mercoledì 30 maggio 2012

SALVATORE ADELFIO: L'APERTURA DEI CLUB NON HA FATTO ALTRO CHE RINCHIUDERE GLI OMOSESSUALI IN UN GHETTO PIU' NUOVO E PIU' BELLO TUTTO PERNOI

Una lettera interessantissima che Salvatore Adelfio invia alla redazione del Fuori  e pubblicata nel  novembre '72 , conferma l'esistenza del Manifesto per la Rivoluzione Morale che Consoli pubblicò, un anno prima, durante il suo "esilio" ad Amsterdam.  Che dire poi sulle sue profetiche considerazioni riguardanti  il ruolo dei locali gay?




Cari compagni,
Essere Omosessuale. Non me ne vanto (mi sembra ridicolo il farlo), ma certo non me ne vergogno (sarebbe più ridicolo). E' facile oggi per me, ma ieri , ieri quando arrossivo al solo sentire nominare la nefasta parola “arruso”; o, ancora, ieri, quando per vergogna camminavo a testa bassa, o quando prima di entrare a battere in un cinema guardavo i cartelloni per vedere se il film mi interessasse (o comunque fosse conforme ai miei interessi culturali), per poter sempre aver un alibi per la famiglia. Quanto tempo (minuti, giorni, mesi!!) ho dovuto bruciare per arrivare, infine a questa conclusione?

“Ma in fondo che importanza ha portarne gli altri a conoscenza?

Che ne ricavi? Nulla! Sai quanti omosessuali sono vissuti senza che i loro genitori sapessero nulla sulla loro preferenza sessuale? “Questo è il discorso che molto spesso ascoltavo fino alla fine senza aprir bocca per poi...”Dimmi che senso ha per un eterosessuale comunicarmi che lui lo è? Perchè è normale che lui mi rompa le scatole comunicandomi tutte le scopate che la sua donna ha subito, mentre non sta bene che io dica semplicemente che sono omosessuale”. Che senso ha il vivere la vita come se si fosse il peggior dei vermi esistenti sulla terra? Fortunatamente sono stato abbastanza intelligente da non lasciarmi incastrare dai loro discorsi. Così facendo sono fuori dalla schiera dei “normali” (di cui francamente so molto poco).

Dal poco che so, ho capito che esistono parecchi oltre al tipo fisso (moglie-televisione-bambini-macchina); ci sono quelli che hanno ricevuto la benedizione dallo psicanalista (sacerdote distributore di Normalità).

Lessi qualcosa del capostipite di questa nuova religione che affermava...che l'omosessualità non può essere classificata come una malattia...” ma un certo arresto dello sviluppo sessuale”(capito fratelli??) non nego che quando lessi ciò ci credetti. Continuando a leggere però, arrivai alla conclusione che lui parlava dell'omosessualità attraverso quello che aveva conosciuto di essa (cioè attraverso quelli che avevano richiesto il suo aiuto). La sua affermazione perciò doveva indirizzarla non all'omosessualità in generale ma a quei tipi che avevano richiesto la sua cura. Partendo da questa base arrivai a comprendere la mia omosessualità con metodi molto soddisfacenti...Dopo essere riuscito nell'opera di riappacificazione di ciò che la società aveva messo in lotta dentro me stesso. Convinto che la nostra liberazione deve cominciare dalle nostre azioni e che la nostra personalità deve esplodere nella sua completezza senza che ad essa vengano messi dei limiti, mi lasciai dentro tutto ciòche in qualsiasi modo andava contro la mia libertà: parenti amici ecc ecc. Mi impegnai così nella lotta politica ma anche in questo piano più che degli incontri ho avuto scontri. Cominciò un “compagno” che dopo aver letto Marx e Stalin, mi dichiarò che io ero il ritratto del borghese medio, perchè rifiutavo la mamma-partito: un altro “compagno” questa volta anarchico, non molto anarchicamente, mi disse di non divulgare le mie preferenze sessuali, perchè anche se anche lui è pronto a battersi per la libertà degli omosessuali..” non credo – così mi disse - che l'omosessualità possa essere una bandiera da sventolare in pubblico per degli anarchici”. Questo “compagno” mi fece capire l'ignoranza dei nostri “compagni “su quanto riguarda il sesso in generale e l'omosessualità in particolare. Dovendo partire per le sevizie della leva, decisi che per essere coerente con le mie idee dovevo rinunciare a servire lo stato: così feci. Scrissi la mia obiezione al servizio militare, che fu inserita nel Manifesto per la Rivoluzione Morale (una pubblicazione uscita ad Amstedam l'anno scorso).  ( di Massimo Consoli nda) .Inviai anche copia del testo a vari giornali italiani ma oltre a Fuori e all'Espresso nessuno pubblicò quel testo,  ma c'era da aspettarselo perchè non si tiene conto delle azioni che possono scuotere i propri elettori ( e questo vale sia per i giornali borghesi che per quelli dei “compagni); ( dove mi consigliava di servire l'esercito “anche” se omosessuale); con i loro commenti hanno dimostrato di non aver capito nulla, noi non si lotta perchè gli altri ci accettino e magari ci permettano di servire lo stato perchè così fanno i “normali”.

La nostra lotta non deve avere come meta il poter scimmiottare gli eterosessuali (matrimonio, club ecc). Dobbiamo evitare l'errore che ha fatto il COC in Olanda; con l'apertura dei club non ha fatto altro che rinchiudere gli omosessuali in un ghetto più nuovo e più bello tutto per noi. Il club che avevano creduto potesse diventare il simbolo della liberazione, è diventato il ghetto-club simbolo della castrazione. Ciò deve essere evitato da noi cercando di impegnarci politicamente il più possibile: la nostra meta deve essere l'abolizione di tutti i Tabù sessuali e la liberazione sessuale completa. Dobbiamo reinventare la società per riacquistare la nostra perduta dignità di uomini liberi. Tutto il potere al popolo!

SALVATORE ADELFIO – AMSTERDAM

(nella foto Massimo Consoli con Salvatore Adelfio ad Amsterdam)















venerdì 25 maggio 2012

RICORDO DI GOFFREDO LIPPI



Voglio ricordare l'amico Goffredo Lippi cofondatore di Nuova Proposta scomparso prematuramente nel 1997  a soli quarant'anni, riproponendo un suo articolo apparso su "Rome Gay News  il  23 giugno 1993.



SPIRITO E PERSONA

QUASI UNA PRESENTAZIONE

di Goffredo Lippi




                        Goffredo Lippi al  Circolo Michelagniolo

Ho il compito di scrivere articoli di argomento religioso per questa rivista, letta in prevalenza da persone gay. Mi è stato affidato questo incarico nell'ambito della redazione, perchè provengo da un'associazione di cristiani omosessuali. Rimarrà deluso chi si aspettasse che cominci a scrivere delle cose che non vanno nella Chiesa Cattolica, nel Papa e di tutti i luoghi comuni che si dicono sui preti e sulle istituzioni ecclesiastiche. Se così facessi, sono convinto che non renderei un buon servizio a coloro che avranno la pazienza di leggermi. Cercherò di essere meno scontato possibile, ma possibilmente più vero, più aderente all'esigenza di religiosità che cerca spazio di cittadinanza nell'animo delle persone. No, non scriverò una rubrica di scandaletti, ma cercherò le parole per rendere accessibile e interpretabile quello spazio del nostro animo che è sempre alla ricerca di un linguaggio diverso, che dia intellegibilità a sentimenti e aspirazioni che, se pur sopiti e nascosti, fanno parte di noi stessi. Perciò una rubrica non necessariamente per “credenti”, ma per chi è in cerca di motivazioni più profonde al proprio essere e al proprio esistere, ché diventino ragioni sulle quali costruire la propria condotta di vita. Il cercare di rispondere a queste domande, ci farà entrare in una dimensione di ricerca spirituale, cioè dei valori che stanno alla base della condizione di viventi. Ora, immagino i commenti di chi coraggiosamente, è arrivato a leggere sin qui: parlare di spiritualità dalle pagine di una rivista gay? Iniziativa originale. Eppure posso assicurarvi che non è affatto difficile scoprie nel cuore delle persone, e tanto più in quello di persone gay, il bisogno di approfondire certi argomenti. Da quando vivo nel mondo gay, ho ascoltato tante storie di persone, giovani e adulti, che chiedevano sostegno al loro bisogno di leggere la propria esistenza non finalizzata necessariamente al consumo di sesso e di se stessi nei luoghi dove la cultura che stiamo cercando di cambiare, ci aveva relegato. La persona omosessuale è prima di tutto persona, con tutti gli attributi propri che tale definizione comporta. Essere persona, riconoscere una essenza oltre che una esistenza, una dignità che per i credenti diventa simiglianza con Dio! Ammettere come trascendente l'essenza della natura umana, significa attribuire alla persona un valore così particolare, da influire sui comportamenti sociali a tutti i livelli. Già le conquiste del pensiero illuminista erano giunte a conseguenze analoghe riguardo al valore dell'esistenza. Ma quello che sto cercando di esprimere, sono le conseguenze derivate dal pensare una essenza che dia ragione all'esistenza. La preminenza dell'essere sull'esistere, rivaluta in modo assoluto il valore e la dignità della persona in quanto essere-vivente rendendo i bisogni legati allo spirito degni di attenzione e di risposte oggettive, concrete, politiche. La coscienza di ciò, deve portarci a riflettere sulla nostra personale condizione di vita. Come tratto la mia persona? Come costruisco la mia dignità di persona gay? Domande queste, che possono trovare diverse risposte con valenze spirituali e di vita estremamente concrete. Ma ancora vorrei tornare a sottolineare l'importanza del concetto di persona, delineato e caratterizzato da quanto già scritto. Per lo scopo che stiamo perseguendo, la promozione di una condizione di vita, quella omosessuale, l'aver dato certe premesse, connota la condizione della persona-gay in modo chiaro, accettabile e umano, degno di rispetto. Perciò mai più emarginazione, mai più negazione di se stessi, mai più buio nella nostra vita, ma chiarezza, diritto alla dignità, luce!


giovedì 24 maggio 2012

RAPPORTO SULLA PUBBLICISTICA OMOSESSUALE IN ITALIA FINO AL NOVEMBRE DEL 1971




 Dall' OMPO N.166  del novembre 1993  ( I^ parte)
seguiranno gli altri interventi di Pierre Hahn, Padre Jan Van Kilsdonk e di tutti quelli che parteciparono alla stesura del MANIFESTO PER LA RIVOLUZIONE MORALE di Massimo Consoli

"il linguaggio è antico eppure questo è il documento che ha dato inizio al movimento gay nel nostro paese. Venne pubblicato quasi clandestinamente all'estero, in Olanda, visto che in Italia non era possibile "nominare" certe cose. Oggi per la prima volta, lo proponiamo ai nostri lettori"


compilato per conto dell'Organizzazione Olandese degli Omofili COC (Nederlandse Vereniging Van Homofielen)




Al grado di emancipazione morale cui è giunta la nostra società occidentale e consumistica, non costituisce più notizia straordinaria o insolita la creazione di nuove associazioni omofile o la nascita di giornali omosessuali non solo a livello esclusivamente scientifico o culturale in senso letterario, ma anche smaccatamente pornografici o volgari. La Danimarca e la Svezia sono all'avanguardia di questa rivoluzione sessuale, che però vi ha assunto una configurazione prevalentemente pornografica, cioè, consumistica. L'Olanda ha preso una posizione un po' più intelligente, curando soprattutto l'aspetto sociale della realtà gay. La Francia sta vivendo il suo periodo più bellicoso con la nascita e le attività a ritmo incalzante del FHAR (Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire) che, sull'esempio del GLF statunitense e di analoghi gruppi europei, ha stretto un'alleanza tattica con il Movimento di Liberazione delle Donne (MLF), e si è visto offrire la collaborazione del più importante giornale della sinistra libertaria extra-parlamentare. “Tout”, il quindicinale, anarco-maoista già diretto dal filosofo Jean Paul Sartre.

Nei paesi meridionali la situazione è notevolmente diversa. In Grecia, dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967, sotto il benevolo consenso (anzi, incoraggiamento) dei colonnelli, furono organizzate cacce all'omosessuale, in seguito interrotte per motivi “turistici”. In Spagna, in seguito alla legge del 1970, gli omosessuali sono stati dichiarati pericolo sociale insieme alle seguenti categorie di persone: i vagabondi abituali, i ruffiani, le prostitute, i minori di 21 anni in stato di abbandono familiare e che siano moralmente pervertiti, i mendicanti professionali e quelli che vivono della mendicità altrui, i malati mentali che, in mancanza di cure, costituiscono un pericolo per la società, gli ubriachi inveterati e i tossicomani, i trafficanti di droga, coloro i quali in disprezzo alle regole della vita sociale, dei buoni costumi e del rispetto dovuto alle persone, si comportano in maniera insolente, brutale, a pregiudizio della comunità e dei suoi membri , degli animali o delle cose, coloro che si riuniscono in bande con intendimenti manifestamente delittuosi, coloro che abitualmente e per denaro facilitano l'ingresso o l'uscita dalla Spagna a persone non munite di regolare autorizzazione, coloro che frequentano abitualmente dei delinquenti, o i luoghi ove si riuniscono i delinquenti, o commettono in maniera continuativa dei delitti “comuni”, ivi, compresi quelli di circolazione, rivelando in tal modo una attitudine delittuosa, i recidivi di qualsiasi delitto.



In Italia la situazione è del tutto diversa e, in ogni caso, in via di continuo miglioramento. Le acque furono mosse, per la prima volta nel 1958, da Gino Olivari, un professionista milanese che pubblicò, a proprie spese, una serie di articoli che furono in seguito raccolti in volume sotto il titolo “Omosessualità”. In essi l'autore dava una sua interpretazione personale, non convenzionale, al problema omofilo, ispirandosi ad un fatto di cronaca avvenuto in una pensione di Roma verso la fine del 1950. Questa serie di articoli gli costò un processo per oltraggio al pudore dal quale, comunque, fu assolto con formula piena, mentre il Tribunale Correzionale di Milano definiva i suoi scritti “rigorosamente scientifici, non intaccanti affatto il senso del pudore”. La sua tesi, allora rivoluzionaria, ma che alla luce della scienza moderna risulta piuttosto peregrina, voleva l'omosessualità insorgere in seguito a scompensi ormonali.

Verso il 1966, a Pescara, un filosofo d'estrazione marxista, Enzo Martucci, grande ammiratore di Nietzsche e di Max Stirner, pubblicò a intervalli regolari e sotto titoli continuamente differenti, un giornale che difendeva apertamente l'omosessualità e, bisogna ammetterlo, con ostentazione di notevole cultura. Alla fine di quello stesso anno fece la sua comparsa una nuova casa editrice: “Lo scorpione”, pubblicando un libro di Edwin Fey, “Estate a Sodoma”. Nelle intenzioni dei due responsabili della collana, l'originalità dell'impresa doveva essere nella scelta degli argomenti, esclusivamente gay. L'niziativa non durò a lungo perché i due, che voci incontrollate volevano figli di un grosso personaggio di Torino, si videro tagliati i fondi dallo scandalizzato genitore.

Ma la prima pubblicazione che organizzò una vera e propria rubrica con periodicità fissa, dedicata tutta alla tematica gay, fu una nuova rivista apparsa nel 1968. Si chiamava “LSD”, ed anch'essa non ebbe vita lunga. Sequestrata continuamente, finì nel giro di poche settimane ma lasciò un precedente, un'eredità che altri non mancarono di farsi avanti a raccogliere. Ormai si era scoperto un altro filone da sfruttare giornalisticamente, e le statistiche della Germania, che (dicevano le solite voci incontrollate) con una popolazione non molto superiore a quella italiana riusciva a tirare 240.000 copie mensili di tre delle sue riviste più diffuse (“Du und Ich”, “don”, “Him”), spinsero altri editori ed altri giornali a farsi avanti.

Comunque, già da una decina d'anni Maurizio Bellotti, abbastanza noto per aver avuto a suo tempo una violenta polemica con il settimanale neofascista “Il Borghese” e proprio per fatti sessuali, redige una rubrica su un mensile francese. “Arcadie”, questo è il nome del periodico, pubblica in media due volte l'anno un notiziario intitolato “Nouvelles d'Italie”, su tutto ciò che di rilevante avviene in Italia e del quale si parla del nostro Paese. Il redattore è sempre straordinariamente informato anche se i suoi articoli, per via delle necessità di tradizione, di preparazione del numero, di stampa e distribuzione, sono pervicacemente in ritardo. La redazione è piuttosto “artigianale”, anche se tra i collaboratori vanno citati personaggi del calibro di Roger Peyrefitte, Jean Cocteau (che la tenne a battesimo), Giovanni Comisso e molti altri meno noti. In origine pubblicava anche foto e qualche disegno. Ora non più. E' rigorosamente culturale e non concede nella all'immagine. Un'altra pubblicazione che sembrava diretta verso un brillante avvenire fu “Uni”: bimestrale danese pubblicato in varie lingue. E' stata la prima rivista esclusivamente gay dedicata anche al nostro pubblico, stampata nella nostra lingua. A differenza di “Arcadie”, pubblicava abbastanza volentieri foro di nudi maschili, molto castigati. Disgraziatamente, il gruppo editoriale che la produceva, l'”IHWO” (International Homosexual World Organization”) si è scisso in due parti, una delle quali si è trasferita in Svezia, e la rivista non esce più. Anche a questa collaboravano firme autorevoli, l'on. Edward Brongersma. Deputato al Parlamento olandese, il prof. Michel Bouhy van Helzie, belga, e così via.

Sia “Arcadie” che “Uni” erano periodici che non si ripromettevano fini commerciali. Il caso è diverso per gli unici due settimanali italiani, che, fino alla scorsa estate, hanno dedicato alcune rubriche all'argomento: “Men” e “Le Ore”. “Men” è stato il primo in assoluto a raccogliere, migliorandola, l'eredità di “LSD”. Da circa tre anni pubblica regolarmente rubriche su argomenti gay. Ha cominciato con una cronaca mondana “leggera”, ed è arrivato, in talune occasioni, ad una punta di tre, quattro ed anche cinque servizi settimanali su tali argomenti (processi, cronaca nera, recensioni librarie o cinematografiche, nudi maschili..) Ultimamente , da circa un anno, ha ristretto l'interesse verso una rubrica di “Lettere ad Oscar”, rubrica di corrispondenza con i lettori curata da Giò Stajano, vero factotum del giornale per questi argomenti, piuttosto noto in Italia fin da quando interpretò una parte nel film di Federico Fellini, “La Dolce Vita”, e poi per aver pubblicato alcuni libri sulla vita intima di personalità politiche o culturali  della capitale che furono immediatamente sequestrati. Il secondo settimanale del quale ci occupiamo è “Le Ore”. Il primo numero, che uscì un anno fa (il 16 novembre del '70), avvertiva che si trattava di un giornale “aperto” ai problemi omosessuali, ed in un' intervista a “Panorama”, l'editore Balsamo (che fu, significatamente, lo stesso fondatore di Men anche se, ormai, non vi ha più nulla a che vedere), lasciò detto che buona parte dei suoi lettori erano “omosessuali maschi e femmine che trovano sul giornale un linguaggio franco”, dimostrando in tal modo l'estrema possibilità di manipolazione cui è sottoposto il linguaggio. Il livello culturale dell'ebdomadario è decisamente zero! Gli articoli sull'omosessualità sono numerosi e squallidi: una paccottiglia di pessimo gusto nella quale la confusione è l'unico elemento comune tra tanta ignoranza del tema. La rubrica di corrispondenza, imitata di sana pianta dalle “Lettere di Oscar”, è una contina esortazione a “guarire”, a “tornare sulla retta via”, a “ritrovare se stessi” e così via. Prima di concludere questo rapporto è necessario citare altre due settimanali che, pur non riservando rubriche fisse sull'omosessualità, tuttavia dedicano ad essa articoli di tanto in tanto, più intelligenti che la massa della pubblicistica italiana, o la considerano in un contesto decisamente favorevole. “ABC” è il giornale che ha iniziato e condotto la campagna pro-divorzio e che continua, rivolgendosi ad un pubblico popolare con un linguaggio semplice, a lottare per una maggiore presa di coscienza individuale. “L'Espresso” è l'organo della sinistra antiautoritaria italiana. Nato come espressione radicale, è attualmente uno dei più seguiti ed autorevoli settimanali del nostro Paese.
MASSIMO CONSOLI

(nella foto un giovane Massimo Consoli)

mercoledì 23 maggio 2012

SMETTIAMOLA DI ESSERE SOLO BUCHI DI CULO CHE VANNO IN GIRO! COMINCIAMO A CRESCERE!


 Un saggio di Larry Kramer pubblicato su Advocate e che suscitò  negli Usa un ampio dibattito. In Italia fu pubblicato da Babilonia nel 1997  e,  chissà perchè,  passò praticamente inosservato. Eppure è di un'attualità disarmante, non trovate?

La tragica verità sull'Aids è che pochissimi omosessuali hanno saputo dare risposte in modo maturo e responsabile. Non sento per le strade cortei arrabbiati che gridano “Smettiamola di essere solo buchi di culo che vanno in giro! Cominciamo a crescere”. Gli adulti veri hanno una testa, anche se a volte possono perderla. Nessun adulto responsabile giocherebbe mai alla “roulette russa del cazzo”.Possibile che la nostra intellighentia non sia capace di pensare a noi come a essere umani globali, capaci di interesse per altri argomenti, oltre che per quello che abbiamo fatto in un letto – se ci va bene – per trent'anni? Del resto, rimango sempre stupito che così tanti scrittori, quando viene loro chiesto di parlare del loro coming out, si riducano a parlare della loro 'prima volta' sessuale. E' questo che intendiamo per coscienza omosessuale? E' questo il 'diventare visibile'? E' stato davvero quello il momento in cui ci siamo resi conto di quali forze venissero esercitate su di noi, di quali fossero le nostre potenzialità creative, di quali orizzonti ci si aprissero per la vita? La prima scopata è stata l'evento che ci ha fatto maturare e ci ha posto una sfida per il nostro destino? Ne dubito. Davvero le nostre esistenze non sono più complesse ed entusiasmanti di quanto ci dicono i nostri maestri di pensiero? Guardiamo alle veste della letteratura in genere. In Anna Karenina ci viene forse descritta la protagonista mentre passa dal letto del marito a quello dell'amante, per poi ritornare a casa a scopare con Karenin? Su per la figa; giù per il culo; con la bocca sempre piena? Appare mai una volta la parola “sesso” nell'Amleto – il “testo che ci presenta il più riuscito personaggio gay nella letteratura”, secondo la definizione di Terrence McNally?

Ad esempio, noi siamo l'unica minoranza che non ha mai scritto sui nostri “oppressori”! Da Destra, Centro e Sinistra ci sparano addosso e negano – assieme al riconoscimento di quelli che sono i nostri 'diritti' – la nostra dignità di persone, e noi riteniamo liberatorio e trasgressivo descriverci mentre scivoliamo dietro un cespuglio a succhiar cazzi! Si impara ciò che si deve essere da cià che vediamo, da ciò che leggiamo: in una parola, dagli esempi che ci vengono proposti. Una cosa che i nostri maitre a penser non ci sanno insegnare è l'affetto. Non il desiderio erotico, ma il voler bene davvero a un altro essere umano gay: non la chiusura di una coppia barricata contro l'esterno, ma l'apertura al mondo del rispetto e dell'apprezzamento reciproco, che è in ultima analisi la stima e il rispetto di noi stessi. Dopo tutta la nostra storia, dopo tutti i nostri dolori, dopo tutte queste morti, non abbiamo ancora una letteratura dell'aids, non abbiamo forse neppure una letteratura gay. Non abbiamo una Cultura gay. Almeno, io non credo. Abbiamo solo il nostro sesso: ne abbiamo fatto una cultura, ne abbiamo fatto il fondamento della liberazione gay, e quel sesso ci sta uccidendo. Non facciamo altro che gridare la croce addosso al Governo per le sue risposte odiose al dramma dell'aids. Ma ancora non ho sentito una sillaba di riconoscimento dei nostri torti, né una proposta per rimediare al danno che abbiamo causato provocando tante morti, e non solo fra di noi. Non riconosciamo mai di aver sbagliato strada...Ma soltanto i bambini – e bambini petulanti – o adulti mai cresciuti non ammettono i propri errori!


Certo, non stiamo neppure cominciando a discutere della costruzione di una nuova cultura che finalmente ci permetta di progettare il nostro futuro a fronte alta e con fiducia. Finora, siamo stati tutti complici della  nostra distruzione; e anche adesso, mi sembra che stiamo continuando a giocare col fuoco. E i nostri scrittori? Di quale voluttà di morte sono preda? Di quale servilismo verso l'ideologia dell'establishment sono colpevoli per accettare una tale cultura di morte? O mirano solo a un facile smercio dei loro prodotti? Sono sicuro che la Cultura omosessuale possa proporre di più che non cazzi (e invito le lesbiche finalmente ad arrabbiarsi contro i gay per aver fatto questo). Platone, Leonardo e Michelangelo non vengono studiati per essere andati di notte fra i cespugli, come neppure Shakespeare o Kant per i loro giochetti con i genitali. Studiamo, impariamo, leggiamo ciò che nel passato hanno fatto di importante. Ciò “che ha fatto la differenza”. Siamo in questo mondo per renderlo migliore. Tentiamoci. Individuiamo vette da scalare. Questa è la Civiltà. E a scuola i nostri giovani devono studiare quello che si è fatto per la nostra Civiltà.


venerdì 18 maggio 2012

SE I GAY SONO SOLO UN MILIONE



di CHIARA SARACENO ( la Repubblica del 18 maggio 2012)


Il rapporto sulla popolazione omosessuale nella società italiana, reso noto ieri dall'Istat, mostra una realtà in movimento, fortemente differenziata e non priva di contraddizioni. Comunque più aperta della cultura politica dominante, che sembra ancora fare tanta fatica sia a riconoscere i diritti degli omosessuali, inclusi quelli ad avere una vita affettiva in cui ci sia posto anche per la sessualità, sia a riconoscere l'esistenza di gravi discriminazioni nei loro confronti. La maggioranza degli intervistati, infatti, dichiara che le persone omosessuali, e ancora più quelle transessuali, sono oggetto di discriminazioni e la stragrande maggioranza ritiene che le discriminazioni sul lavoro, o nell'accesso all'abitazione perchè si viene rifiutati come inquilini, siano ingiuste e illegittime.
Molto alta (oltre il 70%)  è anche la percentuale di coloro che non ritengono che l'omosessualità sia una malattia, una situazione di immoralità e una minaccia per la famiglia, con buona pace, non solo delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche e dei vari Giovanardi e Roccella di turno, ma anche degli altri paurosissimi politici, inclusi quelli del Pd, che evitano sempre di prendere posizioni chiare, per tema di perdere l'appoggio della Chiesa, ma anche voti. Timore infondato, sembrerebbe, dato che quasi il 63% degli intervistati è favorevole a che due conviventi omosessuali abbiano gli stessi diritti di una coppia sposata. Fin qui si disegna una popolazione in larga maggioranza favorevole a riconoscere alle persone omosessuali i diritti di tutti, anche se rimane una consistente minoranza viceversa più o meno contraria. Le cose sono tuttavia più complicate se si entra nel dettaglio e si va più a fondo. La difesa dei diritti diventa più incerta quando si tratta di avere personalmente un vicino di casa, un medico, un collega, un amico omosessuale. Ancora di più si riduce nell'ipotesi che ad essere omosessuale sia un insegnante. Anche il diritto all'affettività è temperato da una richiesta di discrezione che non viene rivolta  alle persone eterosessuali. Al punto che, se oltre il 90 % degli intervistati ritiene accettabile e normale che una coppia eterosessuale si tenga per mano e si scambi un fuggevole bacio per strada, solo poco più del 46 % lo trova un comportamento accettabile da pare di una coppia dello stesso sesso. Il riconoscimento del diritto alla affettività, inoltre, non sempre si accompagna alla accettazione della sessualità omosessuale. Infine, il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali non si estende nella stessa misura al riconoscimento della possibilità di sposarsi e ancor meno di adottare, che sono accettati solo da una, pur consistente, minoranza. Si tratta di ambivalenze e persino contraddizioni significative, che segnalano come sia ancora difficile per una persona omosessuale abitare normalmente lo spazio sociale. La consapevolezza di queste difficoltà probabilmente ha anche influenzato le risposte degli intervistati sul proprio orientamento sessuale. Solo poco più di un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale, una percentuale che, sulla base della evidenze nazionali ed internazionali probabilmente sottostima il fenomeno. Del resto, anche tra chi si è dichiarato omosessuale o bisessuale (sotto assoluta garanzia di anonimato, anche nei confronti dell'intervistatore), solo una minoranza lo ha detto ai familiari. Il timore della non accettazione segna fortemente  la vita di queste persone, costringendole a fingersi diverse da quello che sono.
Non va tuttavia sottovalutato il fatto che una quota rilevante di chi prova disagio di fronte alla omosessualità è favorevole a riconoscere diritti non solo ai singoli. ma alle coppie omosessuali. Riconoscere la legittimità di rapporti e comportamenti che non si condividono è un segno di civiltà e di democrazia. Va aggiunto che esiste una forte eterogeneità negli atteggiamenti all'interno della popolazione. C'è maggiore apertura in chi vive nel nord e soprattutto al centro. Le donne sono più aperte degli uomini, anche tra i giovani, che pure sono in generale più aperti alla accettazione dei diritti degli omosessuali, inclusa la normale manifestazione di amore e incluso il matrimonio delle persone in età matura o anziana. Un elemento in più per non lasciare che le decisioni sulla questione dei diritti degli omosessuali venga guidata dai gusti, disgusti e paure di una generazione di politici anziani e prevalentemente maschi.

mercoledì 16 maggio 2012

CHE FINE HA FATTO NOTIZIEGAY.COM?

Da qualche mese  chi prova a collegarsi con  http://notiziegaytum.tumblr.com/ trova sempre in primo piano il solito faccione sorridente di Tiziano Ferro  datato  oramai al 3 febbraio scorso. Ma nulla più. Il sito notiziegay.com, sorto alcuni anni fa, si caratterizzò  all'interno della sgangherata galassia glbt ponendosi subito con un forte spirito critico nei cronfonti dei vertici dell'associazionismo ufficiale. Proprio per questo in poco tempo  catturò l'attenzione di migliaia di lettori, fra i quali quella di chi sta scrivendo.  Ho provato ad inviare una mail alla redazione  per avere delle notizie fresche ma a tutt'oggi non ho avuto risposta. E' un vero peccato che una voce libera come notiziegay.com si sia spenta e che soprattutto si sia spenta nell'indifferenza generale di tutta la comunità gay. Comunità gay, una parolona troppo importante per trasformarsi in qualcosa di concreto. Quanto tempo dovremmo ancora aspettare per far nascere in tutta Italia  le nostre comunità glbt? Chi ha notizie  in merito è pregato di segnalarcele. Grazie!!

L'OMOFOBIA NELLE SCUOLE, ATTRAVERSO LE SCRITTE LASCIATE DAGLI ALUNNI SUI MURI DELLE AULE SCOLASTICHE











In occasione della giornata internazionale contro l'omofobia pubblico una serie di scatti fotografici ( una piccola parte)  realizzati all'interno delle aule di un istituto superiore di Roma e che sono state  rimosse dal Preside, dopo averle  però considerate  come "semplici ragazzate". Sono foto che  possiamo trovare in ogni scuola d'Italia  e sono del resto  le stesse che trovavamo sui muri delle aule  di  trenta o quaranta anni fa.  Testimoniano come a tutt'oggi siano ancora forti   i pregiudizi  nei  confronti dei "diversi" e che quasi nulla è stato fatto  per rimuoverli.  Ben venga pertanto la circolare  del Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo che invita  i presidi a partecipare attivamente alla suddetta giornata, istituita dal Parlamento Europeo nel 2007. Ma ci chiediamo:  quanti di loro lo faranno? Alle chiacchiere seguiranno i fatti?  E' il Consiglio d'Istituto  il governo della scuola e quello che in realtà manca è la volontà di affrontare seriamente la questione.