia, che si concede a tre persone diverse. Scene come queste si ripetono ogni mercoledi di sera nelle notti di “hot sex” organizzate dal promoter più famoso nel settore, Marc Berkley. All'entrata della “blackroom” c'è un cartello che ordina: “Safe sex only”; qualcun, con un pennarello ha aggiunto una “u” e una “n”, ossia, “unsafe only”.

D'altra parte, sono proprio i locali dove i manager chiudono un occhio sull'uso del profilattico quelli che non conoscono cali di clientela. Il club Usa di Times Square deve la sua fortuna anche alle notti della domenica, quando la discoteca viene invasa dai gay e la “blackroom” si riempe come un uovo. E non è certo un caso che la festa newyorkese più riuscita sia il Black party che si svolge ogni anno e marzo, nella discoteca Roseland. Settemila persone, in stragrande maggioranza uomini, vestite di pelle nera stile sado-maso, per tutta la notte ballano e fanno sesso “ senza rete” nei corridoi, nei bagni, perfino in pista. Come se non bastasse, giovani muscolosi si esibiscono in “fist fucking”, vale a dire penetrazioni con la mano chiusa a pugno. Certo, i gestori di questi locali sono nel mirino dell'america puritana. Ma loro si difendono: “ Che cosa dovremmo fare, inseguire tutti i clienti fin dentro le toillettes e verificare che prima di fare sesso si siano messi il preservativo?”. Già, che fare? La città di New York ha avuto un'idea: mandiamo la polizia. Agenti speciali che controllino, manganello alla mano, che venga regolarmente usato il preservativo. E la proposta ora viene raccontata come se fosse una barzelletta.


sabato 2 giugno 2012

L'OMOSESSUALE PUO' ESSERE UN VERO RIVOLUZIONARIO?

Il 5 aprile 1936 nasce a Parigi Pierre Hahn, scrittore e rivoluzionario, fondatore del FHAR, che parteciperà alla stesura del Manifesto Gay italiano con il testo "L'Omosessuale può essere un vero rivoluzionario?" Morirà suicida nel febbraio del 1981.


di Pierre Hahn



Maggio 1968: gli studenti occupano l'Università di Parigi e vi si da' appuntamento anche la popolazione. Ognuno può esprimere in pubblico. Si confida a tutti ciò che, generalmente, non si dice che a pochi amici. I muri della vecchia Sorbona questo edificio scuro come un convento di carmelitani, si coprono di disegni e di slogans rivoluzionari e poetici. In un corridoio situato al mezzanino (dal lato della rue Saint Jacques, un manifesto attira l'attenzione di tutti. E' il testo di un appello del Comité Pédérastique Révolutionnaire. I visitatori si precipitano, col taccuino in una mano ed una penna dall'altra e, fenomeno unico (almeno a mia conoscenza) ridendo fino alle lacrime, ricopiano il testo nella sua integralità.

Dopo qualche giorno, questo manifesto scomparve, molto probabilmente strappato da uno studente puritano, di una Sinistra che non aveva ben capito a quell'epoca né il senso né la portata delle barricate nel quartiere latino. Tuttavia, l'omosessualità aveva fatto il suo ingresso nella Nouvelle Gauche Révolutionnaire, sotto il sole di maggio. E non è tutto. Un po' più tardi, alla facoltà di gensior, venne creato il Comitato Neus Semmes en Marche. In un appello “Agli uomini e alle donne di questo giorno”, testo policopia comprendente una ventina di proposte sulla “rivoluzione sessuale”, il Comitato suggerì alla maggioranza sessuale di legare le sue sorti a quelle dei minoritari, chiamati “dannati della terra”. La parola “omosessuale” non era nominata nel testo, ma tutti sapevano bene cosa si dovesse intendere per “minoranza sessuale”. Dopo il maggio '68 in Francia si sono verificati molto avvenimenti. La borghesia, sempre più indirizzata verso il fascismo, non smette di violare le sue proprie leggi, una dopo l'altra (arresti abusivi, leggi anti-sciopero per stabilire la responsabilità collettiva, complicità con il movimento neo-nazista. “Ordre Nouveau”, etc. I suoi cani da guardia hanno ogni libertà per “ristabilire l'ordine” come lo intendono loro. Si da la caccia ai giovani, ai capelloni, ai barbuti. Si dan botte per la strada e nei locali della polizia. Ci si ricorda dei bei tempi durante la guerra in Algeria, quando si praticavano tutte le torture con l'elettricità sugli organi genitali dei presunti colpevoli (leggere il “Livre Noir de la Police Francaise”, ed. Du Seuil). Molti giovani rivoluzionari hanno cominciato con l'occuparsi dei loro problemi, ciò che è comprensibile. Dopo un po', tuttavia il problema del sesso in generale, e dell'omosessualità in particolare, ha trattenuto la loro attenzione. Il giornale “Tout” ha aperto le sue colonne agli omosessuali rivoluzionari. In breve, gli omosessuali che avevano perduto la parola dopo il maggio del 68 in Francia, l'hanno ripresa. Un “Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire” (FHAR) si è d'altronde costituito a Parigi (è, in parte, a dei militanti del FHAR che si devono gli articoli pubblicati su “Tout”).

Gli omosessuali sono portati, più meno, verso la rivoluzione? Tale domanda, oggi, suscita in me un profondo stupore. Piuttosto preferirei chiedermi: perchè gli omosessuali non sono più ribelli, più rivoluzionari? Ma cos'è, un omosessuale, nella nostra società? Per rispondere a questa domanda bisogna, innanzitutto, respingere ogni definizione “truccata”: tutte le spiegazioni di tipo eterosessuale. Presso i militanti marxisti leninisti l'omosessuale era considerato, ancora non molto tempo fa, come un prodottto della degenerazione capitalista. Quando gli si obiettava che questa affermazione non poggiava su nulla, se non sui loro propri pregiudizi, e quando gli si portava come esempio il caso degli Arabi, allora replicavano: prodotto del capitalismo, mancanza di donne...etc. Inutile aggiungere che tale discorso tradiva un'ignoranza crassa del più bel periodo della cultura araba (vedere le meravigliose poesie pederastiche, d'una squisita sensibilità, dell'anno Mille). La borghesia si strappava i capelli, pretendendo che la distruzione dell'odiosa famiglia monogamica, della religione (e della morale giudeo-cristiana), la decadenza dell'Occidente..tutto ciò si spiegasse a causa dello sviluppo dell'omosessualità. I medici attribuivano a questo anche la riapparizione di Santa Sifilide. I parlamentari ne approfittarono nel 1960 per votare una leffe che comprendeva gli omosessuali nel quadro dei flagelli sociali. Gli psicologi, che non masticavano di Freud che il puzzo di giudeo-cristianesimo, parlavano dell immaturità psicosessuale di ogni omofilo. Sarebbe stato tuttavia ben malizioso colui che avesse potuto dimostrare che esistono degli adulti eterosessuali, al livello dell'evoluzione affettiva! Ma ciò permetteva ai sostenitori della repressione sessuale di mantenere le leggi votate sotto Vichy, al fine di proteggere gli adolescenti contro...se stessi! In maniera generale, tutte le scienze umane, oggi, sono messe al servizio della repressione sessuale. Vi sono senza dubbio alcune opere (soprattutto di etnologia) che ci han dato informazioni interessanti a proposito dell'omosessualità. Noi sappiamo oggi, che i ruoli sociale e sessuale dell'uomo e della donna variano quasi completamente da una civiltà all'altra. Ciò che è normale qui, oggi, passerà per completamente aberrante domani o altrove. Al limite, ciò che nelle società occidentali si definisce omosessuale, non essite in un'altra cultura: comportamento omosessuale, sì, struttura particolare della personalità, no. Quanto alla psicanalisi freudiana, almeno quella del fondatore, abbonda in contraddizioni. La ricerca che Freud condusse su di una norma sessuale in sé ( la coppia eterosessuale), al di fuori di ogni contesto socio-culturale, è sboccata in uno smacco. Come potrebbe essere altrimenti? L'eterosessualità come norma sessuale non può giustificarsi che con la procreazione e per la religione giudeo-cristiana. Se si respinge il giudeo-cristianesimo, resta la procreazione, ma la coppia eterosessuale monogamica non è percò giustificata. In realtà, nell'ambito di molte società, la sessualità non è associata in ogni sua manifestazione all'idea di procreazione. Quindi i comportamenti omosessuali possono essere incoraggiati dalla collettività com'è, d'altronde, presso gli indiani Ambikwaras, studiati da Lewis Strauss. Tuttavia, sembra che in tutte le civiltà esista un numero relativamente costante ( e poco consistente) di omosessuali ed anche di eterosessuali..esclusivi. Ma come regola, si può dire che più una società è tollerante a livello dei costumi, più i comportamenti bisessuali vi sono in maggioranza. Nelle società occidentali, al contrario, ogni uomo ed ogni donna “normali” devono comportarsi, sotto ogni aspetto, in una maniera conforme all'immagine che ci si è fatti del loro sesso. Il condizionamento degli individui comincia dall'infanzia. Prima ancora che sia in età di comprendere, il ragazzo intuisce che deve comportarsi in un certo modo, nel corso della sua vita. Molto spesso i suoi giochi saranno virili, cioè brutali, altrimenti gli adulti (genitori, insegnanti, etc) e i compagni di scuola, più tardi, lo tratterranno da femminuccia, da passerottino, e via di questo passo.

La famiglia impone i divieti sessuali. Il prete li giustifica in nome di un Cristo che, beninteso, è morto sulla croce affinché un ragazzino non si masturbi! Il medico, perfino lui, provoca deliberatamente l'angoscia della castrazione, questo cavallo di battaglia (è il caso di dirlo della psicanalisi. Ben presto il giovane capisce che, se non assume così bene come gli altri il suo ruolo di maschio, può precipitare in questo abisso (del quale ignora ancora il nome): l'omosessualità. Perfettamente condizionato, l'omosessuale che scopre i suoi gusti durante la pubertà (è verso i 13 o 14 anni, come dice Freud, che si sceglie la propria forma di sessualità), non può non provare, dapprincipio, una certa paura. Poi, se è intelligente, si ribella. In effetti, la rivolta è raramente conseguente a questa scoperta. E' piuttosto il frutto di una presa di coscienza relativamente tardiva (almeno fino a questi ultimi anni), legata essa pure ad una riflessione sul proprio destino di omosessuale, in funzione delle esperienze vissute. Nella maggioranza dei casi, d'altronde, questa rivolta resta latente; si presenta anche all'individuo come una minaccia, in confronto al suo bisogno, tanto più forte, d'essere integrato nella società, al livello del lavoro, per esempio, che ne è rigettato sul piano della vita privata. Tuttavia presso l'omosessuale “borghese”, sotto qualsiasi forma si presenti o si possa presentare, incosciente o già semi-cosciente, questa rivolta cerca sempre di manifestarsi. Infatti ogni omosessuale prova nel suo più profondo intimo, in un momento della sua vita, la sensazione che questa si mostri troppo profondamente ingiusta verso di lui. Si dice pure che tale ingiustizia è assurda. Ma ben presto scarta dal suo spirito tali pensieri: nessuno capirebbe. Insomma, il maschio omosessuale è, per definizione, un ribelle che vuole, poiché vi è costretto, ignorare o reprimere la sua legittima tendenza alla rivolta. Si può parlare, in questo caso, di “rivolta prigioniera”. Società, famiglia, scuola, religione, scienze umane, biologia, e la sua propria esistenza...tutto lo costringe a negare se stesso. Si immagini un po': durante l'infanzia più remota ha ricevuto dei messaggi inconsci da parte dei suoi genitori sull'esistenza di una norma sessuale universale, e se il ragazzo cerca di trasgredirla, se rifuta di conformarsi a ciò che ci si attende da lui, è perchè porta in sé un mostro, un pazzo, uno squilibrato. Beninteso, nessun razzista è capace di giustificare con ragionamenti validi il suo odio del “Nero” o dell”Arabo”; altrettanto i genitori, non vogliono precisare ciò che intendono per normale o anormale. Tutto avviene in una specie di oscurità: è al livello dell'inconscio che si trasmette, di generazione in generazione, il sistema dei divieti socio-culturali, soprattutto quelli riguardanti l'omosessualità.

Quando il fanciullo è diventato adolescente, poi adulto, trasporta con sé in ogni tempo e luogo questa condanna secolare dell'omosessualità e di tutto icò che la civiltà occidentale collega a questo fenomeno (attributi vestiari, comportamento, intonazioni, gesti un po' manierati, squilibrio professionale, etc). E' a questo proposito che si può stabilire una distinzione tra comportamento e struttura omosessuale. Per me le relazioni omosessuali possono essere determinate, o no, da un'attrazione preferenziale verso una persona dello stesso sesso, senza che ci sia una struttura particolare della personalità.

Degli esempi? Gli antichi Greci, certe tribù indiane d'America, gli Arabi deli anni intorno al Mille...Nelle società occidentali, per contro (più particolarmente dalla fine del XVIII^ secolo, e cioè dall'avvento della borghesia, l'omosessualità si è a poco a poco costituita come un tipo di struttura specifica della personalità: soprattutto gli uomini (e, in misura inferiore, le donne) sono stati costretti dalla società e dalla cultura borghese a conformarsi, nei loro gusti, nel loro abbigliamento, nel loro comportamento sociale, etc..all'immagine che ci si faceva degli omosessuali. Poiché l'omosessualità non è naturale, bisogna obbligare coloro che adottano questo comportamento sessuale a dimostrare che sono degli anormali, sennò, dove si andrebbe a finire? Tal'è, grossolanamente riassunto, il ragionamento della borghesia di fronte a questa minoranza erotica. Sarebbe troppo lungo e fastidioso analizzare in dettaglio come questa personalità omosessuale è stata creata poco a poco dagli psichiatri, dai poliziotti e da altri simili “specialisti”. Ciò che bisogna sottolineare è che, da una parte la struttura omosessuale (secondo la psicanalisi essa insorge nella primissima infanzia in funzione dei rapporti del fanciullo con i suoi genitori ha un'origine storica e culturale (dunque collettiva e non individuale), e che, d'altra parte, è imposta all'individuo perfino prima che si scopra omosessuale. Risultato: interiorizzerà in una sola volta i divieti contro questa forma di amore e accetterà di modellare la sua personalità sullo stereotipo riservato all'omosessuale dalla civiltà occidentale. Tuttavia, in confronto alla società euro-americana, il comportamento omosessuale può essere tollerato se il soggetto, nella sua infanzia, si è mostrato inadatto a giocare il ruolo sessuale che ci si aspetta dal suo sesso.

Ma cerchiamo di intenderci: genitori o altri rappresentanti di questa società, inconsciamente facilitano l'orientamento omosessuale di un ragazzo nella misura in cui questo vive la sua omosessualità nella vergogna, nel senso di colpa o con la sensazione di commettere un delitto (accettato o no). Per contro, se l'omosesualità gli appare come una variazione naturale ( e che lo arricchisce) del comportamento affettivo ed erotico, in questo caso sarà represso con forza dalla legge e dall'opinione “pubblica”. Per convincersene è sufficiente ascoltare le persone “evolute” intorno a noi parlare di un omosessuale. Se costui è infelice d'altronde del suo stato, la società borghese si volgerà verso di lui con la compassione delle Suore di Carità. Se commette dei delitti di diritto comune, si tira un sospiro di sollievo: “tutti i pederasti sono dei criminali”. Se cerca di integrarsi in questa società e se è produttivo: “Peccato che sia frocio! Un giovanotto così abile nel suo lavoro”. Ma se non accetta il ruolo che gli si vuole attribuire, e non solo osa essere felice, ma perfino se mette in dubbio la vita così spesso grottesca e ripugnante dei pretesi “normali”..allora, in questo caso, nessuna tolleranza: è un cane. Bisogna abbatterlo! E chiamiamo Pétain, De Gaulle e Mirguet alla riscossa. Flagello sociale! Ecco cos'è l'omosessuale che non vuole rassegnarsi ad essere ciò che gli altri vogliono che lui sia...! Come può arrivare, un omosessuale, a ribellarsi? Mi sembra che lo studio del razzismo, in ciò che realmente consiste, può permettere di riflettere su se stessi, su ciò che si è conosciuto e vissuto, rifiutato più o meno di vedere in faccia. Che c'è di più familiare, per numerosi omosessuali, dei mali che hanno sofferto Ebrei, Negri o Arabi, a causa delle loro differenze culturali, di fronte ai Francesi e ad altri Europei? Ma non è tutto! Consideriamo per un istante il tipo di relazione tra uomini e donne, cioè,che significa per un uomo (a proposito, cos'è un maschio ?) la femminilità, e quali sono le sue reazioni se, per caso, si vede attribuire queste qualità? Un'approfondita riflessione su questo soggetto permette all'omosessuale di meglio situare ciò che rappresenta per la civiltà occidentale:vittima di un doppio razzismo è, nello stesso tempo, e il Negro e la Donna. Dunque, più che disprezzabile agli occhi della società “normale”. E' a partire da questa analogia tra omosessualità, femminilità e condizione dei popoli oppressi del Terzo Mondo che gli è possibile ribellarsi contro la sua sorte e, con un sol colpo, di scoprire i suoi alleati “oggettivi”. Come diventare rivoluzionario, a partire dalla propria omosessualità? Qui s'impone una precisazione: si può essere omosessuale e partecipare all'ordine stabilito. Si può anche essere omosessuale e operaio. E' sicuro che i vantaggi dei quali beneficerebbero gli omosex, a dire dei “normali”, grazie all'appoggio di quelli tra di loro che son piazzati in alto nella scala sociale, in realtà sono riservati ad un numero ben ristretto di persone. Se vi è motivo di parlare di massoneria omosessuale è solo per quel che riguarda la borghesia. Tuttavia, è anche vero che ci sono delle eccezioni a questa regola: un banchiere si paga bene, all'occasione, un figlio d'operai! Se la società sembra mostrarsi tollerante verso gli omosessuali, sempre secondo i “normali”, bisogna attribuire questa tolleranza al rango sociale che occupa una ristretta minoranza nel suo ambito. Da una statistica del Ministero della Giustizia Francese, su 331 persone condannate per oltraggio al pudore ( o corruzione di minore) nel 1964, 136 appartenevano alla classe operaia: 55 erano operai qualificati, 29 specializzati, 48 manovali, 11 minatori e un capomastro. Questa casistica ha il merito di mostrare bene che il numero dei delinquenti diminuisce in funzione della posizione sociale. Asssenza rivelatrice: non un solo dirigente è passato davanti ai tribunali.

GIUSTIZIA BORGHESE, GIUSTIZIA DI CLASSE: qui come dappertutto. In realtà, la repressione diretta e ipocrita si abbatte su tutti gli aspetti della società. Più duramente è sull'omosessuale proletario che sull'alto funzionario. Ma il sistema di condizionamento è tale che in un settore della borghesia si preferisce al libero esercizio della propria sessualità una certa repressione che si chiama controllo di sé e dei propri desideri, a beneficio del lavoro. Spesso ho sentito con stizza degli omosex borghesi fare l'elogio della propria professione e rimproverare gli altri di non imitarli. I loro discorsi riflettono direttamente la più retrograda ideologia borghese: “non bisogna cercare il proprio piacere che quando si ha del tempo libero”. Risultato: questi omosessuali si fanno campioni della repressione poliziesca più vergognosa (non esagero) per il bene di tutti. Preconizzano il culto dell'amico: ciò permette all'omosex di pensare meno al sesso, dunque di lavorare meglio, d'evitare le persecuzioni poliziesche, etc. Detto in altre parole, giocano il ruolo che la società attende da loro: forzare l'omosex a integrarsi nel mondo borghese e capitalista, e per far ciò, rinunciare a tutto o a una parte di se stesso. E' l'autocastrazone alla spicciolata...E chi è la vittima? L'omosex borghese. Infatti, il suo modo di vivere è fondato su di una profonda insoddisfazione: non osa correre dietro ai ragazzi per non perdere il suo ruolo sociale. Condanna gli omosex che moltiplicano le avventure, poiché ciò rischia di portarci indirettamente pregiudizio. Ancora: l'omosex borghese è la prima vittima della sua classe sociale. Arriva alla fine della propria esistenza? Se è abbastanza lucido potrà constatare che non ha realmente vissuto, che ha fatto di tutto per avvelenare i propri piaceri e quelli degli altri. Se tutti gli omosessuali lo imitassero, la società francese ( per non menzionare che questa) potrebbe rinunciare alla repressione poliziesca e giudiziaria degli omosessuali. Infatti, questi reprimerebbero spontaneamente se stessi, dunque nessun problema. E' qui che la sorte dell'omosessuale si lega strettamente a quella del proletariato. Per la società capitalista l'essenziale è lo sviluppo della produzione (e dei benefici per il padronato). Per mantenere questo sviluppo è necessario innanzitutto un certo numero di disoccupati sul mercato del lavoro (così i salari non aumentano troppo rapidamente). A questo fine l'omosessuale è molto più represso nel popolo che nella borghesia. Gli operai devono sposarsi, avere molti figli. Ma se un adulto rinuncia più o meno alla sua vita erotica e affettiva, avrà tendenza a consacrarsi di più alle sue occupazioni professionali. Di conseguenza, ciò che la società capitalista perde da un lato lo guadagna dall'altro: nella sua professione, l'omosessuale lavorerà più e meglio (e meno caro) che l'etero, poichè la sua vita privata è ridotta a quasi niente. Diventa, al limite, una macchina a funzionamento interrotto. Si vedono quali sono i rapporti tra la repressione degli omosessuali e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Gli omosessuali prendono coscienza di ciò, essi stessi, poco a poco scoprono il vero senso di riflessioni come questa: gli omosessuali hanno bisogno di maggior libertà sessuale che noi; ora, poiché non gliela si può dare (pensate, dunque: dove andrebbe a finire il capitalismo?) bisogna farli curare. O ancora, variante omosex borghese: fatevi un amico, uscirete di meno, lavorate molto di più. Disgraziatamente (per la società) gli omosessuali hanno capito: frenare i propri desideri, lavorare di più, è perpetuare il capitalismo, impedire che la borghesia riceva il salario di più di cent'anni di dittatura confessata o ipocrita sul proletariato, è partecipare a questo abbietto sfruttamento dell'uomo sull'uomo. E farsi complice del Maestro, del quale la funzione è negare la nostra originalità. Oggi, in quasi tutti i paesi “civili” d'Europa o d'America, migliaia di omosessuali si ribellano, si organizzano, brandiscono la bandiera della rivolta contro la morale borghese, contro il sistema socio- economico e politico del “libero occidente”. Che vogliono? L'annientamento di questo mondo. Nulla di meno. Si calmeranno? Credete? Quando degli schiavi millenari si ribellano contro i loro maestri, questi qui rischiano bene di lasciare il loro capitale e la loro preziosa pelle. Gli omosex sono decisi ad andare fino alla fine della loro impresa. Che rivenga il sole di Maggio: che incendi tutti i porcili della borghesia. Che il denaro bruci insieme ai pregiudizi sessuali. E si muova dietro questa torcia infiammata di dollari, di sterline, di franchi, attraverso gli applausi dei popoli del Vietnam, della Palestina, delle meravigliose Pantere Nere, degli Algerini. Che queste intenzioni facciano ridere i banchieri e i presidenti di rimbecillite repubbliche: non importa. Noi saremo sempre di quelli che daranno una mano ai loro nemici?

mercoledì 30 maggio 2012

SALVATORE ADELFIO: L'APERTURA DEI CLUB NON HA FATTO ALTRO CHE RINCHIUDERE GLI OMOSESSUALI IN UN GHETTO PIU' NUOVO E PIU' BELLO TUTTO PERNOI

Una lettera interessantissima che Salvatore Adelfio invia alla redazione del Fuori  e pubblicata nel  novembre '72 , conferma l'esistenza del Manifesto per la Rivoluzione Morale che Consoli pubblicò, un anno prima, durante il suo "esilio" ad Amsterdam.  Che dire poi sulle sue profetiche considerazioni riguardanti  il ruolo dei locali gay?




Cari compagni,
Essere Omosessuale. Non me ne vanto (mi sembra ridicolo il farlo), ma certo non me ne vergogno (sarebbe più ridicolo). E' facile oggi per me, ma ieri , ieri quando arrossivo al solo sentire nominare la nefasta parola “arruso”; o, ancora, ieri, quando per vergogna camminavo a testa bassa, o quando prima di entrare a battere in un cinema guardavo i cartelloni per vedere se il film mi interessasse (o comunque fosse conforme ai miei interessi culturali), per poter sempre aver un alibi per la famiglia. Quanto tempo (minuti, giorni, mesi!!) ho dovuto bruciare per arrivare, infine a questa conclusione?

“Ma in fondo che importanza ha portarne gli altri a conoscenza?

Che ne ricavi? Nulla! Sai quanti omosessuali sono vissuti senza che i loro genitori sapessero nulla sulla loro preferenza sessuale? “Questo è il discorso che molto spesso ascoltavo fino alla fine senza aprir bocca per poi...”Dimmi che senso ha per un eterosessuale comunicarmi che lui lo è? Perchè è normale che lui mi rompa le scatole comunicandomi tutte le scopate che la sua donna ha subito, mentre non sta bene che io dica semplicemente che sono omosessuale”. Che senso ha il vivere la vita come se si fosse il peggior dei vermi esistenti sulla terra? Fortunatamente sono stato abbastanza intelligente da non lasciarmi incastrare dai loro discorsi. Così facendo sono fuori dalla schiera dei “normali” (di cui francamente so molto poco).

Dal poco che so, ho capito che esistono parecchi oltre al tipo fisso (moglie-televisione-bambini-macchina); ci sono quelli che hanno ricevuto la benedizione dallo psicanalista (sacerdote distributore di Normalità).

Lessi qualcosa del capostipite di questa nuova religione che affermava...che l'omosessualità non può essere classificata come una malattia...” ma un certo arresto dello sviluppo sessuale”(capito fratelli??) non nego che quando lessi ciò ci credetti. Continuando a leggere però, arrivai alla conclusione che lui parlava dell'omosessualità attraverso quello che aveva conosciuto di essa (cioè attraverso quelli che avevano richiesto il suo aiuto). La sua affermazione perciò doveva indirizzarla non all'omosessualità in generale ma a quei tipi che avevano richiesto la sua cura. Partendo da questa base arrivai a comprendere la mia omosessualità con metodi molto soddisfacenti...Dopo essere riuscito nell'opera di riappacificazione di ciò che la società aveva messo in lotta dentro me stesso. Convinto che la nostra liberazione deve cominciare dalle nostre azioni e che la nostra personalità deve esplodere nella sua completezza senza che ad essa vengano messi dei limiti, mi lasciai dentro tutto ciòche in qualsiasi modo andava contro la mia libertà: parenti amici ecc ecc. Mi impegnai così nella lotta politica ma anche in questo piano più che degli incontri ho avuto scontri. Cominciò un “compagno” che dopo aver letto Marx e Stalin, mi dichiarò che io ero il ritratto del borghese medio, perchè rifiutavo la mamma-partito: un altro “compagno” questa volta anarchico, non molto anarchicamente, mi disse di non divulgare le mie preferenze sessuali, perchè anche se anche lui è pronto a battersi per la libertà degli omosessuali..” non credo – così mi disse - che l'omosessualità possa essere una bandiera da sventolare in pubblico per degli anarchici”. Questo “compagno” mi fece capire l'ignoranza dei nostri “compagni “su quanto riguarda il sesso in generale e l'omosessualità in particolare. Dovendo partire per le sevizie della leva, decisi che per essere coerente con le mie idee dovevo rinunciare a servire lo stato: così feci. Scrissi la mia obiezione al servizio militare, che fu inserita nel Manifesto per la Rivoluzione Morale (una pubblicazione uscita ad Amstedam l'anno scorso).  ( di Massimo Consoli nda) .Inviai anche copia del testo a vari giornali italiani ma oltre a Fuori e all'Espresso nessuno pubblicò quel testo,  ma c'era da aspettarselo perchè non si tiene conto delle azioni che possono scuotere i propri elettori ( e questo vale sia per i giornali borghesi che per quelli dei “compagni); ( dove mi consigliava di servire l'esercito “anche” se omosessuale); con i loro commenti hanno dimostrato di non aver capito nulla, noi non si lotta perchè gli altri ci accettino e magari ci permettano di servire lo stato perchè così fanno i “normali”.

La nostra lotta non deve avere come meta il poter scimmiottare gli eterosessuali (matrimonio, club ecc). Dobbiamo evitare l'errore che ha fatto il COC in Olanda; con l'apertura dei club non ha fatto altro che rinchiudere gli omosessuali in un ghetto più nuovo e più bello tutto per noi. Il club che avevano creduto potesse diventare il simbolo della liberazione, è diventato il ghetto-club simbolo della castrazione. Ciò deve essere evitato da noi cercando di impegnarci politicamente il più possibile: la nostra meta deve essere l'abolizione di tutti i Tabù sessuali e la liberazione sessuale completa. Dobbiamo reinventare la società per riacquistare la nostra perduta dignità di uomini liberi. Tutto il potere al popolo!

SALVATORE ADELFIO – AMSTERDAM

(nella foto Massimo Consoli con Salvatore Adelfio ad Amsterdam)















venerdì 25 maggio 2012

RICORDO DI GOFFREDO LIPPI



Voglio ricordare l'amico Goffredo Lippi cofondatore di Nuova Proposta scomparso prematuramente nel 1997  a soli quarant'anni, riproponendo un suo articolo apparso su "Rome Gay News  il  23 giugno 1993.



SPIRITO E PERSONA

QUASI UNA PRESENTAZIONE

di Goffredo Lippi




                        Goffredo Lippi al  Circolo Michelagniolo

Ho il compito di scrivere articoli di argomento religioso per questa rivista, letta in prevalenza da persone gay. Mi è stato affidato questo incarico nell'ambito della redazione, perchè provengo da un'associazione di cristiani omosessuali. Rimarrà deluso chi si aspettasse che cominci a scrivere delle cose che non vanno nella Chiesa Cattolica, nel Papa e di tutti i luoghi comuni che si dicono sui preti e sulle istituzioni ecclesiastiche. Se così facessi, sono convinto che non renderei un buon servizio a coloro che avranno la pazienza di leggermi. Cercherò di essere meno scontato possibile, ma possibilmente più vero, più aderente all'esigenza di religiosità che cerca spazio di cittadinanza nell'animo delle persone. No, non scriverò una rubrica di scandaletti, ma cercherò le parole per rendere accessibile e interpretabile quello spazio del nostro animo che è sempre alla ricerca di un linguaggio diverso, che dia intellegibilità a sentimenti e aspirazioni che, se pur sopiti e nascosti, fanno parte di noi stessi. Perciò una rubrica non necessariamente per “credenti”, ma per chi è in cerca di motivazioni più profonde al proprio essere e al proprio esistere, ché diventino ragioni sulle quali costruire la propria condotta di vita. Il cercare di rispondere a queste domande, ci farà entrare in una dimensione di ricerca spirituale, cioè dei valori che stanno alla base della condizione di viventi. Ora, immagino i commenti di chi coraggiosamente, è arrivato a leggere sin qui: parlare di spiritualità dalle pagine di una rivista gay? Iniziativa originale. Eppure posso assicurarvi che non è affatto difficile scoprie nel cuore delle persone, e tanto più in quello di persone gay, il bisogno di approfondire certi argomenti. Da quando vivo nel mondo gay, ho ascoltato tante storie di persone, giovani e adulti, che chiedevano sostegno al loro bisogno di leggere la propria esistenza non finalizzata necessariamente al consumo di sesso e di se stessi nei luoghi dove la cultura che stiamo cercando di cambiare, ci aveva relegato. La persona omosessuale è prima di tutto persona, con tutti gli attributi propri che tale definizione comporta. Essere persona, riconoscere una essenza oltre che una esistenza, una dignità che per i credenti diventa simiglianza con Dio! Ammettere come trascendente l'essenza della natura umana, significa attribuire alla persona un valore così particolare, da influire sui comportamenti sociali a tutti i livelli. Già le conquiste del pensiero illuminista erano giunte a conseguenze analoghe riguardo al valore dell'esistenza. Ma quello che sto cercando di esprimere, sono le conseguenze derivate dal pensare una essenza che dia ragione all'esistenza. La preminenza dell'essere sull'esistere, rivaluta in modo assoluto il valore e la dignità della persona in quanto essere-vivente rendendo i bisogni legati allo spirito degni di attenzione e di risposte oggettive, concrete, politiche. La coscienza di ciò, deve portarci a riflettere sulla nostra personale condizione di vita. Come tratto la mia persona? Come costruisco la mia dignità di persona gay? Domande queste, che possono trovare diverse risposte con valenze spirituali e di vita estremamente concrete. Ma ancora vorrei tornare a sottolineare l'importanza del concetto di persona, delineato e caratterizzato da quanto già scritto. Per lo scopo che stiamo perseguendo, la promozione di una condizione di vita, quella omosessuale, l'aver dato certe premesse, connota la condizione della persona-gay in modo chiaro, accettabile e umano, degno di rispetto. Perciò mai più emarginazione, mai più negazione di se stessi, mai più buio nella nostra vita, ma chiarezza, diritto alla dignità, luce!


giovedì 24 maggio 2012

RAPPORTO SULLA PUBBLICISTICA OMOSESSUALE IN ITALIA FINO AL NOVEMBRE DEL 1971




 Dall' OMPO N.166  del novembre 1993  ( I^ parte)
seguiranno gli altri interventi di Pierre Hahn, Padre Jan Van Kilsdonk e di tutti quelli che parteciparono alla stesura del MANIFESTO PER LA RIVOLUZIONE MORALE di Massimo Consoli

"il linguaggio è antico eppure questo è il documento che ha dato inizio al movimento gay nel nostro paese. Venne pubblicato quasi clandestinamente all'estero, in Olanda, visto che in Italia non era possibile "nominare" certe cose. Oggi per la prima volta, lo proponiamo ai nostri lettori"


compilato per conto dell'Organizzazione Olandese degli Omofili COC (Nederlandse Vereniging Van Homofielen)




Al grado di emancipazione morale cui è giunta la nostra società occidentale e consumistica, non costituisce più notizia straordinaria o insolita la creazione di nuove associazioni omofile o la nascita di giornali omosessuali non solo a livello esclusivamente scientifico o culturale in senso letterario, ma anche smaccatamente pornografici o volgari. La Danimarca e la Svezia sono all'avanguardia di questa rivoluzione sessuale, che però vi ha assunto una configurazione prevalentemente pornografica, cioè, consumistica. L'Olanda ha preso una posizione un po' più intelligente, curando soprattutto l'aspetto sociale della realtà gay. La Francia sta vivendo il suo periodo più bellicoso con la nascita e le attività a ritmo incalzante del FHAR (Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire) che, sull'esempio del GLF statunitense e di analoghi gruppi europei, ha stretto un'alleanza tattica con il Movimento di Liberazione delle Donne (MLF), e si è visto offrire la collaborazione del più importante giornale della sinistra libertaria extra-parlamentare. “Tout”, il quindicinale, anarco-maoista già diretto dal filosofo Jean Paul Sartre.

Nei paesi meridionali la situazione è notevolmente diversa. In Grecia, dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967, sotto il benevolo consenso (anzi, incoraggiamento) dei colonnelli, furono organizzate cacce all'omosessuale, in seguito interrotte per motivi “turistici”. In Spagna, in seguito alla legge del 1970, gli omosessuali sono stati dichiarati pericolo sociale insieme alle seguenti categorie di persone: i vagabondi abituali, i ruffiani, le prostitute, i minori di 21 anni in stato di abbandono familiare e che siano moralmente pervertiti, i mendicanti professionali e quelli che vivono della mendicità altrui, i malati mentali che, in mancanza di cure, costituiscono un pericolo per la società, gli ubriachi inveterati e i tossicomani, i trafficanti di droga, coloro i quali in disprezzo alle regole della vita sociale, dei buoni costumi e del rispetto dovuto alle persone, si comportano in maniera insolente, brutale, a pregiudizio della comunità e dei suoi membri , degli animali o delle cose, coloro che si riuniscono in bande con intendimenti manifestamente delittuosi, coloro che abitualmente e per denaro facilitano l'ingresso o l'uscita dalla Spagna a persone non munite di regolare autorizzazione, coloro che frequentano abitualmente dei delinquenti, o i luoghi ove si riuniscono i delinquenti, o commettono in maniera continuativa dei delitti “comuni”, ivi, compresi quelli di circolazione, rivelando in tal modo una attitudine delittuosa, i recidivi di qualsiasi delitto.



In Italia la situazione è del tutto diversa e, in ogni caso, in via di continuo miglioramento. Le acque furono mosse, per la prima volta nel 1958, da Gino Olivari, un professionista milanese che pubblicò, a proprie spese, una serie di articoli che furono in seguito raccolti in volume sotto il titolo “Omosessualità”. In essi l'autore dava una sua interpretazione personale, non convenzionale, al problema omofilo, ispirandosi ad un fatto di cronaca avvenuto in una pensione di Roma verso la fine del 1950. Questa serie di articoli gli costò un processo per oltraggio al pudore dal quale, comunque, fu assolto con formula piena, mentre il Tribunale Correzionale di Milano definiva i suoi scritti “rigorosamente scientifici, non intaccanti affatto il senso del pudore”. La sua tesi, allora rivoluzionaria, ma che alla luce della scienza moderna risulta piuttosto peregrina, voleva l'omosessualità insorgere in seguito a scompensi ormonali.

Verso il 1966, a Pescara, un filosofo d'estrazione marxista, Enzo Martucci, grande ammiratore di Nietzsche e di Max Stirner, pubblicò a intervalli regolari e sotto titoli continuamente differenti, un giornale che difendeva apertamente l'omosessualità e, bisogna ammetterlo, con ostentazione di notevole cultura. Alla fine di quello stesso anno fece la sua comparsa una nuova casa editrice: “Lo scorpione”, pubblicando un libro di Edwin Fey, “Estate a Sodoma”. Nelle intenzioni dei due responsabili della collana, l'originalità dell'impresa doveva essere nella scelta degli argomenti, esclusivamente gay. L'niziativa non durò a lungo perché i due, che voci incontrollate volevano figli di un grosso personaggio di Torino, si videro tagliati i fondi dallo scandalizzato genitore.

Ma la prima pubblicazione che organizzò una vera e propria rubrica con periodicità fissa, dedicata tutta alla tematica gay, fu una nuova rivista apparsa nel 1968. Si chiamava “LSD”, ed anch'essa non ebbe vita lunga. Sequestrata continuamente, finì nel giro di poche settimane ma lasciò un precedente, un'eredità che altri non mancarono di farsi avanti a raccogliere. Ormai si era scoperto un altro filone da sfruttare giornalisticamente, e le statistiche della Germania, che (dicevano le solite voci incontrollate) con una popolazione non molto superiore a quella italiana riusciva a tirare 240.000 copie mensili di tre delle sue riviste più diffuse (“Du und Ich”, “don”, “Him”), spinsero altri editori ed altri giornali a farsi avanti.

Comunque, già da una decina d'anni Maurizio Bellotti, abbastanza noto per aver avuto a suo tempo una violenta polemica con il settimanale neofascista “Il Borghese” e proprio per fatti sessuali, redige una rubrica su un mensile francese. “Arcadie”, questo è il nome del periodico, pubblica in media due volte l'anno un notiziario intitolato “Nouvelles d'Italie”, su tutto ciò che di rilevante avviene in Italia e del quale si parla del nostro Paese. Il redattore è sempre straordinariamente informato anche se i suoi articoli, per via delle necessità di tradizione, di preparazione del numero, di stampa e distribuzione, sono pervicacemente in ritardo. La redazione è piuttosto “artigianale”, anche se tra i collaboratori vanno citati personaggi del calibro di Roger Peyrefitte, Jean Cocteau (che la tenne a battesimo), Giovanni Comisso e molti altri meno noti. In origine pubblicava anche foto e qualche disegno. Ora non più. E' rigorosamente culturale e non concede nella all'immagine. Un'altra pubblicazione che sembrava diretta verso un brillante avvenire fu “Uni”: bimestrale danese pubblicato in varie lingue. E' stata la prima rivista esclusivamente gay dedicata anche al nostro pubblico, stampata nella nostra lingua. A differenza di “Arcadie”, pubblicava abbastanza volentieri foro di nudi maschili, molto castigati. Disgraziatamente, il gruppo editoriale che la produceva, l'”IHWO” (International Homosexual World Organization”) si è scisso in due parti, una delle quali si è trasferita in Svezia, e la rivista non esce più. Anche a questa collaboravano firme autorevoli, l'on. Edward Brongersma. Deputato al Parlamento olandese, il prof. Michel Bouhy van Helzie, belga, e così via.

Sia “Arcadie” che “Uni” erano periodici che non si ripromettevano fini commerciali. Il caso è diverso per gli unici due settimanali italiani, che, fino alla scorsa estate, hanno dedicato alcune rubriche all'argomento: “Men” e “Le Ore”. “Men” è stato il primo in assoluto a raccogliere, migliorandola, l'eredità di “LSD”. Da circa tre anni pubblica regolarmente rubriche su argomenti gay. Ha cominciato con una cronaca mondana “leggera”, ed è arrivato, in talune occasioni, ad una punta di tre, quattro ed anche cinque servizi settimanali su tali argomenti (processi, cronaca nera, recensioni librarie o cinematografiche, nudi maschili..) Ultimamente , da circa un anno, ha ristretto l'interesse verso una rubrica di “Lettere ad Oscar”, rubrica di corrispondenza con i lettori curata da Giò Stajano, vero factotum del giornale per questi argomenti, piuttosto noto in Italia fin da quando interpretò una parte nel film di Federico Fellini, “La Dolce Vita”, e poi per aver pubblicato alcuni libri sulla vita intima di personalità politiche o culturali  della capitale che furono immediatamente sequestrati. Il secondo settimanale del quale ci occupiamo è “Le Ore”. Il primo numero, che uscì un anno fa (il 16 novembre del '70), avvertiva che si trattava di un giornale “aperto” ai problemi omosessuali, ed in un' intervista a “Panorama”, l'editore Balsamo (che fu, significatamente, lo stesso fondatore di Men anche se, ormai, non vi ha più nulla a che vedere), lasciò detto che buona parte dei suoi lettori erano “omosessuali maschi e femmine che trovano sul giornale un linguaggio franco”, dimostrando in tal modo l'estrema possibilità di manipolazione cui è sottoposto il linguaggio. Il livello culturale dell'ebdomadario è decisamente zero! Gli articoli sull'omosessualità sono numerosi e squallidi: una paccottiglia di pessimo gusto nella quale la confusione è l'unico elemento comune tra tanta ignoranza del tema. La rubrica di corrispondenza, imitata di sana pianta dalle “Lettere di Oscar”, è una contina esortazione a “guarire”, a “tornare sulla retta via”, a “ritrovare se stessi” e così via. Prima di concludere questo rapporto è necessario citare altre due settimanali che, pur non riservando rubriche fisse sull'omosessualità, tuttavia dedicano ad essa articoli di tanto in tanto, più intelligenti che la massa della pubblicistica italiana, o la considerano in un contesto decisamente favorevole. “ABC” è il giornale che ha iniziato e condotto la campagna pro-divorzio e che continua, rivolgendosi ad un pubblico popolare con un linguaggio semplice, a lottare per una maggiore presa di coscienza individuale. “L'Espresso” è l'organo della sinistra antiautoritaria italiana. Nato come espressione radicale, è attualmente uno dei più seguiti ed autorevoli settimanali del nostro Paese.
MASSIMO CONSOLI

(nella foto un giovane Massimo Consoli)

mercoledì 23 maggio 2012

SMETTIAMOLA DI ESSERE SOLO BUCHI DI CULO CHE VANNO IN GIRO! COMINCIAMO A CRESCERE!


 Un saggio di Larry Kramer pubblicato su Advocate e che suscitò  negli Usa un ampio dibattito. In Italia fu pubblicato da Babilonia nel 1997  e,  chissà perchè,  passò praticamente inosservato. Eppure è di un'attualità disarmante, non trovate?

La tragica verità sull'Aids è che pochissimi omosessuali hanno saputo dare risposte in modo maturo e responsabile. Non sento per le strade cortei arrabbiati che gridano “Smettiamola di essere solo buchi di culo che vanno in giro! Cominciamo a crescere”. Gli adulti veri hanno una testa, anche se a volte possono perderla. Nessun adulto responsabile giocherebbe mai alla “roulette russa del cazzo”.Possibile che la nostra intellighentia non sia capace di pensare a noi come a essere umani globali, capaci di interesse per altri argomenti, oltre che per quello che abbiamo fatto in un letto – se ci va bene – per trent'anni? Del resto, rimango sempre stupito che così tanti scrittori, quando viene loro chiesto di parlare del loro coming out, si riducano a parlare della loro 'prima volta' sessuale. E' questo che intendiamo per coscienza omosessuale? E' questo il 'diventare visibile'? E' stato davvero quello il momento in cui ci siamo resi conto di quali forze venissero esercitate su di noi, di quali fossero le nostre potenzialità creative, di quali orizzonti ci si aprissero per la vita? La prima scopata è stata l'evento che ci ha fatto maturare e ci ha posto una sfida per il nostro destino? Ne dubito. Davvero le nostre esistenze non sono più complesse ed entusiasmanti di quanto ci dicono i nostri maestri di pensiero? Guardiamo alle veste della letteratura in genere. In Anna Karenina ci viene forse descritta la protagonista mentre passa dal letto del marito a quello dell'amante, per poi ritornare a casa a scopare con Karenin? Su per la figa; giù per il culo; con la bocca sempre piena? Appare mai una volta la parola “sesso” nell'Amleto – il “testo che ci presenta il più riuscito personaggio gay nella letteratura”, secondo la definizione di Terrence McNally?

Ad esempio, noi siamo l'unica minoranza che non ha mai scritto sui nostri “oppressori”! Da Destra, Centro e Sinistra ci sparano addosso e negano – assieme al riconoscimento di quelli che sono i nostri 'diritti' – la nostra dignità di persone, e noi riteniamo liberatorio e trasgressivo descriverci mentre scivoliamo dietro un cespuglio a succhiar cazzi! Si impara ciò che si deve essere da cià che vediamo, da ciò che leggiamo: in una parola, dagli esempi che ci vengono proposti. Una cosa che i nostri maitre a penser non ci sanno insegnare è l'affetto. Non il desiderio erotico, ma il voler bene davvero a un altro essere umano gay: non la chiusura di una coppia barricata contro l'esterno, ma l'apertura al mondo del rispetto e dell'apprezzamento reciproco, che è in ultima analisi la stima e il rispetto di noi stessi. Dopo tutta la nostra storia, dopo tutti i nostri dolori, dopo tutte queste morti, non abbiamo ancora una letteratura dell'aids, non abbiamo forse neppure una letteratura gay. Non abbiamo una Cultura gay. Almeno, io non credo. Abbiamo solo il nostro sesso: ne abbiamo fatto una cultura, ne abbiamo fatto il fondamento della liberazione gay, e quel sesso ci sta uccidendo. Non facciamo altro che gridare la croce addosso al Governo per le sue risposte odiose al dramma dell'aids. Ma ancora non ho sentito una sillaba di riconoscimento dei nostri torti, né una proposta per rimediare al danno che abbiamo causato provocando tante morti, e non solo fra di noi. Non riconosciamo mai di aver sbagliato strada...Ma soltanto i bambini – e bambini petulanti – o adulti mai cresciuti non ammettono i propri errori!


Certo, non stiamo neppure cominciando a discutere della costruzione di una nuova cultura che finalmente ci permetta di progettare il nostro futuro a fronte alta e con fiducia. Finora, siamo stati tutti complici della  nostra distruzione; e anche adesso, mi sembra che stiamo continuando a giocare col fuoco. E i nostri scrittori? Di quale voluttà di morte sono preda? Di quale servilismo verso l'ideologia dell'establishment sono colpevoli per accettare una tale cultura di morte? O mirano solo a un facile smercio dei loro prodotti? Sono sicuro che la Cultura omosessuale possa proporre di più che non cazzi (e invito le lesbiche finalmente ad arrabbiarsi contro i gay per aver fatto questo). Platone, Leonardo e Michelangelo non vengono studiati per essere andati di notte fra i cespugli, come neppure Shakespeare o Kant per i loro giochetti con i genitali. Studiamo, impariamo, leggiamo ciò che nel passato hanno fatto di importante. Ciò “che ha fatto la differenza”. Siamo in questo mondo per renderlo migliore. Tentiamoci. Individuiamo vette da scalare. Questa è la Civiltà. E a scuola i nostri giovani devono studiare quello che si è fatto per la nostra Civiltà.


venerdì 18 maggio 2012

SE I GAY SONO SOLO UN MILIONE



di CHIARA SARACENO ( la Repubblica del 18 maggio 2012)


Il rapporto sulla popolazione omosessuale nella società italiana, reso noto ieri dall'Istat, mostra una realtà in movimento, fortemente differenziata e non priva di contraddizioni. Comunque più aperta della cultura politica dominante, che sembra ancora fare tanta fatica sia a riconoscere i diritti degli omosessuali, inclusi quelli ad avere una vita affettiva in cui ci sia posto anche per la sessualità, sia a riconoscere l'esistenza di gravi discriminazioni nei loro confronti. La maggioranza degli intervistati, infatti, dichiara che le persone omosessuali, e ancora più quelle transessuali, sono oggetto di discriminazioni e la stragrande maggioranza ritiene che le discriminazioni sul lavoro, o nell'accesso all'abitazione perchè si viene rifiutati come inquilini, siano ingiuste e illegittime.
Molto alta (oltre il 70%)  è anche la percentuale di coloro che non ritengono che l'omosessualità sia una malattia, una situazione di immoralità e una minaccia per la famiglia, con buona pace, non solo delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche e dei vari Giovanardi e Roccella di turno, ma anche degli altri paurosissimi politici, inclusi quelli del Pd, che evitano sempre di prendere posizioni chiare, per tema di perdere l'appoggio della Chiesa, ma anche voti. Timore infondato, sembrerebbe, dato che quasi il 63% degli intervistati è favorevole a che due conviventi omosessuali abbiano gli stessi diritti di una coppia sposata. Fin qui si disegna una popolazione in larga maggioranza favorevole a riconoscere alle persone omosessuali i diritti di tutti, anche se rimane una consistente minoranza viceversa più o meno contraria. Le cose sono tuttavia più complicate se si entra nel dettaglio e si va più a fondo. La difesa dei diritti diventa più incerta quando si tratta di avere personalmente un vicino di casa, un medico, un collega, un amico omosessuale. Ancora di più si riduce nell'ipotesi che ad essere omosessuale sia un insegnante. Anche il diritto all'affettività è temperato da una richiesta di discrezione che non viene rivolta  alle persone eterosessuali. Al punto che, se oltre il 90 % degli intervistati ritiene accettabile e normale che una coppia eterosessuale si tenga per mano e si scambi un fuggevole bacio per strada, solo poco più del 46 % lo trova un comportamento accettabile da pare di una coppia dello stesso sesso. Il riconoscimento del diritto alla affettività, inoltre, non sempre si accompagna alla accettazione della sessualità omosessuale. Infine, il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali non si estende nella stessa misura al riconoscimento della possibilità di sposarsi e ancor meno di adottare, che sono accettati solo da una, pur consistente, minoranza. Si tratta di ambivalenze e persino contraddizioni significative, che segnalano come sia ancora difficile per una persona omosessuale abitare normalmente lo spazio sociale. La consapevolezza di queste difficoltà probabilmente ha anche influenzato le risposte degli intervistati sul proprio orientamento sessuale. Solo poco più di un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale, una percentuale che, sulla base della evidenze nazionali ed internazionali probabilmente sottostima il fenomeno. Del resto, anche tra chi si è dichiarato omosessuale o bisessuale (sotto assoluta garanzia di anonimato, anche nei confronti dell'intervistatore), solo una minoranza lo ha detto ai familiari. Il timore della non accettazione segna fortemente  la vita di queste persone, costringendole a fingersi diverse da quello che sono.
Non va tuttavia sottovalutato il fatto che una quota rilevante di chi prova disagio di fronte alla omosessualità è favorevole a riconoscere diritti non solo ai singoli. ma alle coppie omosessuali. Riconoscere la legittimità di rapporti e comportamenti che non si condividono è un segno di civiltà e di democrazia. Va aggiunto che esiste una forte eterogeneità negli atteggiamenti all'interno della popolazione. C'è maggiore apertura in chi vive nel nord e soprattutto al centro. Le donne sono più aperte degli uomini, anche tra i giovani, che pure sono in generale più aperti alla accettazione dei diritti degli omosessuali, inclusa la normale manifestazione di amore e incluso il matrimonio delle persone in età matura o anziana. Un elemento in più per non lasciare che le decisioni sulla questione dei diritti degli omosessuali venga guidata dai gusti, disgusti e paure di una generazione di politici anziani e prevalentemente maschi.

mercoledì 16 maggio 2012

CHE FINE HA FATTO NOTIZIEGAY.COM?

Da qualche mese  chi prova a collegarsi con  http://notiziegaytum.tumblr.com/ trova sempre in primo piano il solito faccione sorridente di Tiziano Ferro  datato  oramai al 3 febbraio scorso. Ma nulla più. Il sito notiziegay.com, sorto alcuni anni fa, si caratterizzò  all'interno della sgangherata galassia glbt ponendosi subito con un forte spirito critico nei cronfonti dei vertici dell'associazionismo ufficiale. Proprio per questo in poco tempo  catturò l'attenzione di migliaia di lettori, fra i quali quella di chi sta scrivendo.  Ho provato ad inviare una mail alla redazione  per avere delle notizie fresche ma a tutt'oggi non ho avuto risposta. E' un vero peccato che una voce libera come notiziegay.com si sia spenta e che soprattutto si sia spenta nell'indifferenza generale di tutta la comunità gay. Comunità gay, una parolona troppo importante per trasformarsi in qualcosa di concreto. Quanto tempo dovremmo ancora aspettare per far nascere in tutta Italia  le nostre comunità glbt? Chi ha notizie  in merito è pregato di segnalarcele. Grazie!!

L'OMOFOBIA NELLE SCUOLE, ATTRAVERSO LE SCRITTE LASCIATE DAGLI ALUNNI SUI MURI DELLE AULE SCOLASTICHE











In occasione della giornata internazionale contro l'omofobia pubblico una serie di scatti fotografici ( una piccola parte)  realizzati all'interno delle aule di un istituto superiore di Roma e che sono state  rimosse dal Preside, dopo averle  però considerate  come "semplici ragazzate". Sono foto che  possiamo trovare in ogni scuola d'Italia  e sono del resto  le stesse che trovavamo sui muri delle aule  di  trenta o quaranta anni fa.  Testimoniano come a tutt'oggi siano ancora forti   i pregiudizi  nei  confronti dei "diversi" e che quasi nulla è stato fatto  per rimuoverli.  Ben venga pertanto la circolare  del Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo che invita  i presidi a partecipare attivamente alla suddetta giornata, istituita dal Parlamento Europeo nel 2007. Ma ci chiediamo:  quanti di loro lo faranno? Alle chiacchiere seguiranno i fatti?  E' il Consiglio d'Istituto  il governo della scuola e quello che in realtà manca è la volontà di affrontare seriamente la questione.