sabato 10 maggio 2014

GAY IGNORANTI: DARIO BELLEZZA ....E CHI E'?

Il Circolo Michelagniolo e l'Archivio Massimo Consoli  il 24 gennaio 1996 promossero in tutt'Italia una  raccolta di firme per sensibilizzare le Istituzioni a conferire il vitalizio Bacchelli al poeta Dario Bellezza. L'iniziativa ebbe successo anche se il vitalizio arrivò poco prima che il poeta morisse il 31 marzo 1996. All'inaugurazione della campagna tenutasi alla discoteca L'Alibi di Roma, intervennero  Marina Ripa di Meana (madrina della serata), il leader dei verdi Carlo Ripa di Meana,  Leo Gullotta, Nichi Vendola, Massimo Consoli , Antonio Di Giacomo, Maria Ridolfi,, Anselmo Cadelli, Vanni Piccolo.  Questo contributo video è possibile riproporlo dopo 18 anni dalla morte di Dario Bellezza,  grazie alla redazione di Teletuscolo.

https://www.youtube.com/watch?v=UnFz63lfoQQ 
https://www.youtube.com/watch?v=FqdSJ07ic7c

Qui di seguito riportiamo l'intervista che Gianluca (il cognome purtroppo non lo conosciamo) giornalista di Teletuscolo, fece in quella occasione ad un giovane Nichi Vendola intervenuto alla serata. Il giornalista girando per il locale fa una scoperta 'sensazionale' e cioè scopre che la maggioranza dei gay presenti all'Alibi non conoscono il  poeta Dario Bellezza. Non solo  Dario Bellezza è sconosciuto come poeta (fra l'altro ospite fisso al Maurizio Costanzo Show)  ma anche come uno dei primi militanti del movimento gay italiano. Nichi Vendola, rispondendo a questa osservazione, approfitta  per dare una tiratina d'orecchie ai vertici del movimento gay italiano.
 

 GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :

Ci troviamo con l’onorevole Nichi Vendola parliamo di questa serata per Dario Bellezza per la richiesta di questo vitalizio. Io mi sono chiesto anche parlando con altre persone, c’è bisogno di chiederlo, di implorarlo, di supplicarlo? C’è bisogno di parlarne in maniera così pressante? Non dovrebbe essere un diritto e  un dovere  soprattutto per le Istituzioni, riconoscere a Dario Bellezza, quello che gli è dovuto e cioè tantissimo, io credo.

VENDOLA:

Questa vicenda miserabile dice tanto di questo Paese. Il fatto che una voce limpida, cristallina, controcorrente, inattuale, come quella di Dario Bellezza, di un poeta genuino, perfino ottocentesco, fuori da qualunque possibile ammiccamento con i salotti intellettuali; il fatto che Dario debba in qualche maniera esibire una condizione di difficoltà quando la malattia incalza e quando il bisogno di curarsi e il bisogno di vivere dignitosamente questa stagione così difficile, di lotta per lui, debba affidarsi alla pubblica solidarietà, affinché lo Stato si ricordi di lui, beh questa vicenda la dice lunga su quale sia lo stato dell’arte in Italia. Quale sia lo spirito pubblico. Io sono molto sofferente perché ci sono personaggi da quattro soldi che hanno la tribuna del video, quattrini in proporzioni smisurate. Una voce davvero così appartata cosi segreta che ha saputo ritagliarsi il gusto della scrittura per la scrittura; senza mai cedere a forme di prostituzione nei confronti di questo, diciamo, seducente mercato intellettuale in technicolor. Il fatto che ci sia una voce così è straordinariamente importante, Dario paga la sua inattualità, il suo essere out, il suo essere fuori da qualunque giro. Paga questo essere fino in fondo un uomo del passato. Io credo che noi abbiamo bisogno di questi uomini del passato, perché in qualche maniera ci raccontano l’orrore di un presente senza memoria, senza poesia, senza capacità di sguardo. Ecco questo è Dario Bellezza. La legge Bacchelli, la legge per un vitalizio a Dario Bellezza, è semplicemente un gesto minimo di risarcimento nei confronti di questa voce stonata, di questa voce fuori dal coro, spezzata, singhiozzante. A volte singhiozzante in maniera enfatica, retorica. Come  una corda di violino. Beh credo nel grande rumore della metropoli consumista, quella corda di violino che è la voce di Dario Bellezza serva a ricordarci cose di cui ci siamo dimenticati. Oggi ha vinto l’oblio. E solo in virtù dell’oblio che si può consentire a Dario Bellezza questa deriva di povertà. Ma credo che forse, la comunità gay, la comunità  intellettuale, la gente sensibile può aiutarci a ritrovare la capacità di ascolto di quella voce anche per restituirle ciò che merita. Anche per riscattare per noi, non per Dario Bellezza, un minimo di decenza.

 GIANLUCA (GIORNALISTA DI TELETUSCOLO) :

Quando parliamo di movimento gay io devo rendere noto, devo constatare che andando in giro per questo locale, l’Alibi qui a Roma, molti ragazzi dicevano, ma che succede questa sera, io rispondevo Dario Bellezza e loro.. e chi è Dario Bellezza? Ora anche se è brutto relegare Dario Bellezza al movimento gay perché Dario Bellezza è patrimonio di tutti, è patrimonio della storia, è patrimonio della letteratura. Allora cosa  differenzia questo scatto di società che non conosce più, nel senso che ignora?

VENDOLA:

Il movimento gay non è un’isola felice, è esattamente interno alla miseria e alle contraddizioni del tempo nostro, quando io dico l’oblio, dico un oblio che attraversa tutti, ogni condizione, ogni identità. Il movimento gay è un pezzettino piccolo della condizione gay. Sono milioni e milioni in Italia gli omosessuali e la maggioranza di questi ignorano Dario Bellezza e ignorano tante altre cose perché non vi è cultura in questo Paese, perché non vi è memoria in questo Paese, nell’Occidente, credo, in questa fase storica. Credo che pure il movimento gay debba  un po’fare  un lavoro quasi archeologico, di ricostruire pezzi anche della memoria più antica. Quelli che sono sedimentati nel tempo ma che pare non hanno lasciato tracce nel nostro presente appunto così smemorato. Il movimento gay dovrebbe più frequentemente interrogare momenti così particolari come Dario Bellezza. Certo, Dario Bellezza è il contrario, diciamo, dell’edonismo, che a volte attraversa anche il mondo gay, anche un mondo come quello  discoteche, come quello dell’Alibi. E’ una dimensione più legata all’iconografia  del calvario, del martirio della diversità. Forse questo è fuori moda. Però tanti giovani gay non sarebbero nella condizione di vivere, non dico felicemente, ma senza esagerati drammi la loro condizione, se non ci fosse stato chi ha cominciato a raccontare, a narrare in prosa e in versi, che cosa significa l’amore di un uomo per un altro uomo, lo sguardo di un uomo verso il volto di un altro uomo. Mani di uomini che  incrociano e stringono mani di uomini. Ecco Dario ha raccontato questo e lo ha raccontato nell’epopea dell’infelicità quotidiana. L’ha raccontato nella trama di mille perdite, di mille lutti quotidiani. Lo sperma di cui parla Dario Bellezza è lo sperma di amori che non sono prolifici e che quindi sono elaborazioni di lutti. L’impossibilità di essere padri, diciamo, a volte, come qualcosa che è strettamente legato all’immaginario omosessuale. Beh di questo c’ha parlato Dario Bellezza, vivaddio. Se riprendessimo a parlare anche di questo, sarebbe perfino  più vera l’allegria del danzare. Se ci fosse più gusto anche del dolore, più gusto anche dell’interrogazione, dell’interrogazione anche scabrosa, sul tempo nostro e su noi stessi. Su noi creature un po’ sperdute in questo tempo, in questo tempo labirintico.

Nessun commento:

Posta un commento