lunedì 22 dicembre 2014

MARIO MIELI: IL SISTEMA PUO’ANCHE VENIRE INCONTRO AI “DIVERSI”: “ SE RIGATE DRITTI E ACCETTATE DI VIVERE LA VOSTRA PERVERSIONE AL CHIUSO DI QUEI PICCOLI GHETTI CHE POSSIAMO CONTROLLARE E REGOLAMENTARE, VI PROTEGGEREMO NOI STESSI


MARIO MIELI A VENT'ANNI (RITRATTO DI DAVID HILL)

IL SISTEMA PUO’ANCHE VENIRE INCONTRO AI “DIVERSI”: “ SE RIGATE DRITTI E ACCETTATE DI VIVERE LA VOSTRA PERVERSIONE AL CHIUSO DI QUEI PICCOLI GHETTI CHE POSSIAMO CONTROLLARE E REGOLAMENTARE, VI PROTEGGEREMO NOI STESSI. CHI VA A BATTERE NEI PARCHI E NEI GABINETTI PUBBLICI CERCA GUAI: STATEVENE A CASA! O MEGLIO, VENITE AL SUPER COCK INTERNATIONAL PRIVACY CLUB: TROVERETE ANCHE IL RISTORANTE, LO SPOGLIARELLO, I FILMINI PORNO, IL CESSO PSICHEDELICO E, FORSE, L’USCITA ANTINCENDIO

 

MARIO MIELI  da Elementi di Critica Omosessuale Einaudi  1977 ( pag 157)

venerdì 31 ottobre 2014

DEBORAH DI CAVE : è il sesso non sicuro che contagia, non il buio, la promiscuità, il vapore della sauna o le orge!

Pubblichiamo la lettera di Deborah Di Cave,  che nel 1995 era presidente del circolo Mario Mieli, in risposta all'articolo dello scrittore e giornalista Mario Fortunato che, dalle pagine di LIBERAL, accusò l'Arcigay e il Mario Mieli di comportamento criminale e di considerare le dark room, de facto, come un valore.  https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5988530515424782772#editor/target=post;postID=312115500221275691;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=10;src=postname



Caro Mario, devo dirlo: passata l'arrabbiatura iniziale resta l'amarezza di dover scrivere di certe cose proprio a te che così vicino sei stato al famoso Movimento, come se ogni volta ci fosse la speranza di non dover più parlare di certe non-verità così ben confezionate già da un certo tipo di giornalisti e di stampa.

Eppure ogni tanto certi discorsi rifanno capolino, complice il dolore per morti e silenzio di cui non si riesce a capire mai il motivo. E allora parliamone. Tutti possono vedere che cosa ne è stato del grande interesse dei mass media (in cui anche tu lavori) e delle istituzioni per l'epidemia Aids: campagne che non esistono, fondi tagliati, reparti ospedalieri che non aprono, preservativi a prezzi da borsa nera e perfino un ministro che di questa materia è stato leader che approva stanziamenti e contenuti per una nuova campagna informativa che fa inorridire tutta l'Europa. Ma questa è cronaca a tutti visibile come gli episodi di rapine con siringhe infette. Poi c'è dell'altro, e ormai sono in molti a parlarne, scriverne, discuterne. In questi anni il mondo omosessuale – esattamente, va detto, come quello della tossicodipendenza – non è rimasto con le mani in mano a contare i propri morti per gli osservatori epidemiologici, e non ha ceduto spazi a chi, vedi gruppi religiosi e pseudo istituzionali, non sapeva e poteva occuparsene. E' qui la prima grande lacuna del tuo articolo (vedi Liberal n.7) Io non posso parlare che per il Mario Mieli e per qualche decina di associazioni appartenenti a Forum Aids Italia e già così ho molto da dire: dov'è nelle tue dissertazioni l'unità di strada del Circolo che da mesi sosta ogni sera in tutti i luoghi di battuage di Roma per dare preservativi, lubrificanti, opuscoli diretti e ad hoc, pareri medici, psicologici, legali e supporto da parte di volontari? Eppure è un progetto pioniere, gestito da omosessuali e per omosessuali in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità!

E dove è l'assistenza domiciliare che va avanti dal 1989 quasi sempre senza finanziamenti e che finora ha assistito almeno un centinaio di malati di AIDS? Dov'è il consultorio psicologico, legale e previdenziale? Dove il gruppo di aiuto-aiuto delle (e non "pe le") persone sieropositive, il test al S.Giovanni, il centralino telefonico aperto otto ore al giorno?

Ma è vero,c'è anche chi all'interno del mondo omosessuale non ama più di tanto l'argomento aids, temendo una strumentalizzazione che in tanti hanno già vissuto, gay=Hiv. Scusa, ma non si può tacere ancora, è il sesso non sicuro che contagia, non il buio, la promiscuità, il vapore della sauna o le orge! Anzi...il vero motivo per cui gli omosessuali sono riusciti a controllare l'avanzata dell'epidemia meglio degli altri non è solo perchè sono stati i primi e per molto tempo gli unici a parlare di preservativo, ma anche perchè sono stati i primi e sono ancora gli unici a rifiutare il moralismo sessuofobico che diffondeva e diffonde notizie non corrette e pericolosissime. La vera fortuna dei gay è stata "evita il sesso promiscuo", ma "fai sesso sicuro, sempre, comunque, dovunque".

E' triste ammetterlo, ma perfino le campagne ministeriali, credendo con questo di essere un po' razziste, ci garantiscono questa possibilità di protezione in più rispetto agli etero: i nostri opuscoli possono parlare di tutto, dal fist fucking alla dark room e così possiamo veramente agire sui comportamenti, mentre agli adolescenti eterosessuali devono anche dire "conosci il tuo partner, evita gli incontri occasionali etc..." relegando il messaggio sul sesso sicuro in un tale limbo di sporcizia ed eccezionalità da rendere tutto il resto campo aperto al contagio più incosciente.

Avere le dark rooms corredate di preservativi e di messaggi chiari e diretti sull'aids funziona come l'unità di strada nei luoghi di battuage, rende cioè il sesso molto meno a rischio che in tante camere da letto matrimoniali.

Se tu hai il tuo grido di allarme io ho il mio e forse è un po' più documentato: da quattro anni mi trovo ogni giovedì all'ospedale s. giovanni a ricevere i gay che vogliono fare il test Hiv e non ne posso più di vedere test positivi di persone in coppia, incoscienza d'amore e da relazione: altro che dark rooms, bagni o cespugli, qui è l'amore che uccide, è la disinformazione che anche tu contribuisci a propagare, quella che fa dire che se non è un rapporto occasionale e furtivo allora è sicuro.

Il discorso è un altro: finchè si cercherà di modificare la sessualità nel suo complesso, di moralizzare i costumi, di terrorizzare, si fallirà la prevenzione: ne sanno qualcosa negli Stati Uniti (ero lì quell'estate) dove locali e dark room hanno riaperto, ma con i distributori di profilattici nei bagni e gli opuscoli delle organizzazioni che operano nel campo dell'aids. Ne sanno qualcosa i leather che parlano di sesso sicuro sado-maso e si proteggono più di tante coppie serie e non promiscue. E ne dovresti sapere qualcosa anche tu che, come omosessuale, del potere del senso di colpa e degli interdetti, non puoi essere digiuno. E' questa quella cultura proprio della comunità omosessuale di cui parli: negare tutto il lavoro e le consapevolezze a cui si è arrivati non serve a nessuno e non può essere fatto incoscientemente. Se silenzio = morte è una giusta equazione, vorrà dire che tutti siamo chiamati a parlare e correttamente, e magari anche a fare qualcosa. Cordialmente

Deborah Di Cave

presidente del Circolo Mario Mieli

Roma

sabato 13 settembre 2014

GIANNI AMELIO, NATALIA ASPESI E I GAY ANZIANI

di Natalia Aspesi

Nei suoi film Gianni Amelio non ha mai raccontato storie di omosessuali, solo in  I ragazzi di Via Panisperna del 1988, dice, "ho adombrato che tra le cause della scomparsa di Majorana poteva esserci la sua diversità". Adesso il suo documentario Felice chi è diverso, invitato alla Berlinale nella sezione Panorama, raccoglie le storie di uomini che sono stati giovani quando gli omosessuali non esistevano, se non in una vita clandestina temuta, perseguitata, irrisa. E' un film molto bello, che comunica la felicità carnale e la bellezza di una giovinezza difficile e nascosta e la serenità raggiunta negli anni nell'accettazione di sé e del proprio posto nel mondo. Questo film è il suo modo di fare coming out? "Alla mia età sarebbe un po' tardivo, forse ridicolo. Altri dovrebbero essere i coming out davvero importanti, di chi froda il fisco per esempio, di chi usa la politica per arricchirsi. Comunque credo che chi ha una vita molto visibile abbia il dovere della sincerità: e allora sì, lo dico per tutti gli omosessuali, felici o no, io sono omosessuale".
Ci sono stati tempi in cui bisognava nascondersi obbligarsi a una finta vita "normale". E per esempio, come racconta il documentario, il povero Ministro Sullo democristiano, fu costretto a sposarsi e i giornali titolarono "Lo scapolo convertito", mentre  Pier Paolo Pasolini era "Il vate capovolto"; si pubblicavano vignette con una borsa d'acqua calda a forma di sedere per "Pasolinidi" e i giornali di destra lo chiamavano "Il cantore del sordido, del maleodorante..." In televisione ancora in bianco e nero Raimondo Vianello tutto riccioli biondi e gesti leziosi suscitava sghignazzi dicendo "sono al di sopra di ogni sospetto", e pure in Il sorpasso di Dino Risi, Vittorio Gassman spiegava all'ingenuo Trintignant che il suo gentile fattore lo chiamavano Occhiolino per non dire Finocchio. Bastò che Umberto Bindi, autore e cantante geniale, portasse un grosso anello, perché l'informazione lo aggredisse giudicandolo un mostro, cioè un invertito, e perdesse il lavoro, morendo in miseria nel 2002.
Il titolo del film è l'inizio di un verso di Sandro Penna, "Felice chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune". I diversi degli anni 50 e 60 del suo film erano più infelici di quelli di oggi?: "l'omofobia è ancora imperante, capita ancora che ragazzi si uccidano perché froci o ritenuti tali, e quindi scherniti, isolati, picchiati. Insomma la battaglia non è vinta, non c'è da noi un riconoscimento giuridico delle coppie. C'è poi ancora la difficoltà di farsi accettare dalla famiglia, soprattutto dai padri, ancora immersi in una cultura maschilista. Oggi l'onore non riguarda più le figlie ma il figlio maschio".
 Un paio d'anni fa Il Saggiatore ha pubblicato Quando eravamo froci, di Andrea Pini, un saggio sulla condizione omosessuale in Italia dagli anni 40, e qualcuno degli intervistati appare anche nel documentario: per esempio Corrado Levi, 85 anni, noto architetto torinese, un bel vecchio diritto e ironico, che ha scoperto la sua tendenza dopo aver sposato la donna amata e aver avuto due amatissimi figli. "A Firenze andavo a battere alle Cascine, anzi a combattere: un giorno chiesi al grande De Pisis perché durante la guerra si fosse messo con un tedesco e lui mi rispose, "il corpo ha un altro linguaggio".
Il romano Aldo Sebastiani, detto Chierichetta, 72 anni, vive in un ospizio e ricorda come "nella DC c'erano molti omosessuali di primo livello, ma anche a sinistra, e pure nei servizi segreti. Non c'erano problemi e anche il mitico Andreotti aveva la sua bisessualità". Titolo di un giornale d'epoca sotto la foto dell'allora Ministro della Difesa: "E' il buco che traccia il solco ed è la spada che lo difende". John Francis Lane, attore e giornalista noto a Roma negli anni 60, vive adesso in un paesino calabro con il suo compagno di una vita, Fernando, che da giovane era un moro dai grandi baffi e che ha ancora gli occhi lucenti ricordando i viaggi meravigliosi fatti con lui. "Poi John non riusciva più a camminare bene e ho dovuto prenderlo in casa al paese, con tutte le sorelle e le cugine mie intorno", che nelle foto hanno gli sguardi furenti. Roberto e Pieralberto sono una coppia di eleganti settantenni che stanno insieme felicemente da 40 anni e ognuno di loro mostra la foto dell'altro quando era giovane e bello; ed è Roberto a dire, " per fortuna non sono stato mai bisessuale neppure per cinque minuti, se no mi incastravo col matrimonio e sarei stato infelice per tutta la vita". Invece Claudio si è sposato con Alba, una lesbica trovata attraverso un annuncio, per avere i vantaggi del matrimonio, compresi gli assegni familiari. Paolo Poli era di quelli che non volevano sentimenti, cui piacevano "gli incontri alla cosacca" dentro un portone, cioè svelti e finiti lì; Ciro Cascina, attore impegnato camp, descrive con  nostalgia i tempi in cui c'era "la cultura dei vicoli, i recchioni e le femminelle, sin quando è arrivata la parola gay e come quando il neon illumina tutto piatto, è finita la diversità, ci hanno cementato. Poi è arrivato l'Aids e noi siamo diventati la peste e mentre dicevano che quello lassù puniva noi malfattori, non si accorsero che si ammalavano loro". Oggi Ninetto Davoli ha 64 anni, ed è con i suoi riccioli bianchi e il gran sorriso, molto bello; parla della sua poverissima famiglia, che da un paesino calabro si era stabilita in una baraccopoli romana,  sino all'incontro casuale con Pasolini, "che mi cambiò la vita". Quando Amelio aveva quindici anni, un suo professore gli disse, " un omosessuale o guarisce o si suicida". Oppure come i tanti protagonisti del film, diventa vecchio e felice, proprio perché diverso.
(da la Repubblica del 28 gennaio 2014)



















martedì 26 agosto 2014

BARZELLETTE GAY: C'E' CHI PUO' e CHI NON PUO' (COME ROBERTO ALESSI)

 
 
 

 
 
 
barzellette gay:  i due libri  pubblicati in Italia
                                



Nel 1998 Angelo Pezzana classe 1940, ebreo, omosessuale, ex deputato radicale  nonché fondatore nel 1971 del FUORI , il primo movimento degli omosessuali del nostro Paese pubblica  il libro SI FA...PER RIDERE lo humour gay in 100 barzellette edito da Sperling & Kupfer e l'opinione pubblica non se ne accorge neppure. Nel 2012 il suddetto libro (nel frattempo le barzellette sono diventate 101)  viene riedito da Nuovi Equilibri per pochi euro ma anche in questo caso l'opinione pubblica non se ne accorge neppure.





Le migliori barzellette gay e Si fa per ridere: 22 barzellette sono le stesse in entrambi i libri
  

Nel 2014 ed esattamente il 14 agosto scorso viene distribuito nelle edicole di tutto il Paese il libro (uscito nel 2012)  LE MIGLIORI BARZELLETTE GAY in allegato di Visto di cui è direttore Roberto Alessi.  Questa volta l'opinione pubblica  se ne accorge e scoppia  un caso mediatico. Inutile, ma scoppia.





 





giovedì 21 agosto 2014

BELLEZZA: CONSOLI TI DEVI OCCUPARE DELLA SITUAZIONE DEGLI OMOSESSUALI IN ITALIA

 
 
 
 
Quella che segue è la copia di una lettera regalatami da Massimo Consoli e scrittagli da Dario Bellezza nel 1970,  nella quale il poeta esorta Consoli ad "occuparsi della situazione degli omosessuali in Italia". L'originale di questa lettera insieme al resto dei documenti che facevano capo all'archivio "Massimo Consoli" è stato acquisito dallo Stato alla fine degli anni   '90  inizi 2000. Mi auguro che tutto il materiale dell'ARCHIVIO MASSIMO CONSOLI sia messo sulla rete a disposizione di tutti.
 
 
 
 
 
 

venerdì 11 luglio 2014

MINISTRO GIANNINI: SÌ ALLA LOTTA CONTRO L’OMOFOBIA NELLE SCUOLE.


notizia  ricevuta dalla Fondazione Massimo Consoli

Roma, 11 luglio 2014

Questa mattina, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Ministra Stefania Giannini ha incontrato le Associazioni Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay Center, MIT.
Le Associazioni hanno sottolineato la gravità del fenomeno del bullismo omo-transfobico nelle Scuole e la necessità di azioni positive finalizzate a promuovere la cultura del rispetto e delle differenze e hanno consegnato un dettagliato documento nel quale hanno chiesto, tra le altre cose: una data precisa per l’avvio del corso di formazione rivolto alle figure apicali del Ministero, così come già previsto dall’Asse Educazione ed Istruzione della Strategia Nazionale, per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e un monitoraggio accurato sulla dimensione e sulla qualità del fenomeno che aiuti a pianificare per il futuro opportuni interventi.

La Ministra si è impegnata a riavviare la Strategia Nazionale nell’ambito dell’Asse Educazione Istruzione, a far partire dal prossimo autunno la formazione delle figure apicali degli uffici scolastici regionali e provinciali, a prevedere all’interno della “Settimana contro la violenza e discriminazione” come tema centrale per l’anno scolastico 2014-15 i temi del contrasto all’omofobia e transfobia.
Si è impegnata inoltre ad un confronto più assiduo con le realtà associative LGBT anche rispetto alla stesura delle nuove linee guide sul contrasto del bullismo e del cyberbullismo al pari delle altre realtà associative che già collaborano con il Ministero.

Le Associazioni apprezzano gli impegni assunti dalla Ministra e vigileranno affinché vengano mantenuti.

Firmatari:
Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay Center, MIT

domenica 15 giugno 2014

LUIGI CERINA: IL CIRCOLO DI IGNORANZA MARIO MIELI E' STATO GRATIFICATO DI UNA CONGRUA DI DUECENTO MILIONI L'ANNO DALLA REGIONE LAZIO

Diffondo un vecchio volantino  elettorale relativo alle amministrative romane del 1989 molto "simpatico" che non appare neppure nel giro ufficiale del mondo glbt  http://www.wikipink.org/index.php?title=Voto_gay e che in qualche modo spiega le ragioni per le quali gli omosessuali italiani, invece di unirsi, si sono sempre scannati a vicenda. Come ho già sostenuto in più di un'occasione, con l'arrivo dei finanziamenti pubblici erogati per la lotta contro l'aids, comincerà da parte degli attivisti del movimento gay italiano una lotta fratricida inarrestabile per accaparrarsi  i soldi ed acquisire più potere. E tutto questo a danno della nascita di una vera comunità glbt nel nostro Paese.
 
 
 SVENTA L'IMBROGLIO!
4 buone ragioni per  
NON VOTARE
VANNI PICCOLO
presidente del Circolo Mario Mieli
candidato nelle liste comuniste


 

1.    Il circolo di ignoranza Mario Mieli svolge da anni un’opera nefasta sul fronte dell’AIDS, avendo venduto i gay e, ancora più grave, i sieropositivi e gli ammalati, agli interessi diretti del Centro
    Epidemiologico della Regione Lazio, diretto dal comunista Perucci, avendo promosso per anni l’occultamento della situazione di sieropositività criminalizzandola di fatto;
2.     Il circolo di ignoranza Mario Mieli uccide i suoi stessi membri sieropositivi, inducendoli alla rimozione mentale della loro infezione, impedendone così di fatto di curarsi in tempo, e obbligandoli così a iniziare le cure antivirali quando per loro è già troppo tardi;
3.    al circolo di ignoranza Mario Mieli  i sieropositivi sono emarginati e nessuno di loro osa dichiarare la propria sieropositività,come possono queste persone affrontare la loro situazione se nemmeno in tale ambiente ne possono parlare? Che informazione daranno i membri del circolo di ignoranza Mario Mieli a chi si rivolge loro?
4.    il circolo di ignoranza Mario Mieli è composto da una quindicina di persone ed è gestito con metodi staliniani volti a garantire il supporto elettorale al sig. Piccolo che, per il suo asservimento ed il sacrificio degli interessi della comunità omosessuale, dei sieropositivi e degli affetti da Aids, alle strumentalizzazioni ed agli interessi del Partito comunista e dell’Osservatorio Epidemiologico, è stato gratificato di una congrua di 200.000.000 (duecentomilioni) l’anno dalla Regione Lazio.
 
 

domenica 18 maggio 2014

 
 
 
 
 
 
 
   
 
                      http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/03/omofobia-in-europa/699821/

sabato 10 maggio 2014

GAY IGNORANTI: DARIO BELLEZZA ....E CHI E'?

Il Circolo Michelagniolo e l'Archivio Massimo Consoli  il 24 gennaio 1996 promossero in tutt'Italia una  raccolta di firme per sensibilizzare le Istituzioni a conferire il vitalizio Bacchelli al poeta Dario Bellezza. L'iniziativa ebbe successo anche se il vitalizio arrivò poco prima che il poeta morisse il 31 marzo 1996. All'inaugurazione della campagna tenutasi alla discoteca L'Alibi di Roma, intervennero  Marina Ripa di Meana (madrina della serata), il leader dei verdi Carlo Ripa di Meana,  Leo Gullotta, Nichi Vendola, Massimo Consoli , Antonio Di Giacomo, Maria Ridolfi,, Anselmo Cadelli, Vanni Piccolo.  Questo contributo video è possibile riproporlo dopo 18 anni dalla morte di Dario Bellezza,  grazie alla redazione di Teletuscolo.

https://www.youtube.com/watch?v=UnFz63lfoQQ 
https://www.youtube.com/watch?v=FqdSJ07ic7c

Qui di seguito riportiamo l'intervista che Gianluca (il cognome purtroppo non lo conosciamo) giornalista di Teletuscolo, fece in quella occasione ad un giovane Nichi Vendola intervenuto alla serata. Il giornalista girando per il locale fa una scoperta 'sensazionale' e cioè scopre che la maggioranza dei gay presenti all'Alibi non conoscono il  poeta Dario Bellezza. Non solo  Dario Bellezza è sconosciuto come poeta (fra l'altro ospite fisso al Maurizio Costanzo Show)  ma anche come uno dei primi militanti del movimento gay italiano. Nichi Vendola, rispondendo a questa osservazione, approfitta  per dare una tiratina d'orecchie ai vertici del movimento gay italiano.
 

 GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :

Ci troviamo con l’onorevole Nichi Vendola parliamo di questa serata per Dario Bellezza per la richiesta di questo vitalizio. Io mi sono chiesto anche parlando con altre persone, c’è bisogno di chiederlo, di implorarlo, di supplicarlo? C’è bisogno di parlarne in maniera così pressante? Non dovrebbe essere un diritto e  un dovere  soprattutto per le Istituzioni, riconoscere a Dario Bellezza, quello che gli è dovuto e cioè tantissimo, io credo.

VENDOLA:

Questa vicenda miserabile dice tanto di questo Paese. Il fatto che una voce limpida, cristallina, controcorrente, inattuale, come quella di Dario Bellezza, di un poeta genuino, perfino ottocentesco, fuori da qualunque possibile ammiccamento con i salotti intellettuali; il fatto che Dario debba in qualche maniera esibire una condizione di difficoltà quando la malattia incalza e quando il bisogno di curarsi e il bisogno di vivere dignitosamente questa stagione così difficile, di lotta per lui, debba affidarsi alla pubblica solidarietà, affinché lo Stato si ricordi di lui, beh questa vicenda la dice lunga su quale sia lo stato dell’arte in Italia. Quale sia lo spirito pubblico. Io sono molto sofferente perché ci sono personaggi da quattro soldi che hanno la tribuna del video, quattrini in proporzioni smisurate. Una voce davvero così appartata cosi segreta che ha saputo ritagliarsi il gusto della scrittura per la scrittura; senza mai cedere a forme di prostituzione nei confronti di questo, diciamo, seducente mercato intellettuale in technicolor. Il fatto che ci sia una voce così è straordinariamente importante, Dario paga la sua inattualità, il suo essere out, il suo essere fuori da qualunque giro. Paga questo essere fino in fondo un uomo del passato. Io credo che noi abbiamo bisogno di questi uomini del passato, perché in qualche maniera ci raccontano l’orrore di un presente senza memoria, senza poesia, senza capacità di sguardo. Ecco questo è Dario Bellezza. La legge Bacchelli, la legge per un vitalizio a Dario Bellezza, è semplicemente un gesto minimo di risarcimento nei confronti di questa voce stonata, di questa voce fuori dal coro, spezzata, singhiozzante. A volte singhiozzante in maniera enfatica, retorica. Come  una corda di violino. Beh credo nel grande rumore della metropoli consumista, quella corda di violino che è la voce di Dario Bellezza serva a ricordarci cose di cui ci siamo dimenticati. Oggi ha vinto l’oblio. E solo in virtù dell’oblio che si può consentire a Dario Bellezza questa deriva di povertà. Ma credo che forse, la comunità gay, la comunità  intellettuale, la gente sensibile può aiutarci a ritrovare la capacità di ascolto di quella voce anche per restituirle ciò che merita. Anche per riscattare per noi, non per Dario Bellezza, un minimo di decenza.

 GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :

Quando parliamo di movimento gay io devo rendere noto, devo constatare che andando in giro per questo locale, l’Alibi qui a Roma, molti ragazzi dicevano, ma che succede questa sera, io rispondevo Dario Bellezza e loro.. e chi è Dario Bellezza? Ora anche se è brutto relegare Dario Bellezza al movimento gay perché Dario Bellezza è patrimonio di tutti, è patrimonio della storia, è patrimonio della letteratura. Allora cosa  differenzia questo scatto di società che non conosce più, nel senso che ignora?

VENDOLA:

Il movimento gay non è un’isola felice, è esattamente interno alla miseria e alle contraddizioni del tempo nostro, quando io dico l’oblio, dico un oblio che attraversa tutti, ogni condizione, ogni identità. Il movimento gay è un pezzettino piccolo della condizione gay. Sono milioni e milioni in Italia gli omosessuali e la maggioranza di questi ignorano Dario Bellezza e ignorano tante altre cose perché non vi è cultura in questo Paese, perché non vi è memoria in questo Paese, nell’Occidente, credo, in questa fase storica. Credo che pure il movimento gay debba  un po’fare  un lavoro quasi archeologico, di ricostruire pezzi anche della memoria più antica. Quelli che sono sedimentati nel tempo ma che pare non hanno lasciato tracce nel nostro presente appunto così smemorato. Il movimento gay dovrebbe più frequentemente interrogare momenti così particolari come Dario Bellezza. Certo, Dario Bellezza è il contrario, diciamo, dell’edonismo, che a volte attraversa anche il mondo gay, anche un mondo come quello  discoteche, come quello dell’Alibi. E’ una dimensione più legata all’iconografia  del calvario, del martirio della diversità. Forse questo è fuori moda. Però tanti giovani gay non sarebbero nella condizione di vivere, non dico felicemente, ma senza esagerati drammi la loro condizione, se non ci fosse stato chi ha cominciato a raccontare, a narrare in prosa e in versi, che cosa significa l’amore di un uomo per un altro uomo, lo sguardo di un uomo verso il volto di un altro uomo. Mani di uomini che  incrociano e stringono mani di uomini. Ecco Dario ha raccontato questo e lo ha raccontato nell’epopea dell’infelicità quotidiana. L’ha raccontato nella trama di mille perdite, di mille lutti quotidiani. Lo sperma di cui parla Dario Bellezza è lo sperma di amori che non sono prolifici e che quindi sono elaborazioni di lutti. L’impossibilità di essere padri, diciamo, a volte, come qualcosa che è strettamente legato all’immaginario omosessuale. Beh di questo c’ha parlato Dario Bellezza, vivaddio. Se riprendessimo a parlare anche di questo, sarebbe perfino  più vera l’allegria del danzare. Se ci fosse più gusto anche del dolore, più gusto anche dell’interrogazione, dell’interrogazione anche scabrosa, sul tempo nostro e su noi stessi. Su noi creature un po’ sperdute in questo tempo, in questo tempo labirintico.

IL 5X1000 SOLTANTO ALLE ASSOCIAZIONI CHE PUBBLICANO ONLINE IL LORO BILANCIO!




DI'GAY PROJECT NON PUBBLICA
ONLINE IL PROPRIO
BILANCIO
 
  Tempo da dichiarazione dei redditi, tempo da dichiarazione del nostro  5X1000.  Se andate a visitare i siti delle principali associazioni glbt troverete la pubblicità che invita a donargli  il vostro 5x1000. Tutte le associazioni glbt, tranne l'arcigay che lo sta facendo a partire dal 2007, non pubblicano online i propri bilanci. Eppure come già sostenevo nel passato, quello stesso strumento (il web) viene da questa gente oramai  usato come veicolo  di comunicazione per raggiungerci. Non dico che la pubblicazione dei bilanci online sia la soluzione a tutti  i problemi che ha il mondo glbt, ma certamente è un buon inizio per far nascere una reale comunità. E invece niente, certa gente, che addirittura si dichiara di sinistra,  pare che non voglia capire che la 'trasparenza' viene prima di tante  promesse  che ci hanno fatto in tutti questi anni. Promesse che,  a tutt'oggi, sono rimaste soltanto sulla carta.

       Ripubblico una conversazione avuta con un volontario e/o dirigente anonimo dell'Arcigay nel 2005, prima che questa associazione decidesse di pubblicare online i propri bilanci, conversazione che, a proposito di comunità da costruire, trovo più che mai di  attualità.





krojb70 <krojb70@yahoo.it>ha scritto:
Tutto quello che non hai detto sul sesso, perché nessuno te l'ha mai
chiesto
http://www.modidi.net/
E' un questionario. Se volete rispondete alle domande




----- Original Message -----
From:antonio di giacomo
To:MASCHIGAY@yahoogroups.com
Sent:Tuesday, June 07, 2005 8:29 PM

IL CIRCOLO MARIO MIELI NON PUBBLICA
ONLINE IL PROPRIO BILANCIO
 
Subject:Re: [MASCHIGAY] Ricerca nazionalesulla salute di lesbiche, gay e bisessuali


Perchè questi signori ci interpellano soltanto per propinarci questionari per i quali hanno ricevuto finanziamenti pubblici e  non quando si tratta di eleggere direttamente i nostri rappresentanti,  di consultare i bilanci delle associazioni, di eliminare la tessera dei locali commerciali...... Perchè questi signori continuano a mangiare sulla nostra pelle ?
bye Antonio

blue_sky@libero.it ha scritto:

Quali rapresentati? non c'e ad oggi un partito gay quindi non vedo quali rapresentanti tu possa scegliere.
Se ti riferisci a Grillini in parlamento, allora il discorso vale anche per molti altri che stanno seduti là.
I bilanci delle associazioni, dipende se sono circoli ricreativi o circoli politici; se sono circoli ricretivi alla base ci sta comunque una società che non è tenuta ed arcigay stessa non puo obbligare a rendere pubblici i bilanci. Per i circoli politici ti basta essere socio di quel circolo e partecipare alle riunioni di bilancio.
Per far sparire la tessera bisogna prima cambiare la legislazione italiana in merito ai locali pubblici e privati.
I circoli e le associazioni non stanno in piedi sul solo volontariato dei soci ma hanno bisogno anche di altre entrate che non siano solo le tessere; prova a metterti a fare un circolo arci o non e vedrai.

"Modi di" è una ricerca necessaria propio per vedere quali sono i modi e le tendenze sessuali attuali, di modo da organizzare campagne di prevenzione piu mirate ed efficaci nei confronti di malattie sessualmente trasmissibili.

Saluti
Antonio


Caro Antonio,
scusami ma quando si risponde in questi termini, così come hai fatto tu, dovresti  farti riconoscere con nome e cognome come ha fatto il sottoscritto. Il mio nome ,Antonio Di Giacomo, non è affatto di fantasia, anzi ti invito a fare una ricerca a riguardo  su internet, o a chiedere a Grillini direttamente,  così ti accorgerai che un circolo (il Michelagniolo ) l'ho già aperto tanti anni fa. Conosco pertanto la normativa che prevede  molti  escamotage per le cosiddette associazioni ricreative, sportive e culturali di  evadere il fisco, alla faccia dei milioni dei contribuenti onesti del nostro Paese.  Quelli che tu chiami circoli ricreativi sono attività commerciali che lucrano ignobilmente  non soltanto sulla repressione degli omosessuali ma anche sulla loro salute. E il tutto avviene con la con-responsabilità morale dell'arcigay che gli offre copertura in cambio di tessere e costose affiliazioni. 

Ciononostante sono circoli senza scopo di lucro a tutti gli effetti e come tali sono tenuti alla pubblicazione dei bilanci, a far eleggere dai loro soci il direttivo ecc..Tutte regole che non applicano, proprio perchè, di fatto, si comportano come attività commerciali. Se ti informi, ti accorgerai, inoltre,  che il circolo Michelagniolo  denunciò nel 1993 Luigi Cerina per essersi impossessato dei nostri soldini destinati ai malati di aids.  Hai capito bene, un omosessuale e sieropositivo dichiarato, appoggiato da Grillini & C. che diceva di voler curare i nostri interessi ed invece si è fatto gli affaracci suoi ,facendolo , poi, nella maniera più schifosa possibile:  speculando sulla pelle dei nostri fratelli e sorelle. Cerina è stato condannato dalla Cassazione nel settembre del 2003  per truffa e peculato e  a risarcire il  Comune di Roma  di un  miliardo e ottocento milioni  delle vecchie lire. Cerina, che non era un rappresentante votato dalla comunità gay romana ma imposto dai partiti così come il suo successore Vanni Piccolo, fu il primo consigliere per i diritti civili delle persone omosessuali che ha avuto la Capitale nel 1993. Ora dopo tanti anni di stagnazione è arrivato il momento anche per  la comunità gay italiana di poter votare i propri rappresentanti chiamati  ad intereagire con le varie istituzioni.  Così come fa la comunità ebraica o come fanno a Roma  le varie comunità come quella cinese ,marocchina , filippina etc.  Chiaramente non mi sto riferendo ai   nostri parlamentari. Comunque mi auguro che non crederai,  che Grillini, Vendola o la De Simone siano stati eletti con i nostri voti. Mi riferisco, invece, ai vari presidenti  del circolo Mario Mieli  o dell'Arcigay o di qualsiasi altra associazione: tali signori non sono stati eletti direttamente da tutti o comunque dalla maggioranza degli omosessuali italiani,  ma soltanto da uno sparuto gruppo di persone  (i soci appunto) che mirano  soltanto a tutelare i propri interessi. Non è un caso che  questi signori si stanno ,per l'ennesima volta, scannando fra di loro  al Tavolo Permanente dei Diritti delle persone glbt istituito da Veltroni per accaparrarsi più potere possibile.  Tutto questo ,come immaginerai ,non può che portare un enorme danno alla nascita della comunità gay che per definizione è fatta di condivisione. Condivisione degli interessi  che un gruppo di persone hanno in comune. Solo così si riuscirà a  creare  l'appartenza al gruppo, "la coscienza del noi", condizione imprescindibile per la realizzazione di  una  vera comunità che è fondata non sulla contrapposizione degli interessi individuali ma sulla loro solidarietà. Per realizzare tutto ciò  bisogna cominciare a considerare le persone soggetto e non oggetto di diritto come invece si continua a fare. Con tutto quello che è successo e non mi riferisco soltanto allo scandalo  Cerina ma a tutta tangentopoli ,tu mi vieni ancora a dire che se voglio consultare un bilancio me lo devo andare a leggere nella sede del circolo o al tribunale che magari si trova dall'altra parte del Paese non è vero? E cioè di fatto mi stai rendendo difficoltoso se non addirittura impossibile la possibilità di esercitare un mio diritto, quello di essere informato.



L'ARCIGAY DA QUALCHE ANNO PUBBLICA
ONLINE IL PROPRIO BILANCIO
 
Lo sai che all'archivio Consoli dove ho lavorato per molti anni arrivavano puntuali i bilanci e i resoconti di tutte le maggiori associazioni gay straniere(ma non quelli di quelle italiane evidentemente ) senza che Consoli glieli avesse mai chiesti??? E che gli stessi erano e sono a disposizione di tutti i gay americani  soci e non e pubblicizzati ai massimi livelli? Tu hai mai visto pubblicato un bilancio dell'Arcigay su Babilonia o su Pride? L'hai mai visto pubblicato su internet come fa per esempio l'Arcigay di milano o Ngl? Eppure torno a ripetere, questi signori usano internet  soltanto  per informarci su  cose  anche magai irrilevanti ma non su quelle importanti  com'è  appunto la pubblicazione dei bilanci ? Se si ha veramente rispetto delle persone per le quali si dice di rappresentare i loro interessi, non puoi aspettare che sia una legge ad obbligarti ad  intraprendere determinate iniziative : le attui volontariamente. Hai il dovere morale di farlo. Un circolo Mario Mieli indagato nel 2001 dalla finanza per un'evasione fiscale milionaria,  doveva immediatamente rispondere a questa infamia pubblicando i bilanci su internet, su Aut e quant'altro e non far finta che non sia successo nulla. Aveva il dovere di informare tutti i membri della comunità gay italiana.  E questo a prescindere dall'esito delle indagini che a tutt'oggi rimangono un mistero.  Le associazioni che non hanno nulla da nascondere lo stanno già facendo.

venerdì 2 maggio 2014

FUNERALI DI DARIO BELLEZZA

 
Il 2 aprile 1996 si tennero a Roma  i  funerali -  sia religiosi che  laici -  del poeta Dario Bellezza. Le foto che compongono questo video sono state realizzate dal sottoscritto: vi prego non siate troppo critici nei confronti di questo povero  fotografo improvvisato. Invece l'articolo che segue e che ritrae perfettamente  Dario Bellezza è della grande Maria Latella.
 
 
 
 




Ieri a Roma i funerali. Ecco l' ultima chiacchierata con l' artista quando la morte era ormai vicina

" Io, Dario Bellezza, un vinto "

Un commosso doppio addio al poeta da amici e scrittori Franco Cordelli: " Dentro di se' era rimasto sempre ragazzo " Oggi ci sara ' la tumulazione al cimitero inglese

Ieri a Roma i funerali. Ecco l' ultima chiacchierata con l' artista quando la morte era ormai vicina TITOLO: "Io, Dario Bellezza, un vinto" Un commosso doppio addio al poeta da amici e scrittori Franco Cordelli: "Dentro di se' era rimasto sempre ragazzo" Oggi ci sara' la tumulazione al cimitero inglese - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Due cerimonie funebri, una religiosa e l' altra laica, per "un' anima contraddittoria", come gli amici hanno voluto ricordare Dario Bellezza. Prima il rito cattolico, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, concluso con due semplici preghiere, quelle che Bellezza diceva ogni giorno negli ultimi tempi, recitate da don Vincenzo Paglia. E poi, l' omaggio laico in una chiesa sconsacrata, Santa Rita dei Poveri, una cappella che appartiene al Comune. Oggi, ci sara' la tumulazione, nel "cimitero degli inglesi", vicino alla Piramide, un luogo di sepoltura definito "acattolico". Nel corso della cerimonia laica, Bellezza e' stato ricordato da Gianni Borgna, assessore alla Cultura, da Franco Cordelli, Renato Minore, Renzo Paris. Cordelli ha detto che Bellezza e' morto "da figlio, come era vissuto, rimanendo sempre immutato, un ragazzo". Minore ha spiegato come Bellezza "sapeva portare con rabbia e con gioia il nome di poeta", in questa Italia che descriveva "grigia, plumbea, di massa, nemica dei poeti". Paris, infine, ha voluto raccontare "l' ultima beffa di Dario, quella di aver voluto a tutti i costi la Bacchelli, la legge che garantisce un vitalizio agli artisti, pur sapendo che stava morendo". A circondare la bara, sommersa dai fiori rossi del cuscino funebre della madre, c' erano tra gli altri, Barbara Alberti, Carlo Ripa di Meana, Alain Elkann, Elsa de Giorgi, Maria Luisa Spaziani. ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ L' INTERVISTA TITOLO: "Elsa, Alberto, Pier Paolo... ho avuto vent' anni di felicita' " "Ero giovane e non capivo la grandezza dei miei cari amici" "Si' , litigavo con la Morante Non accettava il mio legame con Pasolini" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Abbiamo parlato in cucina, mentre lui cercava di mandar giu' qualche pezzetto di mela lasciata in un piatto da Annamaria, amica e vicina di casa che lo accudiva con affetto discreto: "Ormai non riesco a mangiare nient' altro" diceva lui, scusandosi per il piatto sul tavolo, per la stanza in disordine. Succedeva qualche settimana fa, una mattina, nella sua casa di Trastevere. Dario Bellezza raccontava di se' , col pudore di un uomo non piu' abituato all' attenzione di estranei. Non riusciva ad accettare che della sua malattia si fosse saputo cosi' , attraverso un giornale. Non gli piaceva che di lui si tornasse a parlare per via della legge Bacchelli: "Non l' ho chiesta, ci sono amici che si danno da fare per me, io preferirei curarmi. Che ci faccio con la legge Bacchelli, me la daranno il giorno che muoio". Ed e' andata proprio cosi' . Gli faceva male una frase attribuita ad Aldo Busi: "Ha detto che non ho mai lavorato, che la legge Bacchelli dovrebbero darla a tutti quelli malati come me. Uno sciacallo". Busi, in seguito, cerco' di raccogliere fondi per lui, ma Bellezza, quel giorno, ancora non lo sapeva. Il registratore frusciava: "Non importa se poi non pubblicate niente" disse alla fine della chiacchierata. C' era, nel timbro della sua voce, il tono di chi e' sempre sul punto di dire: "Non si disturbi", quello stesso pudore che lo spinse, non molti giorni fa, a confidarsi con Adele Cambria, giornalista ed amica: "Mi piacerebbe essere sepolto nel cimitero del Testaccio". Il cimitero di Antonio Gramsci e del poeta Shelley. "Mi ci vorranno?". Parlavamo, in cucina, di cure per la sua malattia e di morti famosi. Soprattutto di questi ultimi, a dire il vero. Moravia, Elsa Morante, il poeta Sandro Penna, Pasolini. Rimpiangeva di aver sottovalutato la qualita' di quelle vite che si erano intrecciate alla sua: "Forse ero troppo giovane, troppo incosciente. Li ho considerati subito e soltanto amici, non mi rendevo conto della loro grandezza. Con Penna il rapporto e' stato lungo, bellissimo. Con Elsa e' stato difficile, aveva un caratteraccio. Per lei ho scritto due libri, Angelo e L' amore felice. Era innamorata di me ma io non potevo amarla come avrebbe voluto. Con gli anni ci separo' una barriera, credo sia arrivata ad odiarmi. "Quando l' ho conosciuta, nel ' 66, aveva 54 anni ma ne dichiarava molti di meno: io ne avevo venti. E durata fino al ' 76 e negli ultimi tempi non era piu' bello. E stata il piu' grande errore della mia giovinezza: io mi consideravo un suo pari, la trattavo non dico con brutalita' ma quasi, la criticavo... Che sbaglio. Era una donna e io mi innamoravo dei ragazzi, ma e' stata lei la mia storia d' amore piu' lunga e purtroppo me ne sono accorto dopo, soltanto quando e' morta. Moravia diceva sempre che il mio rapporto con Elsa era rovinato dall' orgoglio, ma una volta se ne usci' con un' osservazione che mi feri' molto perche' feriva lei: "Non vedi che e' una povera vecchia?". Ad Elsa Morante innamorata di un pittore tossicodipendente, Bellezza dedico' dei versi che parlavano di "ragazzi drogati, guardie del corpo dell' assoluto, vanno per il mondo mattutino fino alla sera della loro sopravvivenza". Anche Bellezza, molti anni dopo, ha amato un "tossico", forse per lui si era ammalato di Aids, parola che non pronuncio' mai, quella mattina. "Si' certo, credo di sapere come l' ho preso... ma alla fine non ne sono sicuro. Non ho mai voluto chiederlo a quella persona. Si' , mi sono sempre piaciuti i tipi un po' pericolosetti ma non fino al punto di morirne, no. Non come Pier Paolo. Pasolini poi aveva un altro tipo di erotismo". Pier Paolo Pasolini, raccontava Bellezza allontando da se' il piatto ancora pieno di mela, fu il primo a trovargli un lavoro: "Gli ho fatto da segretario, per tre anni, dal ' 69 in poi. Prima non avevo mai avuto una lira, campavo con le ripetizioni, le traduzioni. La mia era una famiglia modesta, mio padre era un vecchio comunista che non credeva in Dio. Capirai, lavorava in Vaticano: a un certo punto se ne ando' . Quando ho conosciuto Pasolini, vivevo da solo. Lui mi disse di occuparmi della sua posta, di correggergli i manoscritti per il cinema. Eravamo amici. Lo siamo rimasti fino alla fine, anche se non condividevo niente delle sue convinzioni, delle sue profezie. Pasolini voleva che l' Italia diventasse piu' povera, voleva un ritorno all' Italia degli anni Cinquanta. Mi diceva "Non capisci, il consumismo sta rovinando gli italiani" e io rispondevo: "Meglio il consumismo che morire di fame". Anche l' amicizia con Pasolini era motivo di lite tra Bellezza e Morante: "Non le piaceva che avessi questo ruolo precario di segretario, diceva che dovevo trovarmi un lavoro sicuro: "Chiedi a Moravia, e' l' unico che puo' davvero aiutarti". Ma Moravia non mi ha risolto nessun problema pratico, mai. Era un uomo divertente, mi sembrava gia' molto l' averlo per amico, che importa se non mi ha mai fatto pubblicare niente da Bompiani". E Dacia Maraini? "Affettuosa, pero' sentiva che io ero amico di Alberto, questa cosa non l' ha mai digerita". Un periodo bello, quando uno ha la fortuna di poterne ricordare uno, aiuta a star bene anche quando bene non si sta piu' . Bellezza ricordava senza compiacimento, recuperando quel godimento da poco che ancora gli era consentito provare: "Ho avuto vent' anni di felicita' , dai venti ai quaranta, il lavoro andava bene, non ero celebre ma ero conosciuto, avevo degli amori, facevo dei viaggi. Quando ho vinto il Premio Viareggio nel ' 76, con il libro Morte segreta, ho sperimentato una felicita' assoluta. Avevo soltanto 32 anni, ricordo che mi comprai una giacca nuova, scura, una bella giacca. Pensi che la tua vita cambi con un premio, e invece non succede nulla. Non ho saputo sfruttare la mia fama. Perche' ? Sono un vinto, sono sempre stato uno sconfitto". Della societa' letteraria, di una Roma piccola e ad alta densita' d' ingegni, Bellezza aveva conosciuto tutto, tutti. Pittori, da Franco Angeli a Mario Schifano, ricche dame, la cre' me degli intellettuali: "Con Arbasino, ricordo, ci vedevamo sempre a casa di Luisa Spagnoli. Non c' e' mai stata amicizia, forse non gli piaceva il mio modo di essere gay, non voleva essere coinvolto su quel piano, lui della sua omosessualita' ha fatto un argomento letterario". La vita sentimentale, prima di Elsa e dopo Elsa. "Dopo ci sono stati solo amori di ragazzi. Ma mi fa male pensarci". La politica: "Com' era bella, negli anni Sessanta, il Pci da una parte, la Dc dall' altra. Io ho paura del maggioritario, mi sembra un sistema fascista". Nessuno gli aveva ancora offerto di candidarsi con i Verdi della sua amica Marina Ripa di Meana, non si parlava ancora di elezioni, quella mattina a Trastevere. Chiacchieravamo da piu' di due ore. Sembrava stanco e aprendo la porta di casa disse che no, non si sentiva solo: "Vengono spesso a trovarmi Renato e Francesca Minore. Gli altri non mi mancano. "Rimpiango un' amicizia che poteva essere e non e' stata, quella con Federico Fellini. Poco prima che sapessi di essere malato l' avevo incontrato e lui, gentilissimo, voleva rivedermi. Per Federico mi e' come rimasto un rimorso, non l' ho mai chiamato. Ogni tanto mi capita di sognarlo. Sogno Fellini, come se fossimo stati amici".

Latella Maria

 



giovedì 1 maggio 2014

MARIO FORTUNATO: persino organizzazioni come l’arcigay e circolo mario mieli hanno iniziato ad aprire locali dotati di back room, dove non si pratica sesso sicuro”



Dopo Massimo Consoli e Dario Bellezza,  anche Mario Fortunato, con questo articolo apparso sul mensile Liberal nel 1995,  scese in campo contro le dark room gestite  anche dall'Arcigay e dal Mario Mieli. Un articolo rimasto pressoché sconosciuto alla maggioranza dei membri della comunità glbt del nostro Paese.





      UN ATTO DI ACCUSA ALLA COMUNITA’ GAY
 
CHIUDETE QUEI LOCALI  di amore e morte
 
   di MARIO FORTUNATO

 

MARIO FORTUNATO
 
Una premessa. Vorrei che questo articolo fosse letto come un preciso atto di accusa contro i media e in subordine contro il movimento gay di casa nostra. Il motivo è che in Italia, nel momento in cui la diffusione dell’Aids comincia ad assumere proporzioni terrificanti, i giornali e le televisioni hanno dimenticato il problema, mentre la comunità gay non appare più in grado di mobilitarsi efficacemente sul tema.

Succede un fatto strano. Anni addietro, più o meno sul finire dello scorso decennio, i media nazionali scoprirono l’Aids. La sindrome da immunodeficienza acquisita, che dilagava in maniera impressionante nel mondo occidentale e soprattutto negli Stati Uniti, era divenuta la regina delle notizie. Non passava un giorno senza che giornali e televisioni nazionali non riferissero un nuovo dato, senza che inchieste e servizi e testimonianze in proposito non fossero proposti all’attenzione e alla sensibilità dei lettori.

Ricordo in particolare un agosto di qualche anno fa. Forse perché nulla di significativo accadeva in politica, forse perché nessuna guerra in quel momento infiammava il pianeta, la campagna sull’Aids aveva militarmente occupato prime pagine e copertine. Si parlava, molti lo ricorderanno, di “nuova peste”, “la peste del secolo”, “la peste del duemila”, anche più spericolatamente “la peste degli omosessuali”…Si raccontavano episodi feroci, di ferocia e discriminazione, accaduti per lo più, oltre oceano. Ci fu perfino un giornalista di un settimanale, L’Europeo, che fingendosi sieropositivo se ne era andato per qualche giorno in giro a Roma e a Milano a verificare sulla propria pelle quali erano le reazioni più diffuse e comuni delle persone di fronte a un individuo colpito dal virus dell’Hiv. Stampa e televisioni a parte, anche le scuole sembravano giustamente sensibilizzate sul tema. Mentre perfino un ministro della Sanità come De Lorenzo sentiva il dovere di promuovere una campagna nazionale di informazione (dovere non disgiunto dal senso di opportunità, se è vero che su quella campagna lucrarono in molti).

Pure, in tanta mobilitazione, invocata e il più delle volte sostenuta dal movimento omosessuale italiano, colpivano i dati di diffusione della malattia. Che erano dati per fortuna modesti, in Italia. Così che, mentre negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Inghilterra, la malattia mieteva vittime a un ritmo spaventoso (per qualche tempo, le telefonate e le lettere agli amici stranieri del sottoscritto sono arrivate a ridursi dei due terzi), in Italia per fortuna le cose andavano diversamente.

I più colpiti erano i tossicodipendenti. Seguivano gli omosessuali, gli eterosessuali, gli emofiliaci e via di seguito. I dati comunque, confrontati con quelli degli altri Paesi occidentali, erano tutto sommato confortanti. Del resto, riflettendoci adesso, anche i nostri pochi personaggi pubblici colpiti dal male (gli amici Pier Vittorio Tondelli e Giovanni Forti, altri i cui parenti preferiscono si taccia in proposito) erano in realtà persone con una spiccata esperienza di vita o professionale fuori dei confini nazionali. Il che lascia ragionevolmente pensare che il contagio sia avvenuto altrove.

 

Tutto bene, allora, sul fronte dell’Aids? Siamo rimasti un ‘isola compatibilmente felice? Neanche per idea. Lo dicevo prima: a distanza di una decina d’anni dal primo allarme, in Italia succede un fatto strano. Si tratta di un vero e proprio paradosso. Del rischio  Aids si parla ormai pochissimo. Certo, si dà notizia se qualche celebrità straniera annuncia al mondo la propria condizione. Si recensiscono con puntualità i libri o il film che raccontano la malattia (detto fra parentesi: nessun libro italiano, nessun film italiano). Si riferiscono i dati sulla diffusione della malattia, che l’Istituto superiore della  sanità elabora regolarmente. Ma, una volta lavata la coscienza, giornali e televisioni tacciono.

Così nessuno si è accorto che secondo gli ultimi dati sulla diffusione del male in Italia i casi di Aids sono cresciuti nell’ultimo anno in maniera esponenziale. Non basta. I dati dicono che la malattia si va diffondendo soprattutto fra le persone al di sotto dei venticinque anni e con nessuna esperienza di droga pesante. E che è per lo più nelle grandi aree urbane che il fenomeno trova la sua massima diffusione.

Eccoci dunque al paradosso. Fino a che il fenomeno Aids investiva gli altri Paesi occidentali, i media italiani, come sempre subalterni e provinciali, imitando i loro omologhi stranieri, sfornavano a ogni pie’ sospinto inchieste, reportage, informazioni sul tema. Ora che l’Italia sta conoscendo la tragica diffusione del male, che toccò anni fa a Stati Uniti, Germania e Francia, il silenzio in proposito è quasi totale. Dove sono le copertine tambureggianti? Dove le prime pagine? Dove i servizi e le inchieste televisive? I media nazionali tacciono. Colpevolmente, disgraziatamente, tacciono.

Silence=death, silenzio uguale morte, era lo slogan dei gruppi gay americani. Su quello slogan, e poi sul lavoro di artisti come Keith Haring e Jean Michel Basquiat, di scrittori come Edmund White, Hervé Guibert e Christophe Bourdin, di cineasti come Cyril Collard e Jonathan Demme, i movimenti omosessuali di mezzo mondo sono cresciuti e hanno rappresentato un po’ dovunque la punta più avanzata di ricerca, di informazione, di lotta contro l’Aids. Non lo stesso in Italia. La comunità omosessuale nazionale è infatti da questo punto di vista criminalmente arretrata incapace di riflettere e soprattutto di reagire al problema.

Tempo addietro, in città come New York, San Francisco, Berlino, Amsterdam e Parigi, un grande dibattito ha investito il mondo e la cultura gay. Era un dibattito che rimetteva in discussione alcune forme tipiche dell’esperienza omosessuale come il rifiuto della monogamia in favore della promiscuità. Il risultato di quel dibattito è stato assai semplice, concreto; a Parigi come a New York e a San Francisco, le abitudini di vita dei gay sono cambiate. Gran parte dei bar e dei locali che offrivano agli avventori una back room (una stanza buia, cioè, dove consumare subito e magari in gruppo un incontro sessuale) è stata chiusa. Dappertutto, comunque, distributori di condom e inviti manifesti al safe sex, al sesso sicuro. Sono letteralmente spariti dalla faccia della terra i cosiddetti bagni americani (cabine per la toilette sulle cui pareti era praticato un buco dentro cui far passare il pene). In generale, c’è stata una significativa scoperta della relazione stabile e della sfera sentimentale. E tutto ciò mentre le associazioni di sostegno medico e psicologico ai sieropositivi e agli ammalati si moltiplicavano, come si moltiplicavano le prese di coscienza sul tema delle unioni civili e dei diritti che ne conseguono.

In Italia, invece, niente di niente. Confidando nei numeri che , come dicevo, erano modesti fino a pochi anni fa, la comunità gay ha a poco a poco abbandonato il campo dell’impegno anti Aids. Preoccupati soltanto di non essere automaticamente associati alla malattia, gli omosessuali italiani hanno lasciato ai soli gruppi cattolici di base il terreno della solidarietà concreta. Inoltre nei bar e nelle discoteche omosessuali, perfino in quelle direttamente gestiti da organizzazioni culturali e politiche come l’Arcigay e il circolo Mario Mieli, hanno cominciato a comparire e ora abbondano back room e bagni americani, di modo che la promiscuità sessuale è de facto ancora un valore. Per il resto di condom si parla assai poco e, quanto al sostegno medico e psicologico degli ammalati, è stato da ultimo sostituito con sfilate di moda, esibizioni di soubrette e concorsi di bellezza. Naturale che, anche in ragione di tanta dissennatezza e di una così radicale mancanza d’informazione, la comunità gay italiana sia oggi  investita da un incremento di casi di sieropositività fino a ieri impensabile (è accaduto a chi scrive, tanto per fare un esempio, di contare una decina di casi certi, tutte persone sotto i ventotto anni, nel corso di un party romano con non più di quaranta ospiti).

Questa la situazione. Una stampa e un sistema di media così distante dalla realtà da essere ormai incapace di raccontare le cose se non per imitazione di quanto fanno giornali e televisioni stranieri. Una comunità omosessuale incosciente e priva di una cultura propria. Se a questi due elementi già gravissimi si aggiungono lo sfascio non nuovo della scuola, la situazione drammatica di gran parte delle strutture ospedaliere pubbliche e infine il blocco per motivi burocratici assurdi della nuova campagna anti Aids promossa dall’attuale ministro della Sanità, si capisce come il problema sia destinato ad assumere forme e proporzioni incalcolabili. Altro che “peste degli omosessuali e dei tossicodipendenti”. Il problema riguarderà sempre più i ragazzi italiani, etero e omosessuali che siano, abbandonati al loro destino da un sistema informativo e di prevenzione a dir poco scellerato. Un sistema in cui tutti, Stato e alte gerarchie vaticane, media e organizzazioni gay, hanno fin qui tenuto un comportamento che non esiterei a definire, nero su bianco, criminale.

Ho detto in principio che questo articolo domandava di essere letto come un atto di accusa soprattutto contro il silenzio dei media e in subordine contro la caduta di tensione del movimento gay. Un atto di accusa per solito nasce da un sentimento di indignazione intellettuale, o da una rivolta morale. Nel caso di chi scrive, anche se potrà sembrare inelegante dirlo apertamente, è nato da un altro sentimento: il dolore personale, insopportabile, per la scomparsa o per la malattia di tanti, giovani amici stritolati dall’ignoranza e dalla disinformazione. L’idea forse era ingenua: custodiva però la speranza che all’accusa non dovesse seguire altro dolore.

 

 

 

sabato 19 aprile 2014

UNIONI CIVILI GAY 1994 : DORIANO GALLI, ADELE FACCIO E SIMONETTA MASSARONI INTERVENGONO DA STEFANO CAMPAGNA

 
 
 
 
 
 
 
 
            OMOSESSUALI: UN PROGRAMMA SU COME CONTRARRE MATRIMONIO

Roma, 25 lug. 1994 (Adnkronos) -Matrimonio gay: istruzioni per l'uso. E' uno dei temi che affrontera' domani sera la penultima puntata del programma di Teleregione: 'Le pillole di Ganimede-Gay-TV'. Verranno mostrati in diretta i documenti per contrarre matrimonio e sara' spiegato l'iter necessario per trasformare una coppia di fatto in una coppia di diritto. In studio ci saranno Doriano Galli, il primo 'sposo' gay della capitale, l'avvocato Simonetta Massaroni e l'ex deputato parlamentare Adele Faccio.
Stefano Campagna, ideatore e conduttore del programma, mostrera' a tutti, omosessuali ed eterosessuali, come indossare un profilattico, essendo risultato da un sondaggio che non tutti sanno utilizzare correttamente il 'prezioso salvavita'.
Lo sterminio di un milione di omosessuali nei campi di concentramento nazisti sara' invece l'argomento dell'ultima puntata che andra' in onda venerdi', una lettura della sofferenza delle vittime non solo degli aguzzini nazisti, ma anche degli stessi prigionieri che ne condividevano gli stessi pregiudizi.

sabato 29 marzo 2014

ROBERTO MARONI NEL 1996 ERA FAVOREVOLE ALLE UNIONI CIVILI ED ALLE ADOZIONI DA PARTE DEI SINGLE (ANCHE GAY) ED ORA?


Massimo Consoli nel 1996 intervistò l'attuale Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo essere  stato Ministro degli Interni nel primo governo Berlusconi. Ne esce fuori un ritratto , chissà se ancora attuale, di una persona amica dei gay, favorevole alle unioni civili  e alle adozioni di minori da parte di single, anche se omosessuali... Inoltre, circostanza certamente non di poco conto,  Maroni si dichiarò contrario alle schedature gay a tal punto che, durante il suo mandato ministeriale ,diede ordine di distruggerle tutte. Quello della privacy gay  è un problema delicato ancora aperto: negli ultimi trent'anni, si è esteso anche ai vari circoli glbt del nostro Paese
http://fc.retecivica.milano.it/RCMWEB/VerdiMilano/Verdi%20Milano/Indice%20forum/VERDI/Interventi/S0186F0FA-01F69F87?WasRead=1
http://www.cinziaricci.it/nosilence/archivio154.htm 


ROME GAY NEWS  N.102

20 FEBBRAIO 1996

 

ROBERTO MARONI E I DOSSIER  “GAY”

 

E’ nato il 15 marzo 1955, esattamente 1999 anni dopo la morte di Giulio Cesare”, come ci tiene a sottolineare con una punta di compiacimento. Laureato in Giurisprudenza, sposato, con due figli (un maschio e una femmina), Roberto Maroni è stato il primo Ministro degli Interni nell’Italia della Seconda Repubblica, durante il governo Berlusconi. E proprio prendendo spunto da questo incarico estremamente delicato, abbiamo avuto occasione di fargli la prima domanda:

 

Consoli: On.Maroni, quando lei era Ministro dell’Interno, le è mai capitata qualche situazione gay? Mi spiego meglio: le è mai accaduto di vedersi sottoporre qualche fascicolo riservato con l’annotazione “omosessuale” e magari con qualche altro commento o suggerimento a utilizzare quell’informazione a suo vantaggio o a beneficio di una parte politica?

 

MARONI: Quando gli organi preposti mi sottoponevano dei fascicoli su determinati personaggi (di solito sospetti di essere una turbativa per l’ordine pubblico), ebbene sì, talvolta c’era l’annotazione che il tale era omosessuale. E la definizione, devo dire, era neutra, senza connotazioni positive o negative. Stava lì. Il tale è omosessuale, e sta al Ministro vedere cosa farne di questa “rivelazione”. Dopo un po’ che mi sono reso conto di come andavano le cose, ho fatto distruggere questi fascicoli ed ho dato ordine di non raccogliere più questo tipo di informazioni. Siamo sinceri: certi servizi hanno la funzione di vegliare sulla sicurezza dello Stato e, di conseguenza, per poterlo fare, devono raccogliere informazioni sui soggetti almeno potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico. Ebbene, che grado o tipo di pericolosità c’è nell’essere gay?

 

Consoli: Di quanti fascicoli stiamo parlando? Uno, dieci, cento..?

 

MARONI: Al giorno?

 

Consoli. Ho capito! Passiamo ad altro: Da alcuni mesi stiamo portando avanti una raccolta di firme per fare avere la pensione del fondo Bacchelli al poeta Dario Bellezza, gravemente colpito dall’Aids ed in condizioni di estremo disagio finanziario. Giorni fa 75 parlamentari della Camera (sollecitati dall’on. Nichi Vendola di Rifondazione Comunista) e 50 del Senato (interpellati dal sen. Verde Luigi Manconi) hanno dato la loro adesione…

 

MARONI: Alla quale senz’altro mi associo anch’io. Non c’è neanche bisogno di chiedermelo.

 

Consoli: Ha avuto conoscenti gay? Tra i suoi amici attuali, ce ne sono alcuni che sono gay e che non hanno bisogno di nasconderlo?

 

MARONI: Naturalmente sì, ho vari amici gay che non fanno finta di essere qualcos’altro, ed ho con loro dei rapporti perfettamente normali. Del resto, non vedo in che modo “particolare” mi dovrei comportare con una persona con la quale ho un rapporto di amicizia. Anche all’interno della Lega ho un carissimo amico che è gay, penso che quasi tutti lo sappiano, e questo fatto non ha mai creato alcun problema: né a lui, né a me, né a noi.

 

Consoli: Ecco! Ha sollevato un problema importante: è conciliabile far parte della Lega ed essere gay? O ci sono delle “incompatibilità”, delle “controindicazioni”?

 

MARONI: Io credo di sì, che sia perfettamente conciliabile. Ciò che è importante, nella formazione politica della quale faccio parte, è essere federalisti, non gay o etero, non meridionali o settentrionali, non uomini o donne. Ci sono delle cose che riguardano la sfera individuale della persona e nelle quali noi non abbiamo nulla a che vedere. Ciò che ci interessa è il programma politico dei nostri iscritti, la loro convinzione federalista.

 

Consoli: Se una persona qualunque si presentasse ad una sede della Lega, accanito sostenitore dell’ideale federalista ma anche piuttosto noto come gay, e chiedesse di essere presentato nelle vostre liste alle prossime elezioni, avrebbe difficoltà ad essere accettato come candidato?

 

MARONI: E perché? Anche lei, caro Consoli, se volesse e se avesse uno spirito federalista ed una ideologia in armonia  con i nostri principi, potrebbe chiedere di candidarsi. Non credo proprio che qualcuno le farebbe opposizione sul piano della sua omosessualità. Le dirò di più, se ci fosse un’associazione gay che si dichiarasse federalista, probabilmente l’accoglieremmo a braccia aperte. No, non credo proprio che nella Lega ci sia spazio per questo tipo di pregiudizi.

 

Consoli: Una sua definizione di “omosessualità”?

 

MARONI: Mah, io non saprei neanche definire l’eterosessualità. Come si fa a racchiudere in due parole un argomento così vasto? Del resto, so che lei sta scrivendo un libro di mille pagine per dare una sua definizione  a questo tema così affascinante, non vedo come io ci possa riuscire nel poco spazio di un’intervista. Comunque, è una condizione normale sulla quale nessuno ha il diritto di esercitare discriminazioni o antipatie personali. Punto e basta.

 

Consoli: E’ favorevole al fatto che due persone dello stesso sesso, che vivono insieme in un rapporto basato sull’amore ed il rispetto reciproco, si vedano riconosciuti certi benefici morali e civili, come il diritto alla naturalizzazione nel caso di convivenza con un partner straniero, il diritto all’eredità in caso di morte di uno dei partner, il diritto a subentrare nell’abitazione dove i due vivevano in comune, il diritto ai giorni di congedo in caso di malattia o di morte del partner…?

 

MARONI: Assolutamente sì. Io sono favorevole alla ricerca più totale della felicità umana..

 

Consoli: E’ un diritto perfino inserito nella Carta Costituzionale degli Stati Uniti, che parla espressamente di “diritto alla felicità”..

 

MARONI: Non per niente  gli Stati Uniti sono una federazione!

 

Consoli: Reputa utile l’istituzione di un “ufficio preposto alla comunità gay”, magari all’interno di uno dei ministeri del futuro governo?

 

MARONI: All’interno del governo penso proprio di no. Mi sembra un’idea assurda. Inserire un ufficio del genere, oggi, in un ministero, vuol dire sclerotizzare una istituzione, renderla inutile, soffocarla nella burocrazia imperante. Il concetto è giusto: rendere partecipi tutti i cittadini alla vita della Nazione, ma io lo esprimerei in un altro modo, magari attraverso una sorta di Consulta di tutte le associazioni gay, o di quelle più rappresentative. Certo, non di una sola organizzazione e, in ogni caso, non di una organizzazione politicamente troppo identificata con questa o con quella parte.

 

Consoli: Che ne pensa del riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni delle unioni tra persone del medesimo sesso?

 

MARONI: Io sono d’accordo. In questo caso subentra un problema che, però, è solo di ordine tecnico, visto che bisognerebbe modificare il codice civile là dove parla di “marito” e “moglie” e sostituirlo con altri termini più adatti, oppure fare una normativa apposita da aggiungere all’attuale legge sulla famiglia. Devo dire che io sono contrario a quest’ultima soluzione, ma se  le associazioni gay si dichiarassero favorevoli, se fossero loro a volerlo, voterei a favore e penso che anche la Lega si esprimerebbe in questo modo. Io sono contrario perché una legge fatta apposta per una categoria di persone porta fatalmente ad una ghettizzazione, ad una marginalizzazione. E’ molto meglio, e parlo sempre a titolo personale, che la legge vigente venga modificata per farvi rientrare non più solo i legami tra uomo e donna ma anche le unioni tra uomini o tra donne. Del resto, per semplificare, basterebbe aggiungere un articolo specifico che renda applicabile la normativa già esistente tra marito-moglie anche in altri tipi di coppie. Allora, immediatamente ogni problema legislativo sarebbe risolto, senza bisogno di grandi cambiamenti.

 

Consoli: Come vede l’adozione di un bambino da parte di un gay single?

 

MARONI: Senz’altro in maniera molto positiva. Questo è un problema che riguarda i fatti interpersonali, umani. Io sono favorevole a creare tutte le condizioni nella quali ognuno può fare quello che vuole, salvati i diritti e il benessere di tutte le parti in causa. Se una persona che vive da sola, un gay single, vuole adottare un bambino, vuole che un bambino viva con lui (o con lei), io credo che lo faccia per amore, e sono convinto che l’amore faccia bene a lui (o a lei), ma soprattutto faccia ancora più bene al bambino.