domenica 26 agosto 2012

ULRICHS,IL PRIMO MOVIMENTO GAY NASCE IN EUROPA E NON NEGLI USA

Agli inizi degli anni Settanta "Ulrichs", per me, era poco più di un nome all'interno di un elenco di personalità che meritavano di essere citate su qualche saggio di storia gay solo perchè avevano fatto qualcosa di rilevante da quel punto di vista, ma che gli stessi autori dell'elenco non reputavano importante approfondire. Lo avevo letto qua e là, nei libri che compravo sempre più di frequente, ma che non sembravano placare la mia sete di sapere. Dieci anni prima pensavo di essere l'unico omosessuale sulla faccia della terra, e dieci anni dopo scoprivo che il mondo ne era pieno, che la storia ne era piena, e lo era sempre stata. L'unico problema, in tutto ciò, era che i libri che andavo comprando parlavano sempre del passato. Anzi, del passato remoto. Ormai sapevo tutto dell'antica Roma, della Grecia Classica, del mondo arabo, ma di quello che era accaduto ieri o l'altro ieri, silenzio. Qualche informazione su Oscar Wilde e i suoi processi sembrava essere l'unica concessione possibile. E questo si rifletteva, ovviamente, anche nei miei scritti. I miei articoli dell'epoca sono pieni di citazioni classiche, ma estremamente poveri di informazioni sull'ultimo secolo. Poi, nel 1973 David Thorstad mi mandò un libro che aveva appena pubblicato insieme al suo amico John Lauritsen a New York.
Era The Homosexual Rights Movement  e fu una vera e propria rivelazione. Anzi, una rivoluzione! Non avevo mai sospettato che la Germania tra l'Ottocento e il Novecento fosse stato il paese più moderno, più colto e più accogliente del mondo e, soprattutto, non avevo mai neanche immaginato che il primo movimento per i diritti deli omosessuali fosse nato proprio lì, nella patria del nazismo, della persecuzione, dello sterminio..Nel loro breve saggio, i due autori americani raccontavano molte cose importanti. Soprattutto, per la prima volta vi vedevo spiegate le teorie di questo misterioso Karl Heinrich Ulrichs e ne potevo sapere un po' di più sulla sua vita. Più tardi il libro venne pubblicato anche in Italia, all'interno di un'opera a più mani (Lauritsen-Thorstad-Graf-Steglitz-Guerin-irigaray-Pucciani-Guattari, Gay Gay. Storia e coscienza omosessuale, La Salamandra, Milano 1976), e poi, come testo autonomo (John Lauritsen-David Thorstad, Per una storia del movimento dewi diritti omosessuali (1864-1935), Savelli Roma 1979). Nono sono lontano dal vero nel dire che, probabilmente è l'opera che ha influenzato maggiormente il movimento gay del mio paese. Non credo di essere rimasto colpito in maniera particolare dal fatto che Ulrichs avesse scelto l'Aquila per trascorrervi il resto dei suoi giorni. Già sapevo che molti viaggiatori del Nordeuropa amavano l'Italia in maniera particolare. Oscar Wilde cercava di evitare i suoi persecutori inglesi rifugiandosi a Roma e a Capri. John Addington Symonds si portava a casa un gondoliere veneziano. E qui erano venuti Johann Joachim Winckelmann, Wolfgang Goethe, August von Platen, Friedrich Holderlin, Wilhelm von Gloden, Wihelm Pluschow (il mito del "maschio italiano" nasce proprio con le foto degli adolescenti siciliani scattate da questi ultimi due), Alfred Krupp...e così tanti altri, al punto che una delle espressioni più comuni e più  volgari per indicare il gay, oggi, e cioè la parola "frocio", in origine sembrava indicare le guardie svizzere del Papa che venivano dai cantoni tedeschi della Confederazione Elvetica. Fin dal primo istante, quel che mi aveva appassionato in lui era il coraggio dimostrato nel difendere gli urninghi. Un coraggio unito a un appassionato desiderio di cambiarne la triste sorte attraverso la dimostrazione scientifica, attraverso gli strumenti culturali che aveva a disposizione. Un coraggio inusitato per l'epoca, e per il quale sarà costretto a pagare un prezzo piuttosto alto. Mi aveva poi colpito il suo parlare di "classe". Anch'io, agli inizi della mia militanza, avevo discettato a lungo e in largo  di "classe omosessuale". Addirittura, nel numero 1 di Ompo (aprile 1975), pubblicavo lo statuto del Mpo (Movimento politico degli omosessuali), dove questo era definito come  "l'organizzazione politica della classe omosessuale e di tutti gli omosessuali, senza distinzione alcuna di sesso, religione, nazionalità o lingua. Esso ha per scopo la lotta per l'indipendenza e la libertà della classe che rappresenta, per la trasformazione delle strutture sociali da autoritarie e repressive in libertarie e progressive, per l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per la fine della distinzione degli individui tra chi comanda e chi obbedisce, per l'edificazione del socialismo..".
Ulrichs, da parte sua, spiegava che
"C'è una classe di urninghi nati, una classe di individui che sono nati con impulsi sessuali femminili per avendo corpi maschili. Sono una varietà il cui amore uraniano è congenito".
Oppure: "Oggi, la "classe uraniana dev'essere abbastanza forte da richiedere eguali diritti".
E ancora: "D'altronde, forse non è difficile per la scienza, dopo un'accurata investigazione, arrivare  a sostenere quanto segue: la natura risveglia l'amore per gli uomini in una certa classedi questi individui"....Va detto, comunque, che già nel l'84 e nell'85 ero andato all'Aquila, alla ricerca della tomba di Ulrichs... Ma tutti e due i viaggi erano risultati infruttuosi...Il 10 luglio del 1988 (quattro giorni prima dell'anniversario della sua morte) ci riprovai, accompagnato da un giovane professore di educazione fisica del capoluogo abruzzese e con l'aiuto del libro di Kennedy. Andai deciso a chiedere consiglio al guardiano del cimitero, il frate cappuccino Nello Grego. E  questa volta la "caccia al tesoro" si dimostrò fruttuosa. In possesso dei dati più importanti, il cognome e la data di morte di Ulrichs, il frate cercò il Libro dei morti dell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo e me lo consegnò. Io cercai febbrilmente la data del 14 luglio 1895: niente! Ma una riga più sotto, al 15 luglio, la rivelazione: quel giorno, con il numero 5095, "Carlo Arrigo Ulrichs", era stato sepolto in una "fossa comune" era stata cancellata e qualcuno, con un'altra grafia, più gentile e leggera, l'aveva sostituita con "tumulazione", aggiungendo "Vicino Cappella Persichetti"....Ma dentro la Cappella c'erano solo i Persichetti e i loro parenti. Attorno, da nessuna parte si vedeva la tomba di Ulrichs. Ero quasi disperato quando, a un certo punto, mi venne l'idea di controllare cosa fosse quel pavimento di marmo semicoperto da erbacce secche, bruciate dal sole di un'estate particolarmente asciutta...Sopra, c'era una scritta oramai consumata dal tempo...Con un po' di difficoltà riuscì a leggere le prime parole più importanti:



CAROLUS HENRICUS ULRICHS




L'avevo trovata!
Abbandonata a se stessa, nascosta, quasi si vergognasse di farsi vedere da tutti, spezzata in più punti, la tomba di Ulrichs stava ancora lì. Avevo le lacrime agli occhi  e non potei fare a meno di dire poche parole: "Eccomi! Hai visto che ce l'ho fatta? T'ho trovato, finalmente!". Mi sentivo un vincitore...Tornato a Roma, scrissi subito un articolo per rendere pubblica quella che consideravo una notizia straordinaria ( nda. Cronache  Lucane 25 settembre 1985)...Da allora presi l'abitudine di tornare più spesso al cimitero dell'Aquila e, soprattutto, ogni 28 agosto per festeggiare insieme a Ulrichs il suo compleanno. Dapprima, andai da solo, poi Anselmo Cadelli  cominciò ad accompagnarmi. In un secondo tempo si unì a noi Antonio Di Giacomo ( Circolo Michelagniolo  nda) e via via, ogni anno c'era sempre qualcun'altro nuovo. Nel 1990 pubblicai un libro importante, Stonewall, nel quale(finalmente!) parlavo molto di Ulrichs, inserendolo nel suo contesto storico e restituendogli l'importanza che aveva avuto agli inizi del nostro movimento...Da allora l'interesse attorno al nostro eroe è andato crescendo sempre di più, stimolato anche dalle numerose iniziative che andavo prendendo ad ogni ricorrenza. Nell'agosto 1998 pubblicai e distribui gratuitamente la prima edizione di In Memoriam di Karl Henrich Ulrichs, il memoriale scritto dal marchese Niccolò Persichetti nel 1896 al dichiarato scopo di raccogliere dei fondi per poter costruire un monumento funebre allo studioso tedesco...
MASSIMO CONSOLI  ( tratto dalla prefazione di Massimo Consoli al libro ULRICHS di Hubert Kennedy - Massari editore 2005)