domenica 28 luglio 2013

RICORDANDO GIO' STAJANO, "LA MADRE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO"




Amanda Knering, Dario Bellezza e Giò Stajano al Michelagniolo
 
IL 26 LUGLIO DI DUE ANNI FA MORIVA, A QUASI  80 ANNI, LA CONTESSA MARIA GIOACCHINA STAJANO STARACE BRIGANTI DI PANICO IN ARTE GIO' STAJANO.  HO AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERLA  AL MICHELAGNIOLO E DI INTERVISTARLA  NEL LONTANO 1995. SOLITARIA E SPESSO CRITICA NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO,   RIUSCI'  DA SOLA  E  PRIMA DI TUTTI GLI ALTRI, A DARE UN ENORME CONTRIBUTO ALLA CAUSA DI LIBERAZIONE DEGLI OMOSESSUALI NEL NOSTRO PAESE.






il settimanale Men degli anni 70
 CON LA SUA PROROMPENTE PERSONALITA', CON I SUOI LIBRI CONSIDERATI ALL'EPOCA SCANDALOSI (IL PRIMO PUBBLICATO NEL 1959!) E  LE SUE RUBRICHE TENUTE SU GIORNALI POPOLARI E A LARGA DIFFUSIONE COME" MEN", (AGLI INIZI DEGLI ANNI 70), GIO' STAJANO  CONTRIBUI', IN UN MODO O NELL'ALTRO,  A  CAMBIARE LA MENTALITA' DEGLI ITALIANI   IN MATERIA DI OMOSESSUALITA'. COMPRESA QUELLA DEGLI STESSI OMOSESSUALI REPRESSI.






Giò Stajano, Massimo Consoli e Leo Gullotta
NEL 1995 FU DEFINITA DA MASSIMO CONSOLI  "LA MADRE DEL MOVIMENTO GAY ITALIANO", PER AVER FATTO DA TRADE UNION E VEICOLO PUBBLICITARIO TRA I PRIMI ATTIVISTI DEL NASCENTE MOVIMENTO GAY.






LA VOGLIO RICORDARE  PUBBLICANDO UN SUO
 VECCHIO ARTICOLO CHE HO RITROVATO SUL NUMERO 48  DI MEN DEL 1970, QUANDO FU INVITATA  A PARIGI DA ANDRE' BAUDRY, DIRETTORE DI ARCADIE.



GIO’STAJANO A PARIGI PER IL BANCHETTO ANNUALE DELLA ASSOCIAZIONE OMOFILA FRANCESE

ARCADIE, MON AMOUR

 

da MEN  n. 48 del 30 novembre 1970

 

Parigi … “perciò, quando abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante del suo giornale..” monsieur André Baudry, direttore di “ ARCADIE”, la rivista letteraria e scientifica francese che da circa un ventennio è l’organo ufficiale degli omosessuali di tutto il mondo...stava parlando di me.
 

 Il banchetto era iniziato all’una, nella Salle Lancry, in rue de Lancry, dove oltre cinquecento “Arcadisti” (altrettanti avevano dovuto rinunciare a partecipare al banchetto per l’insufficienza capienza della sala) si erano recati in corteo da rue du Chateau d’Eau dove ha sede il loro club. Salmone rosa con riso alla coreana e discorso di un giovane professore di sociologia della Sorbona. Molto bello (il discorso, e anche il giovane professore, che invocava il riconoscimento degli omosessuali da parte della società). Filetto di vitello alla Villeroy con piselli e funghi trifolati e discorso
 
dell’amministratore generale onorario della Comedie Francaise. Molto saporito (il filetto di vitello e il discorso dell’amministratore generale onorario – una specie del nostro Ghiringhelli, come importanza ufficiale – che raccontava come  il generale De Gaulle non avesse trovato nulla da eccepire, nel confermargli un incarico così prestigioso, sul fatto che egli fosse “così”). Pollo arrosto con patatine fritte e insalata mista e niente discorsi ma, in compenso, fitta conversazione con i miei vicini di destra  e di sinistra, alla tavola d’onore dove mi è stato assegnato un posto come ospite di riguardo.


Giò Stajano nel 1970 su Arcadie
 
Monsieur Pierre Nédra, alla mia destra, mi spiega che secondo una sua (personalissima) teoria il piacere, in un amplesso omosessuale, dovrebbe essere doppio di quello procurato da un amplesso eterosessuale, giacché in questo “agiscono” un uomo che è fisiologicamente “proiettivo”e una donna che è fisiologicamente “ricettiva”, mentre in un amplesso omosessuale i due partners sono contemporaneamente “proiettivi” e “ricettivi”, il che raddoppia “automaticamente” il loro piacere: provare per credere. Alla mia sinistra, nel frattempo, il presidente del club di rue du Chateau d’Eau mi confida che adora l’Italia in generale e Roma in particolare e che ci va “in viaggio di nozze” ogni volta che cambia “marito”. Finora  c’è andato cinque volte. Formaggi assortiti e discorso di monsieur Baudry. Sono le cinque e mezza passate e siamo a tavola dall’una. Io ho trascorso la notte in treno (il “Palatino”: partenza da Roma la sera alle sei e mezza, arrivo a Parigi la mattina alle nove): la stanchezza e lo stomaco pieno fanno il loro effetto. La “papagna” è inevitabile. Per fortuna gli occhiali funée mi consentono di chiudere gli occhi, col capo appoggiato assorto, durante il discorso di monsieur Baudry. “..perciò, quando abbiamo ricevuto da parte del direttore di un importante settimanale italiano la richiesta di accogliere al nostro banchetto annuale anche un rappresentante del suo giornale, siamo stati ben felici di rispondere affermativamente, anche se i nostri corrispondenti dall’Italia, ai quali abbiamo chiesto informazioni, ci hanno messi in guardia sulle intenzioni con cui egli sarebbe potuto venire tra noi, avvertendoci che i suoi articoli sono spesso critici e pungenti nei confronti degli omosessuali”. La “papagna” svanisce istantaneamente: devo replicare alle “informazioni”. I miei articoli sono critici e  pungenti nei confronti di quegli omosessuali che meritano critiche e pungolature. Di quelli, per intendersi,c he si criticano già da soli, dando ragione (col tener nascosta il più possibile la loro natura) a tutti coloro che ritengono che l’omosessualità sia un criticabile e vergognoso difetto da tenere, appunto, il più nascosto possibile. A che serve invocare un riconoscimento da parte della società se si fa tutto il possibile per non essere “riconosciuti”? Come dovrebbe fare, scusate, la società a “riconoscere” qualcosa o qualcuno che si ostina a nascondersi persino a se stesso? Applausi scroscianti. Tra i cinquecento e più partecipanti al banchetto nella Salle Lancry ci sono funzionari statali, liberi professionisti, ufficiali delle varie armi, impiegati, commercianti, artigiani, studenti universitari,operai: ad eccezione di qualche chioma vistosamente biondo-rossa (neppure una decina in tutto) tra i più giovani, e di qualche sguardo pateticamente ravvivato da un’idea di bistro (anche questi da contare sule dieci dita) tra i più venerandi, hanno tutti un aspetto “normalissimo”. Se non si sapesse che si tratta di una riunione di omosessuali nessuno potrebbe “sospettare” che tutti quei distinti signori preferiscono l’amore degli uomini a quello delle donne. C’è perfino, tra gli invitati, un funzionario della polizia e un rappresentante del prefetto che sono stati pregati di presenziare alla riunione per constatare con i propri occhi che tutto si svolge nel più normale dei modi. Potrebbe mai accadere qualcosa di simile in Italia? A proposito d’Italia: il mio treno (sempre lo stesso Palatino) riparte alle sei e mezza dalla Gare de Lion. Lascio a metà il gateau-gelato che conclude il banchetto e mi precipito alla stazione con un taxi. Nella Salle Lancry i cinquecento Arcadisti, frattanto, hanno cominciato a sturare lo Champagne per brindare a se stessi ed alla loro reciproca solidarietà. In pace e letiZIA, ovviamente.

Giò  Stajano



martedì 2 luglio 2013

MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER L'"ORGULLO

ricevo e pubblico molto volentieri
 
 
MANIFESTO DELLA "ASAMBLEA TRANSMARICABOLLO DE SOL" PER L'"ORGULLO
INDIGNADO 2013"

Quel 28 giugno del 1969 le nostre sorelle newyorkesi non avevano carri.
La rivolta di Stonewall non è fu una sfilata, fu l'inizio di una rivoluzione. Erano appena duecento translesbofroci, stanche degli attacchi della polizia, e fecero esplodere la loro rabbia contro la
translesbofrocifobia, il classismo, la puttanofobia, l'effeminatofobia ed il razzismo.

Oggi usciamo dalle nostre case, dai nostri angoli, dai nostri marciapiedi, dai nostri posti di battuage, dai nostri locali gay, dai nostri lavori e dalle nostre disoccupazioni per unirci alla resistenza. Perché non lasceremo che continuino ad attaccarci, ricattarci, aggredirci, buttarci fuori dalle nostre case e dal paese.
Per sopravvivere, resistiamo al massacro neoliberalista ed al terrorismo etero patriarcale e fascista.

Oggi come ieri continuiamo a gridare:

NO PASARAN!!

Anche oggi continuiamo a denunciare la depoliticizzazione e la commercializzazione del pride che si sta degradando, mentre l'imprenditoria gay-lesbica continua spillare soldi. Ci continuano ad offrire divertimento per noi ed affari per loro, consumismo e incretinimento.

Ma non siamo solo consumatori, ma menti e corpi pensanti, soggetti politici, e continueremo ad interferire politicamente ovunque, che piaccia loro o no. Non vogliamo quartieri emblematici translesbofroci, come quello di Chueca (quartiere gay di Madrid – N.d.T.), continuino a trasformarsi in spazi elitari di lucro. Non vogliamo luna park imprenditoriali a tema.

E continueremo a lottare, con le nostre sorelle di Uganda, Francia, Turchia, Ecuador, Russia e tutto il mondo, affrontando l'escalation del fascismo translesbofrociofobico. Se toccano una sola di noi, ci
toccano tutte!!!

Siamo più che mai isteriche!!! Difenderemo fino alla morte la sovranità sui nostri uteri, non permetteremo la loro occupazione da parte dello stato né della chiesa.

Cacciate i vostri rosari dai nostri ovari!!!
Il mio corpo è mio e solo mio!

Occuperemo i loro consultori medici e i loro centri di rassegnazione di genere finché non ci lascino decidere per noi stesse/i quando, come e perché cambiare o non cambiare il nostro nome nella carta
d'identità, prendere o non prendere ormoni, operare o non operare i nostri corpi.
È la loro transfobia che ci fa schifo, non i vestiti, i nomi o i soprannomi che ci piace usare ogni giorno.
Il mio corpo è mio e solo mio!

Manifesteremo nelle strade molte volte ancora finché si interrompano le aggressioni e le minacce della polizia a puttane e puttani, finché non riconoscano i diritti delle lavoratrici del sesso.
Indegno è chi firma le espulsioni per i migranti, non chi vende compagnia e piacere.
Nessuna aggressione sarà senza risposta. Il mio corpo è mio e solo mio!

Non potrete curare le nostre deviazioni, non crediamo né nella vostra normalità, né nella vostra rettitudine. Ci buttate fuori casa per fare un affare del nostro diritto a un tetto anche a costo di condannarci all'esclusione sociale. Ma i veri sgomberi li faremo noi il parlamento, il palazzo della Zarzuela (residenza della famiglia reale spagnola – N. d. T.) e la cattedrale dell'Almudena.
Siamo stanche della vostra corruzione, di vedere come rubate il denaro pubblico, il nostro, mentre ci annoiate con il mantra della santa austerità.

E invece nella strada ci volete ammutoliti, vi infastidiscono le nostre proteste e vi fanno paura le informazioni che diamo.
Beh, non staremo zitti né smetteremo di informare, nonostante le identificazioni, le detenzioni e le multe che ci metterete.

Continueremo a lottare contro il decreto real-fascista che lascia senza copertura sanitaria a i/le senza documenti. Non staremo a guardare come esploderanno le malattie contagiose, la sifilide, la tubercolosi, il razzismo. Non vogliamo comprare gli antiretrovirali al mercato nero, né tornare a contare i sieropositivi morti per mancanza di cure mediche. Non staremo a guardare mentre smantellano il nostro
sistema pubblico di sanità.

Fermeremo la distruzione dell'educazione pubblica e combatteremo la franchista legge Wert (Ministro della pubblica istruzione spagnola -N. d. T.). Non permetteremo che si continui ad alimentare l'omofobia
nelle scuole ed istituti con la complicità della chiesa cattolica.
Butteremo fuori la chiesa dalle nostre aule. Perché siamo stanche/i del bullismo verso gli alunni/e e i professori/esse translesbofroci, stanche/i che si rendano sistematicamente invisibili le nostre famiglie. Perché abbiamo bisogno di formarci come cittadini critici rispetto al sistema e non resteremo ferme/i a guardare come ci invitano a abbandonare i nostri studi o ad essere costretti a emigrare per continuare a formarci, nella didattica e nella ricerca, e tutto per una presunta mancanza di denaro pubblico.

Con orgoglio, dal basso e dalla lotta nella strada. Un pride di denuncia perché il pride è protesta, collera e rabbia.
Rabbia per questo colpo di stato finanziario, neoliberale, neocoloniale e fascista.
Collera contro questo capitalismo che cerca di ricomporsi di nuovo al prezzo della distruzione e dell'annichilimento di qualunque opzione di vita dignitosa.
Protesta contro queste politiche che pretendono privatizzare tanto i beni comuni quanto i nostri corpi.
Corpi che resistono e si rivoltano contro le ostie della chiesa e contro i colpi della polizia.

Ora più che mai è fondamentale la lotta collettiva, unire forze translesbofrociputtane, più pericolose, scandalose e rabbiose che mai.
Non ci potranno azzittire.
http://asambleatransmaricabollodesol.blogspot.com.es/