venerdì 31 ottobre 2014

DEBORAH DI CAVE : è il sesso non sicuro che contagia, non il buio, la promiscuità, il vapore della sauna o le orge!

Pubblichiamo la lettera di Deborah Di Cave,  che nel 1995 era presidente del circolo Mario Mieli, in risposta all'articolo dello scrittore e giornalista Mario Fortunato che, dalle pagine di LIBERAL, accusò l'Arcigay e il Mario Mieli di comportamento criminale e di considerare le dark room, de facto, come un valore.  https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5988530515424782772#editor/target=post;postID=312115500221275691;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=10;src=postname



Caro Mario, devo dirlo: passata l'arrabbiatura iniziale resta l'amarezza di dover scrivere di certe cose proprio a te che così vicino sei stato al famoso Movimento, come se ogni volta ci fosse la speranza di non dover più parlare di certe non-verità così ben confezionate già da un certo tipo di giornalisti e di stampa.

Eppure ogni tanto certi discorsi rifanno capolino, complice il dolore per morti e silenzio di cui non si riesce a capire mai il motivo. E allora parliamone. Tutti possono vedere che cosa ne è stato del grande interesse dei mass media (in cui anche tu lavori) e delle istituzioni per l'epidemia Aids: campagne che non esistono, fondi tagliati, reparti ospedalieri che non aprono, preservativi a prezzi da borsa nera e perfino un ministro che di questa materia è stato leader che approva stanziamenti e contenuti per una nuova campagna informativa che fa inorridire tutta l'Europa. Ma questa è cronaca a tutti visibile come gli episodi di rapine con siringhe infette. Poi c'è dell'altro, e ormai sono in molti a parlarne, scriverne, discuterne. In questi anni il mondo omosessuale – esattamente, va detto, come quello della tossicodipendenza – non è rimasto con le mani in mano a contare i propri morti per gli osservatori epidemiologici, e non ha ceduto spazi a chi, vedi gruppi religiosi e pseudo istituzionali, non sapeva e poteva occuparsene. E' qui la prima grande lacuna del tuo articolo (vedi Liberal n.7) Io non posso parlare che per il Mario Mieli e per qualche decina di associazioni appartenenti a Forum Aids Italia e già così ho molto da dire: dov'è nelle tue dissertazioni l'unità di strada del Circolo che da mesi sosta ogni sera in tutti i luoghi di battuage di Roma per dare preservativi, lubrificanti, opuscoli diretti e ad hoc, pareri medici, psicologici, legali e supporto da parte di volontari? Eppure è un progetto pioniere, gestito da omosessuali e per omosessuali in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità!

E dove è l'assistenza domiciliare che va avanti dal 1989 quasi sempre senza finanziamenti e che finora ha assistito almeno un centinaio di malati di AIDS? Dov'è il consultorio psicologico, legale e previdenziale? Dove il gruppo di aiuto-aiuto delle (e non "pe le") persone sieropositive, il test al S.Giovanni, il centralino telefonico aperto otto ore al giorno?

Ma è vero,c'è anche chi all'interno del mondo omosessuale non ama più di tanto l'argomento aids, temendo una strumentalizzazione che in tanti hanno già vissuto, gay=Hiv. Scusa, ma non si può tacere ancora, è il sesso non sicuro che contagia, non il buio, la promiscuità, il vapore della sauna o le orge! Anzi...il vero motivo per cui gli omosessuali sono riusciti a controllare l'avanzata dell'epidemia meglio degli altri non è solo perchè sono stati i primi e per molto tempo gli unici a parlare di preservativo, ma anche perchè sono stati i primi e sono ancora gli unici a rifiutare il moralismo sessuofobico che diffondeva e diffonde notizie non corrette e pericolosissime. La vera fortuna dei gay è stata "evita il sesso promiscuo", ma "fai sesso sicuro, sempre, comunque, dovunque".

E' triste ammetterlo, ma perfino le campagne ministeriali, credendo con questo di essere un po' razziste, ci garantiscono questa possibilità di protezione in più rispetto agli etero: i nostri opuscoli possono parlare di tutto, dal fist fucking alla dark room e così possiamo veramente agire sui comportamenti, mentre agli adolescenti eterosessuali devono anche dire "conosci il tuo partner, evita gli incontri occasionali etc..." relegando il messaggio sul sesso sicuro in un tale limbo di sporcizia ed eccezionalità da rendere tutto il resto campo aperto al contagio più incosciente.

Avere le dark rooms corredate di preservativi e di messaggi chiari e diretti sull'aids funziona come l'unità di strada nei luoghi di battuage, rende cioè il sesso molto meno a rischio che in tante camere da letto matrimoniali.

Se tu hai il tuo grido di allarme io ho il mio e forse è un po' più documentato: da quattro anni mi trovo ogni giovedì all'ospedale s. giovanni a ricevere i gay che vogliono fare il test Hiv e non ne posso più di vedere test positivi di persone in coppia, incoscienza d'amore e da relazione: altro che dark rooms, bagni o cespugli, qui è l'amore che uccide, è la disinformazione che anche tu contribuisci a propagare, quella che fa dire che se non è un rapporto occasionale e furtivo allora è sicuro.

Il discorso è un altro: finchè si cercherà di modificare la sessualità nel suo complesso, di moralizzare i costumi, di terrorizzare, si fallirà la prevenzione: ne sanno qualcosa negli Stati Uniti (ero lì quell'estate) dove locali e dark room hanno riaperto, ma con i distributori di profilattici nei bagni e gli opuscoli delle organizzazioni che operano nel campo dell'aids. Ne sanno qualcosa i leather che parlano di sesso sicuro sado-maso e si proteggono più di tante coppie serie e non promiscue. E ne dovresti sapere qualcosa anche tu che, come omosessuale, del potere del senso di colpa e degli interdetti, non puoi essere digiuno. E' questa quella cultura proprio della comunità omosessuale di cui parli: negare tutto il lavoro e le consapevolezze a cui si è arrivati non serve a nessuno e non può essere fatto incoscientemente. Se silenzio = morte è una giusta equazione, vorrà dire che tutti siamo chiamati a parlare e correttamente, e magari anche a fare qualcosa. Cordialmente

Deborah Di Cave

presidente del Circolo Mario Mieli

Roma