giovedì 24 maggio 2012

RAPPORTO SULLA PUBBLICISTICA OMOSESSUALE IN ITALIA FINO AL NOVEMBRE DEL 1971




 Dall' OMPO N.166  del novembre 1993  ( I^ parte)
seguiranno gli altri interventi di Pierre Hahn, Padre Jan Van Kilsdonk e di tutti quelli che parteciparono alla stesura del MANIFESTO PER LA RIVOLUZIONE MORALE di Massimo Consoli

"il linguaggio è antico eppure questo è il documento che ha dato inizio al movimento gay nel nostro paese. Venne pubblicato quasi clandestinamente all'estero, in Olanda, visto che in Italia non era possibile "nominare" certe cose. Oggi per la prima volta, lo proponiamo ai nostri lettori"


compilato per conto dell'Organizzazione Olandese degli Omofili COC (Nederlandse Vereniging Van Homofielen)




Al grado di emancipazione morale cui è giunta la nostra società occidentale e consumistica, non costituisce più notizia straordinaria o insolita la creazione di nuove associazioni omofile o la nascita di giornali omosessuali non solo a livello esclusivamente scientifico o culturale in senso letterario, ma anche smaccatamente pornografici o volgari. La Danimarca e la Svezia sono all'avanguardia di questa rivoluzione sessuale, che però vi ha assunto una configurazione prevalentemente pornografica, cioè, consumistica. L'Olanda ha preso una posizione un po' più intelligente, curando soprattutto l'aspetto sociale della realtà gay. La Francia sta vivendo il suo periodo più bellicoso con la nascita e le attività a ritmo incalzante del FHAR (Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire) che, sull'esempio del GLF statunitense e di analoghi gruppi europei, ha stretto un'alleanza tattica con il Movimento di Liberazione delle Donne (MLF), e si è visto offrire la collaborazione del più importante giornale della sinistra libertaria extra-parlamentare. “Tout”, il quindicinale, anarco-maoista già diretto dal filosofo Jean Paul Sartre.

Nei paesi meridionali la situazione è notevolmente diversa. In Grecia, dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967, sotto il benevolo consenso (anzi, incoraggiamento) dei colonnelli, furono organizzate cacce all'omosessuale, in seguito interrotte per motivi “turistici”. In Spagna, in seguito alla legge del 1970, gli omosessuali sono stati dichiarati pericolo sociale insieme alle seguenti categorie di persone: i vagabondi abituali, i ruffiani, le prostitute, i minori di 21 anni in stato di abbandono familiare e che siano moralmente pervertiti, i mendicanti professionali e quelli che vivono della mendicità altrui, i malati mentali che, in mancanza di cure, costituiscono un pericolo per la società, gli ubriachi inveterati e i tossicomani, i trafficanti di droga, coloro i quali in disprezzo alle regole della vita sociale, dei buoni costumi e del rispetto dovuto alle persone, si comportano in maniera insolente, brutale, a pregiudizio della comunità e dei suoi membri , degli animali o delle cose, coloro che si riuniscono in bande con intendimenti manifestamente delittuosi, coloro che abitualmente e per denaro facilitano l'ingresso o l'uscita dalla Spagna a persone non munite di regolare autorizzazione, coloro che frequentano abitualmente dei delinquenti, o i luoghi ove si riuniscono i delinquenti, o commettono in maniera continuativa dei delitti “comuni”, ivi, compresi quelli di circolazione, rivelando in tal modo una attitudine delittuosa, i recidivi di qualsiasi delitto.



In Italia la situazione è del tutto diversa e, in ogni caso, in via di continuo miglioramento. Le acque furono mosse, per la prima volta nel 1958, da Gino Olivari, un professionista milanese che pubblicò, a proprie spese, una serie di articoli che furono in seguito raccolti in volume sotto il titolo “Omosessualità”. In essi l'autore dava una sua interpretazione personale, non convenzionale, al problema omofilo, ispirandosi ad un fatto di cronaca avvenuto in una pensione di Roma verso la fine del 1950. Questa serie di articoli gli costò un processo per oltraggio al pudore dal quale, comunque, fu assolto con formula piena, mentre il Tribunale Correzionale di Milano definiva i suoi scritti “rigorosamente scientifici, non intaccanti affatto il senso del pudore”. La sua tesi, allora rivoluzionaria, ma che alla luce della scienza moderna risulta piuttosto peregrina, voleva l'omosessualità insorgere in seguito a scompensi ormonali.

Verso il 1966, a Pescara, un filosofo d'estrazione marxista, Enzo Martucci, grande ammiratore di Nietzsche e di Max Stirner, pubblicò a intervalli regolari e sotto titoli continuamente differenti, un giornale che difendeva apertamente l'omosessualità e, bisogna ammetterlo, con ostentazione di notevole cultura. Alla fine di quello stesso anno fece la sua comparsa una nuova casa editrice: “Lo scorpione”, pubblicando un libro di Edwin Fey, “Estate a Sodoma”. Nelle intenzioni dei due responsabili della collana, l'originalità dell'impresa doveva essere nella scelta degli argomenti, esclusivamente gay. L'niziativa non durò a lungo perché i due, che voci incontrollate volevano figli di un grosso personaggio di Torino, si videro tagliati i fondi dallo scandalizzato genitore.

Ma la prima pubblicazione che organizzò una vera e propria rubrica con periodicità fissa, dedicata tutta alla tematica gay, fu una nuova rivista apparsa nel 1968. Si chiamava “LSD”, ed anch'essa non ebbe vita lunga. Sequestrata continuamente, finì nel giro di poche settimane ma lasciò un precedente, un'eredità che altri non mancarono di farsi avanti a raccogliere. Ormai si era scoperto un altro filone da sfruttare giornalisticamente, e le statistiche della Germania, che (dicevano le solite voci incontrollate) con una popolazione non molto superiore a quella italiana riusciva a tirare 240.000 copie mensili di tre delle sue riviste più diffuse (“Du und Ich”, “don”, “Him”), spinsero altri editori ed altri giornali a farsi avanti.

Comunque, già da una decina d'anni Maurizio Bellotti, abbastanza noto per aver avuto a suo tempo una violenta polemica con il settimanale neofascista “Il Borghese” e proprio per fatti sessuali, redige una rubrica su un mensile francese. “Arcadie”, questo è il nome del periodico, pubblica in media due volte l'anno un notiziario intitolato “Nouvelles d'Italie”, su tutto ciò che di rilevante avviene in Italia e del quale si parla del nostro Paese. Il redattore è sempre straordinariamente informato anche se i suoi articoli, per via delle necessità di tradizione, di preparazione del numero, di stampa e distribuzione, sono pervicacemente in ritardo. La redazione è piuttosto “artigianale”, anche se tra i collaboratori vanno citati personaggi del calibro di Roger Peyrefitte, Jean Cocteau (che la tenne a battesimo), Giovanni Comisso e molti altri meno noti. In origine pubblicava anche foto e qualche disegno. Ora non più. E' rigorosamente culturale e non concede nella all'immagine. Un'altra pubblicazione che sembrava diretta verso un brillante avvenire fu “Uni”: bimestrale danese pubblicato in varie lingue. E' stata la prima rivista esclusivamente gay dedicata anche al nostro pubblico, stampata nella nostra lingua. A differenza di “Arcadie”, pubblicava abbastanza volentieri foro di nudi maschili, molto castigati. Disgraziatamente, il gruppo editoriale che la produceva, l'”IHWO” (International Homosexual World Organization”) si è scisso in due parti, una delle quali si è trasferita in Svezia, e la rivista non esce più. Anche a questa collaboravano firme autorevoli, l'on. Edward Brongersma. Deputato al Parlamento olandese, il prof. Michel Bouhy van Helzie, belga, e così via.

Sia “Arcadie” che “Uni” erano periodici che non si ripromettevano fini commerciali. Il caso è diverso per gli unici due settimanali italiani, che, fino alla scorsa estate, hanno dedicato alcune rubriche all'argomento: “Men” e “Le Ore”. “Men” è stato il primo in assoluto a raccogliere, migliorandola, l'eredità di “LSD”. Da circa tre anni pubblica regolarmente rubriche su argomenti gay. Ha cominciato con una cronaca mondana “leggera”, ed è arrivato, in talune occasioni, ad una punta di tre, quattro ed anche cinque servizi settimanali su tali argomenti (processi, cronaca nera, recensioni librarie o cinematografiche, nudi maschili..) Ultimamente , da circa un anno, ha ristretto l'interesse verso una rubrica di “Lettere ad Oscar”, rubrica di corrispondenza con i lettori curata da Giò Stajano, vero factotum del giornale per questi argomenti, piuttosto noto in Italia fin da quando interpretò una parte nel film di Federico Fellini, “La Dolce Vita”, e poi per aver pubblicato alcuni libri sulla vita intima di personalità politiche o culturali  della capitale che furono immediatamente sequestrati. Il secondo settimanale del quale ci occupiamo è “Le Ore”. Il primo numero, che uscì un anno fa (il 16 novembre del '70), avvertiva che si trattava di un giornale “aperto” ai problemi omosessuali, ed in un' intervista a “Panorama”, l'editore Balsamo (che fu, significatamente, lo stesso fondatore di Men anche se, ormai, non vi ha più nulla a che vedere), lasciò detto che buona parte dei suoi lettori erano “omosessuali maschi e femmine che trovano sul giornale un linguaggio franco”, dimostrando in tal modo l'estrema possibilità di manipolazione cui è sottoposto il linguaggio. Il livello culturale dell'ebdomadario è decisamente zero! Gli articoli sull'omosessualità sono numerosi e squallidi: una paccottiglia di pessimo gusto nella quale la confusione è l'unico elemento comune tra tanta ignoranza del tema. La rubrica di corrispondenza, imitata di sana pianta dalle “Lettere di Oscar”, è una contina esortazione a “guarire”, a “tornare sulla retta via”, a “ritrovare se stessi” e così via. Prima di concludere questo rapporto è necessario citare altre due settimanali che, pur non riservando rubriche fisse sull'omosessualità, tuttavia dedicano ad essa articoli di tanto in tanto, più intelligenti che la massa della pubblicistica italiana, o la considerano in un contesto decisamente favorevole. “ABC” è il giornale che ha iniziato e condotto la campagna pro-divorzio e che continua, rivolgendosi ad un pubblico popolare con un linguaggio semplice, a lottare per una maggiore presa di coscienza individuale. “L'Espresso” è l'organo della sinistra antiautoritaria italiana. Nato come espressione radicale, è attualmente uno dei più seguiti ed autorevoli settimanali del nostro Paese.
MASSIMO CONSOLI

(nella foto un giovane Massimo Consoli)

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