domenica 29 dicembre 2013

riceviamo e pubblichiamo


CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: I RICORSI DELLE COPPIE DELLO STESSO SESSO CHE LAMENTANO L’ASSENZA DI RICONOSCIMENTO GIURIDICO IN ITALIA HANNO SUPERATO LA PRIMA FASE DI DELIBAZIONE.


 

Comunicato stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti.

Roma, 28 dicembre 2013

La cancelleria della Corte europea dei diritti dell’uomo ha reso noto che i ricorsi riuniti noti in breve come Oliari e altri c. Italia di 5 coppie dello stesso sesso - 4 seguite dagli avvocati Marilisa D’Amico, Cesare Pitea, Chiara Ragni e Massimo Clara e una seguita dall'avvocato Alexander Schuster - ha superato positivamente una prima fase del procedimento e che si è, dunque, instaurato il contraddittorio con il Governo italiano, che sarà tenuto a trasmettere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, entro la data del 26 marzo 2014, osservazioni scritte sul merito del ricorso.

Le coppie lamentano che lo Stato Italiano nulla ha fatto - nonostante il monito della Corte Costituzionale - per dare uno strumento giuridico di riconoscimento e di garanzia alle coppie cui non è consentito il matrimonio.

La Corte europea dei diritti dell’uomo non si è ancora espressa sulla ricevibilità e sul merito del ricorso, ma ha aperto la fase del contraddittorio con il Governo italiano. Questa fase, deputata allo scambio di osservazioni scritte tra le parti, dovrebbe concludersi entro il marzo 2014 2014 e, una volta terminata, la Corte europea dei diritti dell’uomo potrà procedere a decidere relativamente al pacchetto di ricorsi.

Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, dichiara: «ringrazio sentitamente le coppie che, di fronte all’immobilismo italiano, si sono tenacemente rivolte alla giustizia europea e gli avvocati che le stanno assistendo con grandissima professionalità. Ancora una volta l’Italia si trova a dover render conto di diritti violati o non rispettati, sarà interessante sapere cosa scriverà il Governo nelle sue osservazioni. Mi auguro cheche il silenzio discriminatorio del legislatore nazionale finalmente finisca!».



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Dott. Yuri GuaianaSegretario
Associazione radicale Certi Diritti

lunedì 23 dicembre 2013

Certi Diritti newsletter 20 dicembre 2013 - Dall'Europa un'altra lezione all'Italia

Riceviamo e pubblichiamo




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Ciao tutt**,

Sul nostro sito sono disponibili tutte le informazioni sul VII Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti : scoprite le convenzioni che abbiamo riservato ai nostri iscritti per la loro permanenza a Milano! A breve sarà disponibile il programma con l’ordine dei lavori e gli ospiti che animeranno il dibattito congressuale.
Vi ricordiamo che il venerdì è il giorno di Fuor di pagina, la rassegna stampa curata da Certi Diritti in onda su Radio Radicale alle 15:00, scaricabile in podcast su iTunes e disponibile in streaming quando vuoi sul sito di Radio Radicale >
Alcuni degli argomenti che approfondiremo: Renzi fa la voce grossa col Governo e accelera su civil partnership alla tedesca e step-child adoptions all'inglese. Le associazioni lamentano la sua morbidezza e chiedono il matrimonio egualitario mentre l'anima alfaniana del Governo lamenta le scelte troppo radicali del Sindaco. Leggeremo assieme anche gli interventi di Galan (FI) e Alicata (PD).
Poi: la polemica di NCD e Avvenire sul vademecum per i giornalisti pubblicato sul sito di UNAR, la sentenza della Corte Europea in merito ai benefit matrimoniali per le coppie che hanno contratto un’ unione civile, la campagna indiana "Gay for a day", le mosse di Francia, USA e Australia in vista delle Olimpiadi nella Russia delle leggi omofobe e... tanto, tanto altro ancora.
Con il vostro aiuto potremmo fare molto di più. Non riceviamo finanziamenti pubblici e tutto quello che facciamo dipende dall’autofinanziamento degli iscritti 

sabato 23 novembre 2013

GIO' STAJANO: MASSIMO CONSOLI MI SCRISSE DALL'OLANDA ED IO DIFFUSI, ATTRAVERSO "MEN", IL SUO MANIFESTO GAY


 
Rome Gay News – Archivio Massimo Consoli
ANTONIO DI GIACOMO intervista  Giò Stajano presso Frida un’amica di Roma il pomeriggio del 16 dicembre 1995


Stajano e Gullotta alla festa di compleanno di Consoli nel 1995
 
D. Giò Staiano definito da Massimo Consoli, la “madre del movimento gay italiano”. Sei d’accordo con questa definizione?

R. Beh, non è completa.  Stajano è la madre di tutte le battaglie per la liberalizzazione dei gay in Italia.  Vedi, l’otto novembre scorso, il quotidiano Il Tempo ha pubblicato con gran rilievo, mezza pagina con fotografia, la notizia del mio avvenuto decesso per AIDS. Notizia che, evidentemente, doveva essere falsa dal momento che sono qui oggi a parlare con te, ad un mese di distanza Qui a Roma, dove sono venuta per incontrarmi con il mio avvocato, per sporgere la denuncia-querela contro questo giornale per diffusione di notizie false e diffamatorie. Poi, quando sarà accolta alla Procura della Repubblica e stabilito il giorno dell’udienza, ne riparleremo. Intanto sono viva e sono viva da più di mezzo secolo. La mia prima nascita, come uomo, risale all’11 dicembre 1931 e la mia rinascita, come donna, cinquant’anni dopo, è dell’11 novembre 1981. Dunque cosa volevi sapere?

D. All’interno dell’Archivio Massimo Consoli stiamo portando avanti un lavoro, uno studio, che abbia come scopo principale quello di conservare la memoria storica del movimento gay italiano e  della realtà gay del nostro passato, attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, sia che si tratti di personaggi famosi che di illustri sconosciuti che hanno qualcosa da dire, da raccontare. E’ un lavoro importante che non ha mai fatto nessuno e che  verrà conservato presso l’archivio Consoli: non potevamo  che cominciarlo proprio con  Giò Staiano.
Giò puoi parlare liberamente al microfono ed il sottoscritto cercherà di interromperti il meno possibile.

Com’era la vita dei gay negli anni della “Dolce Vita”?

R. La vita dei gay, negli anni della dolce vita non esisteva. E questo  perché  dal 1950 al 1960, i gay in Italia non esistevano, almeno ufficialmente, si ignoravano. Si scopriva l’esistenza di qualche singolo caso solo in occasione di qualche fatto di cronaca nera. Per esempio, se qualche poveretto veniva scoperto in qualche  gabinetto pubblico  a compiere qualche gesto che non si sarebbe dovuto compiere in quel posto ( si fa una bella risatina). Oppure, nel caso di qualche delitto di qualche ragazzo, come successe con il famoso caso del delitto Lavorini a Viareggio. E in quei casi si parlava dell’omosessuale come di un turpe individuo che apparteneva al sottobosco del torbido e corrotto ambiente di quella  specie di mostri mitologici.

D.Quando sei approdata in una grande città come Roma?

Sono venuta a Roma per l’università nel 1951-52. Provenivo da una famiglia perbenissima italiana, con degli ascendenti illustri:  mio nonno,  Achille Starace,  (il padre di mia madre) era stato il segretario del Partito Fascista dal 1931 fino al 1939, poi fucilato con Mussolini a Milano a Piazzale Loreto. Quindi una famiglia di prestigio con principi dell’ortodossia più rigida. Però, quando a 16 anni nel collegio dei Gesuiti, fu evidente la mia tendenza omosessuale, si ricorse a delle cure endocrinologiche, con piccoli interventi d’innesto di ormoni maschili, allora praticato da un famoso chirurgo dell’epoca, il prof. Nicola Pende, che garantiva la guarigione; allora  l’omosessualità era considerata una malattia. Guarigione che regolarmente non avvenne!
Questo innesto d’ormoni maschili produsse soltanto l’infoltimento della barba che allora cominciava a crescere e che mi ha afflitta tutta la vita ( Giò si fa una bella risatina) e niente altro. 

D. I tuoi allora come reagirono? 

Allora, vedendo l’inutilità di queste cose, i miei familiari, per primo mio padre, accettarono la mia condizione psico-fisica, perché da persone intelligenti capirono che non era un vizio, una malattia, ma era stato di natura contro il quale non c’era niente da fare. E non fui più ostacolata. 

Quindi continuai a vivere in famiglia con l’affetto e il rispetto dei miei familiari e dei miei fratelli. E venni a Roma per l’università. Naturalmente,dopo gli anni del collegio, questa vita sempre condotta sul binario della rettitudine, priva di libertà, per la prima volta sola e libera, padrona di me stessa, (io parlo al femminile, ma allora ero un ragazzetto), e quindi assaporai appieno questa libertà e dell’università non me ne curai affatto. Ti ricordo ancora una volta che  allora gli omosessuali non potevano manifestarsi liberamente e quindi io che avevo questo atteggiamento effeminato, poi essendo afflitta dall’acne, il dermatologo mi aveva dato una polvere medicamentosa però leggermente rosata ed essiccante sul viso, sembrava che fosse cipria. E quindi suscitavo l’attenzione degli altri universitari goliardi e quindi, pensa tu, gli scherzi e le ironie…. Anche se non ci fosse stato questo fatto, la vita goliardica pretendeva la promiscuità di uomini e donne e quindi il dover parlare di donne, avere la ragazza.. tutte cose che a me davano un fastidio proprio epidermico. E quindi non mi sentivo a mio agio e tutto questo mi fece allontanare dall’ambiente universitario.


Giò Stajano ai tempi di Men
 
E pian pianino, nel centro di Roma, Piazza di Spagna, Via Margutta, cominciai ad incontrare gli altri omosessuali, perché non è che non esistessero, però bisognava riconoscersi con dei piccoli segni, come i cristiani ai tempi delle persecuzioni… Una volta individuati, si stabiliva una solidarietà reciproca e si finiva con il frequentarsi in piccoli gruppetti. All’inizio ne scoprii e loro scoprirono me, cinque-sei  in tutta Roma (risatina) e quindi ci si incontrava in via Veneto, Piazza di Spagna e si passavano le giornate insieme. Si andava molto al cinema: c’erano dei cinema particolarmente modici dove si pagava dalle tre alle cinquecento lire e si potevano vedere anche due film nello stesso giorno. Erano frequentati da militari in libera uscita e gli incontri erano facili, perché anche per gli eterosessuali era difficile incontrare ragazze. A quell’epoca, per avere un rapporto sessuale con una ragazza perbene, che non fosse una prostituta di una casa di tolleranza, bisognava fidanzarsi, sposarsi (risatina) E quindi i rapporti sessuali con ragazzi perbene, d’aspetto gradevole..Perchè poi il militare si faceva a 21 anni e c’erano dei ragazzi di 24,25,27,28 anni e i rapporti erano facilissimi.


D. E allora la risposta è scontata ma te la devo fare lo stesso : Non si parlava di FUORI, Arcigay, locali,  associazioni varie , riviste del settore come Lambda, Babilonia  e chi più ne ha più ne metta..giusto?

R. Ma neanche per idea, ma come te lo sogni scusa (ride). C’era, te l’ho detto, la fortuna di riconoscersi. In tutta Roma, a quell’epoca, eravamo un gruppetto, cinque, sei, otto, non di più… a dieci non si arrivava. E sotto un certo aspetto era anche una fortuna perché tutto il materiale umano maschile  era disponibile solo per noi (ride)..C’erano delle riserve enormi di virilità di cui usufruire (ride). Fra gli altri, l’unico autorevole omosessuale, a quell’epoca, perché aveva avuto una storia con il suo segretario, era un amico di famiglia, deputato monarchico, l’onorevole Vincenzo Cicerone, che affettuosamente chiamavo Zia Vincenza. E lui era stato protagonista di uno scandalo: aveva sparato al suo segretario perché aveva avuto l’ardire di annunciargli che voleva sposare una donna, dopo aver avuto una relazione sentimentale con lui e di aver avuto grandi vantaggi da questa relazione.

Come se non bastasse, dopo questo episodio, lui aveva un amico anch’egli omosessuale, Renato Moranzani, qui parliamo però di persone di una certa età, oltre i trent’anni, perché per noi, in quegli anni, oltre i vent’anni erano già anziani.
Questo era una specie di press agent, si interessava di lanciare nel cinema giovani attori e attrici ed era omosex. E organizzava a casa dei piccoli ricevimenti a cui partecipavano molti sportivi tra i quali i giocatori della Roma. Naturalmente c’era anche qualcuna di queste aspiranti attrici, ma non un granchè e quindi la parte erotica per lo più andava a beneficio della zia Vincenza. Infatti, dopo questi piccoli ricevimenti a casa di Renato, il gruppo migliore dei suoi ospiti, i giocatori della Roma, andavano a finire la serata in casa della zia Vincenza, dell’onorevole, che li accoglieva vestita da Geisha, con profumi orientali e chimono giapponesi. E quindi zia Vincenza e Renato divoravano questi giocatori della Roma, la quale Roma, come squadra di calcio, quell’anno retrocesse in serie B (risatina).

E quindi i tifosi infuocati, quando vennero a sapere come passavano le serate i propri beniamini, assediarono la casa della zia Vincenza, la volevano linciare, tantoché non potè più circolare per Roma e per qualche mese dovette scappare in America, per far passare questa ondata di furori sportivi contro di “lei”.

D. Hai cominciato a dipingere da giovanissima, una vera passione che coltivi ancora oggi..

Sì,  a via Margutta  avevo conosciuto Novella Parigini perché avevo  appunto tendenze a dipingere, cominciai a partecipare alle mostre con  i miei quadri. Avevo adottato un abbigliamento consigliato da Novella, un po’ vistoso, tutto nero, pantaloni nero, pullover nero accollato che poi fu quello che figurò nel film “La dolce vita” con catenelle dorate e bigiotteria sul collo. E quindi questa figura che non si era mai vista in giro per Roma, era un abbigliamento adatto per una donna, cominciai ad essere fotografato sui giornali. Poi il fatto di essere il nipote di Achille Starace, veniva sempre citato, come termine di confronto, questo nonno che aveva auspicato la maschia gioventù italiana e questo nipote che tutto poteva sembrare, tranne che il prodotto degli auspici (risatina). Cominciai ad acquistare una notorietà. Poi nasceva quella che Federico Fellini chiamò la Dolce Vita. Ci si incontrava nei caffè di via Veneto con Novella, venivano dei nobili romani, i principi Colonna, Borghese ed altri, attori, attrici, Linda Cristian e altre. Insomma, questo gruppetto, il nocciolo duro della dolce vita, dove ognuno aveva un ruolo. C’era Linda Cristian attrice, principi, i playboy e, per la prima volta, l’omosessuale che ero io, che non negavo di esserlo. E quindi come nella commedia dell’arte ognuno aveva il suo personaggio.

D. Quando nasce Giò  anche come  scrittrice  e giornalista?
 
 Nel 1959 scrissi il mio primo romanzo che s’intitola “Roma Capovolta”, che fece grande scalpore e venne sequestrato dopo un paio di mesi. La prima edizione andò a ruba. Come uscì la seconda edizione, fu sequestrato, processato e mandato al rogo.  Così Federico mi volle per la Dolce Vita, insomma io diventai il simbolo, l’unico omosessuale italiano esistente (risata). Poi sotto questo aspetto, non si parlò più di università e cominciarono ad offrirmi collaborazioni ad alcuni giornali come “Lo Specchio”, un settimanale del genere “Novella 2000” di oggi, che si occupava di scandali. Siccome io ero al centro di quell’ambiente, potevo fornire queste notizie. Poi, vennero altri giornali come “Momento Sera”.Nel frattempo, avevo scritto altri romanzi, sempre di argomento omosessuale e sempre sulla falsariga di fatti veri, di episodi veri.

Dopo il sequestro di “Roma Capovolta”, scrissi “Meglio un uomo oggi”, che però l’editore non ebbe il coraggio di pubblicare con il titolo che avevo scelto io, e lo cambiò con “Meglio un uovo oggi”! Ma anche quel titolo non riuscì a salvarlo dal sequestro e dal rogo.

Poi scrissi “Le signore sirene”dove, fattomi un po’ più furba, adottai tutta una metafora invece di dire apertamente che si parlava di omosessualità. Inventai delle donne che nascevano con i capelli  verdi e una voce armoniosissima; però, poi erano sterili. Per cui, dalla morale, il loro matrimonio veniva considerato inutile ed era vietato, visto che non aveva la funzione di riprocreare.

Il massimo desiderio di queste donne dai capelli verdi, era quello di avere un auditorio; che la loro voce venisse ascoltata da più uomini possibili. E anche questo venne vietato era considerato immorale, in quanto distrazione dai doveri familiari. Una volta creati questi personaggi, si sviluppavano delle vicende. Una delle sirene ero io. Alla fine, visto che queste erano sempre più sicure di sé, ed erano diventate troppo petulanti ed invadenti, fu ordinato il loro sterminio e vennero tutte soppresse in vari modi. Tutte, meno due che si salvarono rinchiudendosi in un armadio, ma non riuscendo, però, più ad uscirne. Dopo due anni furono rinvenute mummificate e vennero esposte in un museo con la dicitura “appartenenti alla specie umana, però non si riproducono, ma si moltiplicano”.

Nel ’68 scrissi “Roma erotica”, e poi “Il letto stretto”dove avevo rivolto particolare attenzione al lato psicologico. Quest’ultimo libro raccontava la vicenda di un eterosessuale che aveva incontrato un omosessuale con il quale aveva intrecciato una relazione semi-platonica  e contemporaneamente aveva un’amante, una donna. Lui voleva conciliare le due cose, cioè avere il coté sessuale soddisfatto dall’amante donna, e il coté intellettuale, anche sentimentale, soddisfatto dal giovane amico. Una situazione che andava bene per lui, ma non per gli altri due. Perché la donna voleva anche essere considerata come soggetto affettivo e l’omosessuale anche dal punto di vista sessuale.
Per questo il titolo del libro era “il letto stretto” perché non c’era posto per tutti e due.
Ebbe molto successo (il libro) ed aiutò la condizione degli omosessuali dell’epoca.

D. Poi arrivò la collaborazione  “rivoluzionaria”con MEN di  Adelina Tattilo

Sì, nel 1971  l’editrice Adelina Tattilo mi affidò l’incarico di redattore capo di “Men”che era nato tre anni prima come settimanale prettamente eterosessuale. Il primo a pubblicare le immagini osé di belle ragazze discinte al massimo, ad occuparsi di cronaca e di costume, con un occhio attento all’erotismo. Nato con la rivoluzione del ’68, all’inizio fu subito sequestrato. Ma il rappresentante ufficiale degli omosessuali continuavo ad essere io, da solo.

Anche di Pasolini e di altri personaggi, tutti sapevano che lo erano, ma nessuno si poteva permettere di dirlo ufficialmente. Io, quando i giornali lo dicevano, non querelavo, perché non ritenevo che fosse un’offesa. Avrei querelato se mi avessero detto che ero ladro o deficiente. Di conseguenza, sui giornali e sui cinegiornali ero sempre rappresentato io.

Così per  risollevare le sorti del settimanale Men, perché nel frattempo le vendite erano calate visto che a tutto si fa l’abitudine, anche alle fotografie delle donnine nude, la Tattilo ebbe l’idea di affidarmi l’incarico di redattore capo. Pur continuando il giornale a mantenere la sua impronta, vennero aggiunte delle pagine dedicate agli omosessuali. E fu un successo strepitoso.

Inaugurai una rubrica dal titolo “il salotto di Oscar Wilde spolverato da Giò Stajano”, dove, sulla prima puntata inventai la corrispondenza a cui rispondere. Dopodiché fui sommersa da una valanga di lettere. La tiratura del giornale aumentò vertiginosamente visto che non solo gli omosessuali nascosti lo compravano, ma anche gli etero scoprirono questo mondo che incuriosiva, che divertiva. Perché prendevo le cose sdrammatizzando. Anche se poi arrivavano lettere drammatiche, cercavo sempre di trovare una punta d’ironia, anche in me stesso e non solo in chi scriveva. Così l’editrice mi concesse più libertà ed inaugurai un altro spazio “Lo specchio di Adamo”, dove per la prima volta, in due pagine, c’erano le foto di ragazzi nudi, con lo slippino, come un  pin-up boy. Le fotografie erano di un giovane fotografo Roberto Iatti, un mio amico all’esordio.

Alessio Rano, che poi sposò Ornella Muti, fu uno dei modelli che posò con lo slippino. Addirittura la Banca Commerciale come omaggio ai clienti che avevano i più grandi depositi bancari, diede all’editrice i libretti degli assegni nominativi. Così diventai famosissimo e nel frattempo gli omosessuali cominciarono  a scoprire di non essere gli unici.


Marcella Di Folco
Questa rubrica durò fino al ’75 ed in tutto questo tempo gli omosex capirono di essere tanti e cominciarono a non vergognarsi. Così cambiò anche la mentalità dell’opinione pubblica. Da Torino, ci fu Angelo Pezzana che mi scrisse esprimendomi solidarietà e proponendomi di partecipare alla fondazione del Fuori! Gli risposi che andava benissimo ma che volevo continuare in un giornale eterosessuale, perché l’opera di liberalizzazione si poteva svolgere meglio così, anziché in un giornale o in un’associazione che sarebbe stata solo per gli interessati. Poi fu fondata l’Arcigay e man mano le discoteche eccetera. La prima discoteca di Roma fu il St. James. Ci venivano da tutta Italia. E adesso ce n’è una tale ondata che comincio a temere che poi si avveri la previsione delle “signore sirene”; e cioè che diventino talmente tante, le manifestazioni…A Bologna, per esempio, i gay sono al vertice della politica locale. Di recente, al consiglio comunale è stata nominata la mia amica Marcella Di Folco, che ha fatto il cambiamento di sesso a Casablanca un anno prima di me.





E quindi ho paura che poi ci sia una reazione contraria e che si avveri il finale del mio libro “le signore sirene”: che vengano sterminate tutte quante (risatina). Io mi auguro di no. Adesso vivo tranquilla e serena malgrado il mio mancato decesso. Ho lasciato l’ultima fatica letteraria che,per il momento, è stata la mia autobiografia pubblicata da Sperling & Kupfer, intitolata “La mia vita scandalosa”, presentata nell’agosto del 92 al Gilda, uno dei locali “In” di Roma. Poi, mi sono stancata di stare a Roma, visto che malgrado i miei interventi estetici e malgrado non dimostri l’età che ho, ( la carrozzeria è ancora in buono stato ma il motore ha fatto i suoi giri) mi sono stufata di stare a Roma e me ne sono tornata da tre anni nel mio paesotto natio nelle Puglie, con mia sorella ed i miei fratelli. Sono tornata alla pittura con dei quadri ispirati al Barocco, che pare trovino apprezzamenti dalle persone che se li prenotano. Ora c’è un’idea con Daniele Scalise (suggerita da lui, per la verità, di raccogliere tutta una serie di aneddoti tipo “Andreotti visto da vicino”, relativa appunto agli svariati personaggi che ho conosciuto.
 
 D. Parliamo  ora del momento in cui ti arrivò dall’Olanda il materiale di  Massimo Consoli. Ti ricordi esattamente come successe?


Come no. Dopo qualche settimana che avevo pubblicato la rubrica “il salotto di Oscar Wilde e Lo specchio di Adamo”, insieme all’altra corrispondenza, mi arrivò ciclostilata una lettera accompagnata da due righe firmata da un certo ( a me sconosciutissimo, allora) Massimo Consoli, con un resoconto delle sue iniziative a favore degli omosessuali in Olanda, con la preghiera di pubblicare.

Cosa che io feci. Invece di pubblicare la solita corrispondenza, quella settimana, quando ricevetti la sua lettera, la inserii senza alcun commento da parte mia. Anzi, mi sembra che aggiunsi due righe in cui dicevo che mi faceva piacere che Men fosse letto anche all’estero. Ma non pensavo veramente che tutto ciò potesse avere un seguito. Poi, invece, qualche anno dopo, quando Massimo tornò in Italia, mi telefonò, ci conoscemmo. E poi lui fondò l’OMPO’S al vecchio mattatoio, dove adesso c’è l’Alibi. E da allora è rimasta la mia amicizia con Massimo che ha dimostrato di essere valido, di lavorare tanto validamente ed intelligentemente per la liberalizzazione della condizione dell’omosessuale, per il Movimento, andando oltre il Movimento…

 D. Esattamente la lettera di Consoli cosa diceva?
 

Massimo Consoli negli anni '70
 
Conteneva dei ritagli di giornali, per lo più olandesi, con la traduzione in italiano, fatta da lui, con notizie sulla vita degli omosessuali da quelle parti. E in più, un programma vero e proprio compilato da Massimo per quello che avrebbe dovuto essere il Movimento che poi lui aveva intenzione di fondare.

Dopo che lo pubblicai, evidentemente essendo stato letto da persone come Angelo Pezzana, suscitò anche in loro l’idea. E da lì fu il seme che diede i frutti.

D. Dario Bellezza lo hai conosciuto? Come avrai letto sulla stampa, stiamo raccogliendo le firme e mobilitando l’opinione pubblica affinché gli sia riconosciuto il fondo Bacchelli.. 

Anche lui lo conobbi quando se ne occupò la stampa. Nel ‘72/73 mi mandò ( o lo fece la sua casa editrice) “Lettere da Sodoma”. Non è che feci una recensione, ma scrissi due righe di ringraziamento (perché oltre le lettere, sulla rubrica c’erano delle colonne telegrafiche in cui davo le risposte senza pubblicare la lettera come “ringrazio l’editore che mi ha inviato il libro di Dario Bellezza “lettere da Sodoma” che leggerò in compagnia di un pompiere perché la prudenza non è mai troppa (risatina), temendo una pioggia di fuoco.

Poi, lo conobbi personalmente. Devo dire la verità. Dario aveva una visione dell’esistenza molto diversa dalla mia che è sempre stata ottimistica mentre la sua era Pasoliniana, quindi molto pessimistica. E poi aveva un’intelligenza portata alla catastrofe. Non è che l’abbia frequentato molto, anche se ci siamo sempre rispettati reciprocamente. E adesso mi dispiace che stia male.

D. Sei d’accordo che possa usufruire del vitalizio Bacchelli?


Amanda Knering Dario Bellezza e Giò Stajano al Michelagniolo

 
Perché no, senz’altro. Ma tutti dovrebbero usufruirne, non credere che io navighi nell’oro. Attualmente, pur avendo guadagnato con il giornalismo, i miei quadri, il cinema, i libri..alla fine sono stati tutti lavori in nero, perché con la mia condizione di omosessuale, non venivo mai regolarmente inquadrato in una situazione contributiva. Quando arriverò a percepire nell’anno venturo la pensione sociale, penso che si aggirerà sulle cinquecentomila lire.
Intanto i miei fratelli e i miei quadri, mi aiutano.


Questa intervista finisce qui, caro Giò.   Grazie infinite per tutto quello che hai fatto, in tempi difficilissimi, da sola e senza l’aiuto di questo o quel partito, di questa o di quella associazione, per le/gli omosessuali e i transessuali di questo Paese.

 

http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/23/Festini_omosex_nel_1951_Roma_co_0_9601231712.shtml

 

sabato 24 agosto 2013

ALLERTA MENINGITE


DA LEGGERE 
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ALLERTA MENINGITE
Diffondiamo le comunicazioni del Ministero della Salute e ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) in merito a focolai di Meningite recentemente riscontrati fra MSM (maschi che hanno fatto sesso con maschi) negli USA e in Europa. Alleghiamo inoltre la scheda informativa del Ministero della Salute sulle Malattie da meningococco C .
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Ministero della Salute
Si invia la presente comunicazione per informarvi che, dal 2010 ad oggi, sono stati segnalati negli Stati Uniti, in particolare a New York, 22 casi confermati (inclusi 7 decessi) di malattia invasiva da meningococco del gruppo C, altamente virulento, in uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), 12 dei quali erano HIV-positivi. L'ultimo caso risale al febbraio 2013. L'età media dei casi era 34 anni.
Inoltre, tramite il Sistema Europeo di Epidemic Intelligence per le infezioni sessualmente trasmesse (EPIS-STI) ed il sistema di allerta rapido della Commissione Europea (EWRS), sono stati recentemente segnalati due focolai europei di malattia meningococcica invasiva da meningococco C.
Il primo, rilevato in Germania, ha riguardato 5 giovani MSM residenti a Berlino. I primi 2 casi identificati si sono verificati a maggio 2013, avevano entrambi 24 anni, erano HIV-negativi e si conoscevano; uno è deceduto e l'altro è sopravvissuto, con danni cerebrali irreversibili. Gli altri 3 casi, tutti ventenni, sono stati identificati retrospettivamente: 2 risalgono a febbraio 2013 ed uno a ottobre 2012; non erano apparentemente collegati tra loro e 2 di questi sono deceduti.
La tipizzazione dei ceppi di meningococco si basa sull'analisi di geni specifici del genoma batterico che definisce un codice identificativo per ogni isolato.
Tutti i casi tedeschi sono stati causati da ceppi di sierogruppo C appartenenti alle seguenti varianti PorA-VR1: 5-1; PorA-VR2: 10-8 and FetA: F3-6.
Il secondo cluster è stato rilevato in Francia, nella zona di Parigi, e ha coinvolto 3 MSM, HIV-negativi, di età compresa tra 29 e 45 anni. I casi sono stati segnalati tra il 13 ed il 20 giugno 2013. Analisi preliminari mostrano un'omologia tra il ceppo newyorchese e quello isolato nei pazienti francesi. Un caso sporadico, risalente a marzo 2013 e dovuto ad un ceppo con caratteristiche molecolari simili a quello tedesco, è stato identificato retrospettivamente in Belgio. Si tratta di un MSM, che una settimana prima dell'inizio dei sintomi era rientrato da un soggiorno di tre settimane a Londra.
Ulteriori analisi molecolari dei casi europei sono ancora in corso, ma i dati attualmente disponibili mostrano che in tutti i casi sono stati isolati ceppi di meningococco di sierogruppo C, PorAVR1: 1.5-1, PorAVR2 :10-8 e FetA: F3-6.
Da un'analisi preliminare dei dati della Sorveglianza Nazionale delle malattie batteriche invasive presso l'Istituto Superiore di Sanità, risulta che in Italia i casi dovuti a meningococco di gruppo C sono in diminuzione (da 46 casi tipizzati nel 2009 a 34 nel 2012) (report disponibile su http://www.simi.iss.it/files/Report_MBI.pdf)
Inoltre, dalle caratterizzazioni molecolari eseguite sui ceppi ricevuti in ISS, risulta che anche nel nostro Paese circolano meningococchi di sierogrupppo C con il genotipo identificato nei cluster europei e che, dal 2009 al 2012, è stato osservato un suo progressivo incremento percentuale sul totale dei ceppi C tipizzati (dal 16% nel 2009 al 62% nel 2012).
Da un prima valutazione del rischio effettuata dal Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC di Stoccolma) a seguito degli eventi sopra citati, risulterebbe un rischio aumentato di malattia invasiva da meningococco del gruppo C in MSM, con più elevato tasso di letalità rispetto alla popolazione generale, in relazione, in particolare, a viaggi internazionali e/o alla frequentazione di eventi collettivi di massa, rivolti anche alla comunità gay, caratterizzati da alta prossimità e numerosità di persone, provenienti da diversi Paesi, riunite in spazi limitati, tenutisi e in svolgimento in Europa durante la corrente stagione estiva.
E' infatti in relazione a questi eventi ludici e sportivi di massa che si verifica un'occasione favorevole alla diffusione delle malattie infettive, soprattutto quelle a trasmissione aerea. In proposito è stato predisposto l'allegato materiale informativo, relativo alla malattia ed alle misure di profilassi attualmente disponibili, del quale si chiede di darne la massima diffusione, anche inoltrandolo ad altre associazioni non presenti in indirizzo.
Si segnala, in particolare, l'importanza di sensibilizzare gli associati/utenti in merito e di invitarli a rivolgersi ad una struttura sanitaria o ai servizi vaccinali per avere ulteriori informazioni sulle misure di prevenzione, tra le quali vi sono efficaci vaccini per la prevenzione della malattia meningococcica e si suggerisce di dare la più ampia comunicazione possibile dell'evento in oggetto, a partire dai centri clinici che hanno in carico MSM con HIV (ai quali, peraltro, tale comunicazione arriva in seguito a quella fatta, per gli aspetti di sanità pubblica, da questo Ministero agli Assessorati alla Sanità regionali).
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ECDC
Il 25 giugno 2013, la Germania ha segnalato tre casi di malattia meningococcica invasiva causati da un unico ceppo di N. meningitidis sierogruppo C. Il 26 giugno altri casi causati dallo stesso ceppo patogeno sono stati segnalati dal Belgio (un caso) e dalla Francia (tre casi). Tutti i casi si sono verificati tra Maschi che hanno fatto Sesso con Maschi (MSM). Tre cluster simili sono stati riportati in passato in Canada e negli Stati Uniti.
A seguito di queste segnalazioni ECDC (www.ecdc.europa.eu) ha diffuso una allerta rapida che:
Informa sulla presenza di cluster di malattia meningococcica invasiva tra MSM in centri metropolitani europei causati da un ceppo che è stato associato ad un focolaio di simile con un alto tasso di mortalità a New York indica un aumento del rischio di Meningite tra MSM in Europa.
Allerta che viaggi e contatti internazionali, tra cui il contatto sessuale con partner stranieri, anche nel contesto di Gay Pride e di altri festival, possono essere fattori che facilitano la diffusione della malattia tra i maschi omosessuali.
Informa che sono necessari ulteriori studi microbiologici per fornire la prova di laboratorio di trasmissione diretta o indiretta tra i casi europei, così come tra i casi europei e statunitensi.
Allerta per aumentare la consapevolezza tra gli MSM, attraverso l'uso dei social media e delle community, così come tra gli operatori sanitari. Essenziale per la prevenzione e l'identificazione precoce di ulteriori casi.
Informa che la vaccinazione con il vaccino meningococcico coniugato contro il sierogruppo C costituisce un intervento di prevenzione efficace, e gli Stati membri dovrebbero considerare la vaccinazione come mezzo di controllo dei focolai in cui vengono identificati i cluster in specifiche popolazioni bersaglio.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - via Efeso 2A 00146 Roma
Segreteria Lun-Ven 9/18 - Tel. 06.5413985
Rainbow Line 800.11.06.11 Lun-Gio 12/19  -  Ven 12/17

martedì 20 agosto 2013

OMAGGIO A ULRICHS AL CIMITERO DELL'AQUILA


ricevo e ripubblico molto volentieri



K.E. Ulrichs
"Fino al momento della mia morte guarderò con orgoglio indietro a quel
giorno, 29 agosto 1867, quando trovai il coraggio di lottare faccia a
faccia contro lo spettro di un'antica idra irata che da tempo
immemorabile stava iniettando veleno dentro di me e dentro gli uomini
della mia stessa natura.
Parecchi sono stati spinti al suicidio perché tutta la loro gioia di
vivere era sciupata. Infatti, sono orgoglioso di aver trovato il
coraggio di assestare a questa idra il colpo iniziale del pubblico
disprezzo".



Con queste parole piene di dignità proprio nel suo 42° compleanno Karl
Einrich Ulrichs ci ricorda ancora oggi il suo coming out, davanti ai
suoi colleghi magistrati della Corte Suprema di Prussia nel 1867,
mentre chiedeva loro di rifiutare il paragrafo 175, divenuto legge per
perseguitare e punire con la morte l'omosessualità e gli omosessuali.

Nel ricordo affettuoso e ammirato della sua epica invettiva che gli è
costata la persecuzione e l'esilio, la povertà e la solitudine,
probabilmente il coming out più drammatico e coraggioso della storia
GLBTQ oltre che il primo di cui abbiamo notizia, noi dell'
Associazione
'FONDAZIONE LUCIANO MASSIMO CONSOLI' dobbiamo e vogliamo continuare a
ringraziarlo e raccoglierne il messaggio.

Rivolgiamo un caldo e affettuoso invito a tutti gli appartenenti alla
Comunità GayLesbicaTransQueer, a tutte le associazioni e le persone
Eterosolidali che si battono per la parità e il rispetto dei diritti
umani nella vita come nella società civile, a celebrare assieme il 1
settembre 2013 prossimo il 188° compleanno ( 28 agosto 1825) di Karl
Einrich Ulrichs, Eroe della lotta di emancipazione e liberazione
omosessuale, il "Nonno Gay" della nostra Varia Comunità.

Perciò noi della Fondazione LUCIANO MASSIMO CONSOLI vi invitiamo a
unirvi a noi nell'omaggio l'1 settembre prossimo a L'Aquila:
l'appuntamento è come ogni anno alle ore 12.00 davanti all'ingresso
del Cimitero Monumentale.

Dopo l'affettuosa cerimonia di omaggio, come ogni anno, si pranzerà
assieme da bravi com/pagni.

ASSOCIAZIONE 'FONDAZIONE LUCIANO MASSIMO CONSOLI

lunedì 12 agosto 2013

un altro gay suicidatosi: lo avrete sulla coscienza!

Ieri ho pianto per Roberto, un  angelo innocente che l'altro giorno a Roma all'età di  14 anni ha deciso di uccidersi per via della sua omosessualità. L'avrete letto su tutti i giornali. Così come su tutti i giornali avrete letto il susseguirsi delle solite dichiarazioni, lettere ed interviste rilasciate dai vari rappresentanti di questo o quel partito, di  questa o quella associazione. Associazioni  che, diciamolo chiaramente, fino ad oggi non sono riuscite a portare a casa nessun valido risultato a favore della comunità glbt.
In ogni caso la lettera di Cristiana Alicata  http://wordwrite.wordpress.com/ inviata a  la Repubblica  è la meno peggio delle altre ed è per questo che ve la ripropongo

Caro direttore,
come avremmo potuto evitare che un ragazzo di 14 anni si togliesse la vita, in piena estate, nel tempo in cui a quell'età si dovrebbe essere così felici da essere in pericolo solo per la propria incoscienza e dove il tormento interiore dovrebbe essere così endemico da essere visibile ad occhio nudo?

Di chi è la colpa di tanta solitudine? Chi è l'assassino?

Qualcuno mette quella colpa tutta nelle mani della sua brigata di amici, la comitiva come la chiamano a Roma, che magari (magari, perché noi non lo sappiamo e non possiamo saperlo, abbiamo solo quelle poche righe) aveva scorto in lui quell'elemento purulento di diversità che da che mondo è mondo diventa la leva dell'espulsione dal branco. Un nemico. Qualcosa di cui parlare contro è il più facile collante per una piccola comunità. Non è nemmeno un caso che i razzismi covino meglio nei luoghi isolati ed impervi ed un branco è un'entità generazionale più geograficamente simile ad una valle angusta.

Chi dà la colpa ai genitori supponendo che non abbiano visto, non si siano accorti, non abbiano sentito il flebile scricchiolio interno che alla fine si è fatto fragore di ossa, appena dopo avere finito di spezzare inesorabilmente qualcosa, da qualche parte. Come abbiano potuto non accorgersene e non amarlo a tal punto da scaldare quella parte che a quell'età comincia a scalpitare in direzione il più delle volte contraria agli abbracci materni, anche se ve ne sono.

Chi dà la colpa all'assenza di una legge, di una buona legge. Ma che cosa è una buona legge? Cosa avrebbe potuto evitare quel volo?

Una legge che puniva il branco che gli diceva, magari, "brutto frocio?". Era più forte l'offesa o l'esclusione dal proprio branco? E quale legge può obbligare a tenersi dentro il gruppo qualcuno, senza volergli bene?  Una legge che puniva i genitori per la loro distrazione o per la loro negazione o per una battuta maledetta magari davanti al telegiornale che recitava, magari, "i froci sono malati, non trovi anche tu figlio mio?"

Quale legge consentirebbe a noi tutti di non assolverci l'uno con l'altro davanti a quel mucchio di ossa andate in pezzi. Quale dannatissima legge?

Questo ragazzo si è ucciso. Non ci sono reati, se non quello mortale della religione che non accetta che l'uomo si tolga la vita (seguirà probabilmente dibattito sul funerale se la famiglia è cattolica e non sarà un bel dibattito a meno che non si faccia eccezione per evitare polemiche). Non esiste reato da punire o investigatore che possa affermare con assoluta certezza chi è l'assassino.

Non ci sono reati dimostrabili, nemmeno se esistesse un reato che punisce chi dice "frocio di merda", perché potrebbero non esserci testimoni, perché i cadaveri non parlano. Se non c'è un reato, non ci sono aggravanti da distribuire.

E allora?

Proviamo ad immaginare un Paese dove fin dalle scuole elementari si parla di diversità. Dove si smontano le paure e si disintegra quella cultura del dominio sulla debolezza che vale per i gay, come per le donne, per i migranti, per i Rom, valeva per i terroni in terra lombarda negli anni ottanta, come per chiunque non sia l'effige del vigliacco bicipitismo italico o di una qualche razza autoctona che rilevi una diversità anche flebile tra le proprie fila. Siamo costituiti di gerarchie, di familismo malato ed asfittico, di imposizioni generazionali e di genere. Siamo permeati di quella violenza ovunque e in ogni momento. Per guarire dall'omofobia l'intero Paese dovrebbe andare a scuola, ritrovare il senso vero della forza che non passa per i muscoli, non passa per l'età, non passa per la differenza di genere. Ma cosa dovrebbero dire gli insegnanti nelle scuole? Che i gay sono uguali a tutti gli altri? Uguali in che senso? Perché hanno mani e piedi e sorrisi e muscoli e occhi? I gay sono diversi dal luogo comune. La donna è diversa dal luogo comune. I migranti sono diversi dai luoghi comuni. Un ciccione è diverso dal luogo comune. Un ragazzino storto o che si fa ancora la pipì addosso o che ha brufoli in quantità tale da essere come un appestato è diverso dal luogo comune.

E allora cosa fa di un gay qualcosa di diverso dagli altri? Leggi che non lo rendono uguale. Un gay non può sposarsi e, in teoria, non potrebbe crescere figli.

Allora non è uguale! E quindi cosa andremmo a dire nelle scuole? Non picchiate i gay perché sono uguali, cioè non proprio: non toccateli, abbiatene un po' pena, trattateli con delicatezza, poveretti.

Non voglio vietare a qualcuno di pensare che i gay non possano crescere figli o che non possano sposarsi. Ma voglio che lo Stato lo scriva su una legge, come accade nei paesi civili. Voglio che lo Stato scriva che i gay sono uguali davanti alla legge come tutti gli altri cittadini italiani. Non mi importa di un aggravante che manda in galera 2 anni invece che uno chi picchia un gay. Voglio che lo stato prevenga. Voglio che lo stato curi le radici del suo essere comunità, non spruzzi un po' di diserbante qua e là, cercando di ammazzare la mosca di turno. Voglio che lo Stato sancisca che i gay possono essere genitori perché non è l'orientamento sessuale della coppia, non è il genere dei genitori che cresce un figlio. E se vi scorre un leggero brivido sulla schiena su questo passaggio, state pensando che la parola gay e la parola bambini, accostate sono una cosa brutta e quindi state cogliendo il vero punto di tutta la questione omofoba: la paura più atavica degli omofobi e dell'omofobia più collettivamente diffusa e primordiale è proprio quella, ed è legata alla nostra idea di famiglia, al sangue, alla gerarchia, ai ruoli di dominio legati al genere.

Io penso che
solo un Paese che ricostruisce il suo tessuto culturale fuori da quell'angolo angusto sarà un Paese migliore per i gay, per le donne e per tutti i diversi. E sarebbe un Paese dove il futuro sarebbe più comodo per tutti, persino per l'economia (dedicato a chi non vede la priorità in questi temi) perché saremmo un Paese abituato ai pensieri complessi e non ai tragitti già solcati, saremmo un Paese progressista e non conservatore e gattopardo.

 

domenica 28 luglio 2013

RICORDANDO GIO' STAJANO, "LA MADRE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO"




Amanda Knering, Dario Bellezza e Giò Stajano al Michelagniolo
 
IL 26 LUGLIO DI DUE ANNI FA MORIVA, A QUASI  80 ANNI, LA CONTESSA MARIA GIOACCHINA STAJANO STARACE BRIGANTI DI PANICO IN ARTE GIO' STAJANO.  HO AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERLA  AL MICHELAGNIOLO E DI INTERVISTARLA  NEL LONTANO 1995. SOLITARIA E SPESSO CRITICA NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO,   RIUSCI'  DA SOLA  E  PRIMA DI TUTTI GLI ALTRI, A DARE UN ENORME CONTRIBUTO ALLA CAUSA DI LIBERAZIONE DEGLI OMOSESSUALI NEL NOSTRO PAESE.






il settimanale Men degli anni 70
 CON LA SUA PROROMPENTE PERSONALITA', CON I SUOI LIBRI CONSIDERATI ALL'EPOCA SCANDALOSI (IL PRIMO PUBBLICATO NEL 1959!) E  LE SUE RUBRICHE TENUTE SU GIORNALI POPOLARI E A LARGA DIFFUSIONE COME" MEN", (AGLI INIZI DEGLI ANNI 70), GIO' STAJANO  CONTRIBUI', IN UN MODO O NELL'ALTRO,  A  CAMBIARE LA MENTALITA' DEGLI ITALIANI   IN MATERIA DI OMOSESSUALITA'. COMPRESA QUELLA DEGLI STESSI OMOSESSUALI REPRESSI.






Giò Stajano, Massimo Consoli e Leo Gullotta
NEL 1995 FU DEFINITA DA MASSIMO CONSOLI  "LA MADRE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO", PER AVER FATTO DA TRADE UNION E VEICOLO PUBBLICITARIO TRA I PRIMI ATTIVISTI DEL NASCENTE MOVIMENTO GAY.






LA VOGLIO RICORDARE  PUBBLICANDO UN SUO
 VECCHIO ARTICOLO CHE HO RITROVATO SUL NUMERO 48  DI MEN DEL 1970, QUANDO FU INVITATA  A PARIGI DA ANDRE' BAUDRY, DIRETTORE DI ARCADIE.



GIO’STAJANO A PARIGI PER IL BANCHETTO ANNUALE DELLA ASSOCIAZIONE OMOFILA FRANCESE

ARCADIE, MON AMOUR

 

da MEN  n. 48 del 30 novembre 1970

 

Parigi … “perciò, quando abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante del suo giornale..” monsieur André Baudry, direttore di “ ARCADIE”, la rivista letteraria e scientifica francese che da circa un ventennio è l’organo ufficiale degli omosessuali di tutto il mondo...stava parlando di me.
 

 Il banchetto era iniziato all’una, nella Salle Lancry, in rue de Lancry, dove oltre cinquecento “Arcadisti” (altrettanti avevano dovuto rinunciare a partecipare al banchetto per l’insufficienza capienza della sala) si erano recati in corteo da rue du Chateau d’Eau dove ha sede il loro club. Salmone rosa con riso alla coreana e discorso di un giovane professore di sociologia della Sorbona. Molto bello (il discorso, e anche il giovane professore, che invocava il riconoscimento degli omosessuali da parte della società). Filetto di vitello alla Villeroy con piselli e funghi trifolati e discorso
 
dell’amministratore generale onorario della Comedie Francaise. Molto saporito (il filetto di vitello e il discorso dell’amministratore generale onorario – una specie del nostro Ghiringhelli, come importanza ufficiale – che raccontava come  il generale De Gaulle non avesse trovato nulla da eccepire, nel confermargli un incarico così prestigioso, sul fatto che egli fosse “così”). Pollo arrosto con patatine fritte e insalata mista e niente discorsi ma, in compenso, fitta conversazione con i miei vicini di destra  e di sinistra, alla tavola d’onore dove mi è stato assegnato un posto come ospite di riguardo.


Giò Stajano nel 1970 su Arcadie
 
Monsieur Pierre Nédra, alla mia destra, mi spiega che secondo una sua (personalissima) teoria il piacere, in un amplesso omosessuale, dovrebbe essere doppio di quello procurato da un amplesso eterosessuale, giacché in questo “agiscono” un uomo che è fisiologicamente “proiettivo”e una donna che è fisiologicamente “ricettiva”, mentre in un amplesso omosessuale i due partners sono contemporaneamente “proiettivi” e “ricettivi”, il che raddoppia “automaticamente” il loro piacere: provare per credere. Alla mia sinistra, nel frattempo, il presidente del club di rue du Chateau d’Eau mi confida che adora l’Italia in generale e Roma in particolare e che ci va “in viaggio di nozze” ogni volta che cambia “marito”. Finora  c’è andato cinque volte. Formaggi assortiti e discorso di monsieur Baudry. Sono le cinque e mezza passate e siamo a tavola dall’una. Io ho trascorso la notte in treno (il “Palatino”: partenza da Roma la sera alle sei e mezza, arrivo a Parigi la mattina alle nove): la stanchezza e lo stomaco pieno fanno il loro effetto. La “papagna” è inevitabile. Per fortuna gli occhiali funée mi consentono di chiudere gli occhi, col capo appoggiato assorto, durante il discorso di monsieur Baudry. “..perciò, quando abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante del suo giornale, siamo stati ben felici di rispondere affermativamente, anche se i nostri corrispondenti dall’Italia, ai quali abbiamo chiesto informazioni, ci hanno messi in guardia sulle intenzioni con cui egli sarebbe potuto venire tra noi, avvertendoci che i suoi articoli sono spesso critici e pungenti nei confronti degli omosessuali”. La “papagna” svanisce istantaneamente: devo replicare alle “informazioni”. I miei articoli sono critici e  pungenti nei confronti di quegli omosessuali che meritano critiche e pungolature. Di quelli, per intendersi,c he si criticano già da soli, dando ragione (col tener nascosta il più possibile la loro natura) a tutti coloro che ritengono che l’omosessualità sia un criticabile e vergognoso difetto da tenere, appunto, il più nascosto possibile. A che serve invocare un riconoscimento da parte della società se si fa tutto il possibile per non essere “riconosciuti”? Come dovrebbe fare, scusate, la società a “riconoscere” qualcosa o qualcuno che si ostina a nascondersi persino a se stesso? Applausi scroscianti. Tra i cinquecento e più partecipanti al banchetto nella Salle Lancry ci sono funzionari statali, liberi professionisti, ufficiali delle varie armi, impiegati, commercianti, artigiani, studenti universitari,operai: ad eccezione di qualche chioma vistosamente biondo-rossa (neppure una decina in tutto) tra i più giovani, e di qualche sguardo pateticamente ravvivato da un’idea di bistro (anche questi da contare sule dieci dita) tra i più venerandi, hanno tutti un aspetto “normalissimo”. Se non si sapesse che si tratta di una riunione di omosessuali nessuno potrebbe “sospettare” che tutti quei distinti signori preferiscono l’amore degli uomini a quello delle donne. C’è perfino, tra gli invitati, un funzionario della polizia e un rappresentante del prefetto che sono stati pregati di presenziare alla riunione per constatare con i propri occhi che tutto si svolge nel più normale dei modi. Potrebbe mai accadere qualcosa di simile in Italia? A proposito d’Italia: il mio treno (sempre lo stesso Palatino) riparte alle sei e mezza dalla Gare de Lion. Lascio a metà il gateau-gelato che conclude il banchetto e mi precipito alla stazione con un taxi. Nella Salle Lancry i cinquecento Arcadisti, frattanto, hanno cominciato a sturare lo Champagne per brindare a se stessi ed alla loro reciproca solidarietà. In pace e letiZIA, ovviamente.

Giò  Stajano



martedì 2 luglio 2013

MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER L'"ORGULLO

ricevo e pubblico molto volentieri
 
 
MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER L'"ORGULLO
INDIGNADO 2013"

Quel 28 giugno del 1969 le nostre sorelle newyorkesi non avevano carri.
La rivolta di Stonewall non è fu una sfilata, fu l'inizio di una rivoluzione. Erano appena duecento translesbofroci, stanche degli attacchi della polizia, e fecero esplodere la loro rabbia contro la
translesbofrocifobia, il classismo, la puttanofobia, l'effeminatofobia ed il razzismo.

Oggi usciamo dalle nostre case, dai nostri angoli, dai nostri marciapiedi, dai nostri posti di battuage, dai nostri locali gay, dai nostri lavori e dalle nostre disoccupazioni per unirci alla resistenza. Perché non lasceremo che continuino ad attaccarci, ricattarci, aggredirci, buttarci fuori dalle nostre case e dal paese.
Per sopravvivere, resistiamo al massacro neoliberalista ed al terrorismo etero patriarcale e fascista.

Oggi come ieri continuiamo a gridare:

NO PASARAN!!

Anche oggi continuiamo a denunciare la depoliticizzazione e la commercializzazione del pride che si sta degradando, mentre l'imprenditoria gay-lesbica continua spillare soldi. Ci continuano ad offrire divertimento per noi ed affari per loro, consumismo e incretinimento.

Ma non siamo solo consumatori, ma menti e corpi pensanti, soggetti politici, e continueremo ad interferire politicamente ovunque, che piaccia loro o no. Non vogliamo quartieri emblematici translesbofroci, come quello di Chueca (quartiere gay di Madrid – N.d.T.), continuino a trasformarsi in spazi elitari di lucro. Non vogliamo luna park imprenditoriali a tema.

E continueremo a lottare, con le nostre sorelle di Uganda, Francia, Turchia, Ecuador, Russia e tutto il mondo, affrontando l'escalation del fascismo translesbofrociofobico. Se toccano una sola di noi, ci
toccano tutte!!!

Siamo più che mai isteriche!!! Difenderemo fino alla morte la sovranità sui nostri uteri, non permetteremo la loro occupazione da parte dello stato né della chiesa.

Cacciate i vostri rosari dai nostri ovari!!!
Il mio corpo è mio e solo mio!

Occuperemo i loro consultori medici e i loro centri di rassegnazione di genere finché non ci lascino decidere per noi stesse/i quando, come e perché cambiare o non cambiare il nostro nome nella carta
d'identità, prendere o non prendere ormoni, operare o non operare i nostri corpi.
È la loro transfobia che ci fa schifo, non i vestiti, i nomi o i soprannomi che ci piace usare ogni giorno.
Il mio corpo è mio e solo mio!

Manifesteremo nelle strade molte volte ancora finché si interrompano le aggressioni e le minacce della polizia a puttane e puttani, finché non riconoscano i diritti delle lavoratrici del sesso.
Indegno è chi firma le espulsioni per i migranti, non chi vende compagnia e piacere.
Nessuna aggressione sarà senza risposta. Il mio corpo è mio e solo mio!

Non potrete curare le nostre deviazioni, non crediamo né nella vostra normalità, né nella vostra rettitudine. Ci buttate fuori casa per fare un affare del nostro diritto a un tetto anche a costo di condannarci all'esclusione sociale. Ma i veri sgomberi li faremo noi il parlamento, il palazzo della Zarzuela (residenza della famiglia reale spagnola – N. d. T.) e la cattedrale dell'Almudena.
Siamo stanche della vostra corruzione, di vedere come rubate il denaro pubblico, il nostro, mentre ci annoiate con il mantra della santa austerità.

E invece nella strada ci volete ammutoliti, vi infastidiscono le nostre proteste e vi fanno paura le informazioni che diamo.
Beh, non staremo zitti né smetteremo di informare, nonostante le identificazioni, le detenzioni e le multe che ci metterete.

Continueremo a lottare contro il decreto real-fascista che lascia senza copertura sanitaria a i/le senza documenti. Non staremo a guardare come esploderanno le malattie contagiose, la sifilide, la tubercolosi, il razzismo. Non vogliamo comprare gli antiretrovirali al mercato nero, né tornare a contare i sieropositivi morti per mancanza di cure mediche. Non staremo a guardare mentre smantellano il nostro
sistema pubblico di sanità.

Fermeremo la distruzione dell'educazione pubblica e combatteremo la franchista legge Wert (Ministro della pubblica istruzione spagnola -N. d. T.). Non permetteremo che si continui ad alimentare l'omofobia
nelle scuole ed istituti con la complicità della chiesa cattolica.
Butteremo fuori la chiesa dalle nostre aule. Perché siamo stanche/i del bullismo verso gli alunni/e e i professori/esse translesbofroci, stanche/i che si rendano sistematicamente invisibili le nostre famiglie. Perché abbiamo bisogno di formarci come cittadini critici rispetto al sistema e non resteremo ferme/i a guardare come ci invitano a abbandonare i nostri studi o ad essere costretti a emigrare per continuare a formarci, nella didattica e nella ricerca, e tutto per una presunta mancanza di denaro pubblico.

Con orgoglio, dal basso e dalla lotta nella strada. Un pride di denuncia perché il pride è protesta, collera e rabbia.
Rabbia per questo colpo di stato finanziario, neoliberale, neocoloniale e fascista.
Collera contro questo capitalismo che cerca di ricomporsi di nuovo al prezzo della distruzione e dell'annichilimento di qualunque opzione di vita dignitosa.
Protesta contro queste politiche che pretendono privatizzare tanto i beni comuni quanto i nostri corpi.
Corpi che resistono e si rivoltano contro le ostie della chiesa e contro i colpi della polizia.

Ora più che mai è fondamentale la lotta collettiva, unire forze translesbofrociputtane, più pericolose, scandalose e rabbiose che mai.
Non ci potranno azzittire.
http://asambleatransmaricabollodesol.blogspot.com.es/


mercoledì 19 giugno 2013

IMMA BATTAGLIA e MAURO CIOFFARI PUBBLICHINO I LORO BILANCI ONLINE!


I risultati delle elezioni amministrative tenutesi il 26 e 27 maggio scorso a Roma ci  hanno consegnato, sul fronte glbt, qualche piacevole ed inaspettata  sorpresa.

 Ce l’ha fatta  Mauro Cioffari candidato SEL  al I^ Municipio con circa 500 preferenze.  http://www.sinistraecologialiberta-roma1m.org/spip/spip.php?article501

Non ce l’ha fatta invece Rossana Praitano  candidata al consiglio comunale con il Pd che è riuscita  ad ottenere  881 voti.

 



Andrea Alzetta
Botta di …fortuna  invece per Imma Battaglia  che ha ottenuto 1220 voti e che è stata ripescata  in quanto la prima dei non eletti SEL. La Battaglia  entra nell’assemblea capitolina  al posto del suo collega Andrea Alzetta che ha ottenuto 1728 voti, (più di 500  voti rispetto alla Battaglia) ma dichiarato ineleggibile  per un fatto accaduto nel 1996   D:\users\mn\Documents\Alzetta non rieleggibile Ma lui È un paradosso - Roma - Repubblica_it.htm .

 


A questo punto mi auguro vivamente che la consigliera Battaglia, divenuta una donna politica a tutti gli effetti, e per giunta di SEL che,  della trasparenza e della onestà ne hanno fatto da sempre un cavallo di ..battaglia,  pubblichi ora  online i bilanci suoi e anche quelli della sua organizzazione  Di’Gay Project  http://www.digayproject.org/ . Faccia chiarezza una volta per tutte, sulle chiacchiere che circolano e non solo online http://www.wikipink.org/index.php?title=Imma_Battaglia  , relative alla cospicua  condanna  per evasione fiscale comminata  al Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli ai tempi in cui Lei,  ne era stata  la presidente.




Imma Battaglia
 
Spieghi  inoltre la consigliera Battaglia, se il Gay Village è anche suo e in che misura, e se sì, come intenderà risolvere il  suo conflitto d’interesse che si crearà quando  l’assemblea capitolina sarà chiamata a finanziare questo o quel progetto, presentato ANCHE dalle  associazioni che “girano” intorno alla sua persona?




 


domenica 26 maggio 2013

CANDIDATI GLBT PUBBLICATE ONLINE I VOSTRI REDDITI E QUELLO DELLE ASSOCIAZIONI PRESSO LE QUALI AVETE LAVORATO!


E’ soprattutto l’omosessuale militante a parlare di “comunità glbt”. Gli eterosessuali, da questo punto di vista, un po’ perché non sono interessati all’argomento, un po’perché in quanto ignoranti in materia, abboccano a tutte le notizie   diffuse proprio dai cosiddetti frociologi e successivamente amplificate dai giornalisti frociaroli.  E allora esistono due categorie di militanti gay che usano  impropriamente il termine comunità e che mai nessuno si è mai degnato di verificare se esiste o no.  Alla prima categoria appartengono  quei gay che auspicano realmente la nascita di una  comunità  forte e coesa  e cominciano quindi a menzionarla dappertutto, nei loro discorsi, comunicati stampa etc  se non altro come linguaggio, con la speranza che un giorno si sviluppi realmente. Questo è il caso di Dario Bellezza o di  Massimo Consoli che un giorno ad una mia domanda diretta “ ma ndo sta’ questa comunità che hai sempre in bocca e che invece non esiste?” mi rispose, spiritosamente e da gran paragnosta : chérie ma la nostra è una comunità…varia!
Dario Bellezza
Invece  alla seconda categoria appartengono quei gay militanti arrivisti che hanno fatto della loro e dell’altrui omosessualità un business. Costi quel che costi. Penso a un De Giorgi -  militante rampante e commerciante all’interno dello stesso Arcigay, una realtà che  dovrebbe essere una “no profit”. Ebbene questo signore prima partecipa alle primarie del Pd sponsorizzando Renzi  e poi accetta la candidatura di un uomo come Monti che, successivamente lo scarica dopo  che lo stesso De Giorgi viene "sputtanato" per essere stato fotografato insieme a delle drag queen.  Ecco questa gente , quando intereagisce con le istituzioni  e con i media, per avere più visibilità e prestigio, si riempie sempre la bocca di termini nobili  come “comunità”  o di “ rappresentante del movimento glbt”. Purtroppo per noi, le cose non sono come sembrano e la realtà è un'altra. Questi pseudo rappresentanti non sono mai stati eletti dalle/dagli omosessuali di questo Paese e quindi non sono rappresentanti proprio di un bel niente! Insomma ci troviamo di fronte ad una mistificazione omosessuale.  Come diceva  Bellezza “questa gente è rappresentante soltanto di se stessa” e al massimo aggiungo io, della loro cricca. Nulla più.  
 
 
La biografia di Imma Battaglia, per esempio,  su wikipedia e su alcuni organi di  stampa  parla di una  persona che è riuscita, per la prima volta, a portare in piazza 1 milione di persone in occasione del World Pride  2000. In realtà la Repubblica , quotidiano frociarolo, all'epoca parlò di 200.000 mila manifestanti e  la questura  invece di 70.000. Ecco ci vuole una bella faccia tosta a  passare da 200.000 ad un milione di manifestanti nel giro di poco tempo, approfittando del fatto che la gente non ha memoria storica degli eventi e approfittando altresì dell' acclarata poca  professionalità dei giornalisti abituati oramai a riportare le notizie senza averle prima verificate. Conservo ancora un articolo di Consoli dei primi anni ‘90 pubblicato su Paese Sera in cui indicava in 300.000 gli omosessuali residenti nella Capitale in quegli anni. E questo non tanto perché li conoscesse uno ad uno , ma solo in virtù del  rapporto Kinsey del ‘48 che stimava in un 10 % la popolazione omosessuale nel nostro Pianeta! Ecco, la storia gay è piena di  castronerie come quelle sopracitate, tirate fuori soltanto per far credere alla stampa e al politico ‘etero’ di turno  a caccia di voti , e che del mondo gay conosce soltanto al massimo  Platinette e la Luxuria per averle viste in tv, che tu - come presunto leader omosessuale - tieni le redini della comunità glbt. Tutto dipende da te visto che  sei in grado di far spostare centinaia di migliaia di voti in un senso o nell’altro. E aggiungo io , magari fosse così! Perché questo significherebbe essere riusciti nel nostro intento, vale a dire quello di aver creato una comunità. Invece ecco che la realtà è un’altra e  i nodi vengono al pettine.
 
 
Quando  non un partito qualsiasi, ma uno  di sinistra  ( ve la ricordate la falsità diffusa per anni dai vari arcisghei e dai nostri Sallusti alla rovescia che i gay erano tutti di sinistra?) ti offre una candidatura e tu rastrelli alle Regionali 2013 solo 1249 miseri voti (lista civica per Zingaretti) e 3595 la volta precedente alle Europee  2009 (in tutta la circoscrizione sud per Sinistra e Libertà) tu, Imma Battaglia, come ti giustifichi visto che ti vanti di aver portato in piazza un milione di persone in occasione del pride 2000 e ti vanti altresì di raccontare alla stampa che nel "tuo" GayVillage passano ad ogni stagione annuale 200-300 mila persone? Stessa storia per lo straconosciuto Franco Grillini addirittura candidato a sindaco di Roma dal PSI che nel 2008 riuscì a rastrellare solo 13.620 voti. A dimostrazione che le oltre 30.000 tessere di cui si vanta di avere l'arcigay romana  non servono a fare politica ma soltanto per entrare in una sauna o  in una darkroom e a mantenere  i costi  della stessa arcigay.


Ma allora perché questi 300 mila gay romani di cui parlavo sopra e contati male da Consoli,  che avrebbero potuto votare, magari turandosi il naso,  i “nostri” rappresentanti glbtqixyz... invece  in tutti questi anni, di fatto, non l’hanno mai fatto? 
 
 
Venerdi scorso, leggendo la Repubblica , apprendo per caso che  Rossana Praitano – ( è stata per anni, come la stessa Battaglia, presidente del circolo Mario Mieli di Roma), si presenta alle comunali 2013 della Capitale come indipendente nelle liste del PD. Anche la stessa Battaglia, imprenditrice del Gay Village come la definisce Dall’Orto,  ci riprova questa volta  candidandosi  con SEL. Io di certo non le voterò anche se ho ben a cuore termini come “comunità”, “onesta”, “trasparenza” usati a iosa in questi giorni  dalle candidate su citate e dai partiti che stanno rappresentando.

 Queste signore avevano il potere oltreché il dovere morale - prima ancora di occuparsi di unioni civili, matrimoni gay ed omofobia - di dare la massima diffusione,  con ogni mezzo e in special modo attraverso internet, dei bilanci del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di cui, ripeto, per anni, sono state le presidenti.

   Una rendicontazione al centesimo  (visto che il circolo ha preso finanziamenti pubblici e usufruisce di una sede comunale) del loro operato che avrebbe contribuito a fare da collante fra i “vertici” e la”base”. Quella stessa “base”che da anni i vari leaders del movimento dicono di stare al servizio e non servirsene. Base che è composta dalla stragrande maggioranza degli omosessuali italiani che non frequenta i circoli, non va ai pride, che non ha coscienza di sé,  ma che ha  il diritto/dovere ad essere informata.

 

 

 E’ questa la  conditio sine qua non,  insieme a quella di indire le  primarie gay,  consultazioni dirette mai fatte nella storia del movimento gay italiano , a cui  in tutti questi anni non si doveva rinunciare se si voleva realmente creare una comunità glbt nel nostro Paese. Ma dirò di più.
 Queste signore hanno continuato a considerare i cittadini omosessuali di questo Paese come oggetto e non come soggetto di diritto anche quando, sui media anni fa, e più di recente anche in rete su http://www.wikipink.org/index.php?title=Imma_Battaglia ….sono apparse notizie  vergognose riguardanti  una condanna per un’evasione fiscale molto cospicua in cui è stato coinvolto il suddetto circolo. Notizie che gli omosessuali di questo Paese si sarebbero aspettati di leggere sui siti di informazione di queste organizzazioni chiamate in causa ! Con le dovute spiegazioni  del caso non vi pare?

 

Queste signore hanno inoltre sottaciuto e mai preso le distanze nei confronti di  Luigi Cerina, primo consigliere per i diritti civili degli omosessuali, appoggiato in cambio di favori da tutto l’establishment del movimento e condannato per truffa  dalla Cassazione a risarcire più di un miliardo delle vecchie lire per aver speculato sulla pelle dei malati d’aids.

 

Per queste ragioni non sosterrò mai dei candidati  solo perché sono omosessuali come me.

Per dovere di cronaca, l'altro candidato glbt alle comunali di Roma  è Mauro Cioffari per SEL come riportato su http://www.wikipink.org/index.php?title=Voto_gay 
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