domenica 21 febbraio 2016

ANDREA PINI: Le dark room sono semplicemente degli spazi in cui le persone, se vogliono volontariamente in maniera del tutto libera, hanno occasionalmente dei momenti di scambio sessuale, che non sono mai dei momenti di rapporti completi. Non è mai un sesso pesante.

Continua il lavoro di trascrizione  e che mettiamo a disposizione di tutti,  della conferenza stampa tenuta dal Circolo Mario Mieli il 12 maggio 1993 insieme al Consigliere Antiproibizionista  Luigi Cerina (poi confluito in Forza Italia, indagato e condannato per truffa ai danni del Comune di Roma). Per chi volesse ascoltare subito il resoconto della conferenza stampa messa a disposizione da Radio Radicale può collegarsi al seguente indirizzo:

http://www.radioradicale.it/scheda/54610/54676-il-circolo-di-cultura-omosessuale-mario-mieli-le-dark-room-e-laids-organizzata

Quello che segue è  l'intervento di Andrea Pini in quel periodo Presidente del circolo (e autore nel 2011 di "Quando eravamo Froci" Saggiatore editore) e che mistificando la realtà, arriva a  definire le dark room come dei luoghi dove le persone non arrivano ad avere dei rapporti sessuali completi!!! E poi aggiunge : gli omosessuali hanno, rispetto alla sessualità  meno pruderì,  rispetto alla massa media e quindi sono in grado magari di avere un mezzo rapporto sessuale, parliamo di masturbazione, tanto per essere concreti e per capirci. Possono avere un rapporto che termina con la masturbazione reciproca ad esempio, anche in un angolo buio di un locale notturno.

Vanni Piccolo:
Lascerei la parola ad Andrea Pini sulla posizione del Circolo rispetto alle dark room

 

La nostra posizione del Circolo è evidentemente una posizione di assoluta apertura e disponibilità. Perché le dark sono un’espressione di un fenomeno di costume che sta allargandosi e che sta cambiando. Vengono dal nord America e dal nord Europa. Le dark room nei paesi anglosassoni sono esperienza ormai avviata, note da più di un decennio. C’è stato un periodo di crisi dovuto proprio all’aids negli anni 80. Decine e decine di locali con dark hanno chiuso nel nord Europa e in America e in Italia si sono pochissimo sviluppate negli anni 80 proprio perché in quegli anni c’era la cultura fortemente sessuofobica.  Ricordiamo tutti i titoli dei giornali della stampa, dei mass media negli anni 80 che parlavano di peste gay, di nuovo cancro, di castigo divino. E attraverso quella campagna di stampa, è stata fatta direi una perfida campagna contro la libertà sessuale. Si è usato l’aids in quegli anni, in buona fede o in cattiva fede per cercare di contrastare fenomeni di costume che stavano avvenendo nel senso della liberazione dell’espressione anche della liberazione di espressione di minoranze quali gli omosessuali. Ma non solo. Diciamo che gli anni 80 sono stati fortemente repressori della sessualità in generale. Espressione della sessualità anche sfruttando molto il discorso dell’aids, purtroppo. Noi abbiamo sempre lottato fin dall’inizio contro questo atteggiamento. Abbiamo sempre considerato la sessualità come un valore, come uno dei principi fondamentali per l’equilibrio della natura umana. Di tutti: omosessuali ed eterosessuali. E abbiamo sempre creduto che la sessualità andasse difesa, andasse protetta e che il discorso dell’aids è un discorso che va fatto in maniera seria, in maniera approfondita. Va affrontato in maniera particolareggiata  ma che non deve portare necessariamente alla condanna della sessualità. Queste sono alcune posizioni che sono venute fuori questi anni. L’unico modo per combattere l’aids è l’astinenza. Possono essere posizioni personali individuali. E quindi quando sono scelte individuali noi le rispettiamo. Ma, ripetiamo, sono scelte individuali. Non possiamo dimenticare che il 95% della popolazione attiva, in Italia, non ha mai deciso di rinunciare alla sua sessualità, per l’aids. Non ha mai deciso, non ha intenzione di deciderlo. E questo è sotto gli occhi di tutti. Qualunque osservatore della realtà lo può riscontrare e noi che siamo degli attenti osservatori della realtà omosessuale da oltre 10 anni a Roma, lo possiamo testimoniare. E vero che le abitudini sessuali sono cambiate ma sono cambiate nel senso della maggiore attenzione al rischio. Quindi è aumentato tantissimo l’uso del preservativo. Sono diminuite le cosiddette pratiche più rischiose, quelle cioè fatte in  maniera da esporre il corpo ai liquidi infettivi che sono poi il sangue e lo sperma, come oramai tutti sanno. Allora, scusatemi questa premessa, ma mi sembrava necessaria. Allora la nostra posizione nei confronti della sessualità come valore ha origine molto antiche, ha origine dagli anni 70 e l’abbiamo sempre continuata a difendere in tutti questi anni. Ora, ultimamente in questi paio d’anni, la paura dell’aids ha cambiato un po’ aspetto. Non significa che non c’è più paura dell’aids ma forse possiamo affermare che oggi c’è meno panico. C’è una paura più razionale, più contenuta perché si conosce meglio il problema. Si capisce meglio quali sono i mezzi d’infezione, quali sono quindi i mezzi di prevenzione. Tutte le posizioni scientifiche al riguardo dicono con chiarezza che il preservativo rappresenta attualmente il mezzo più sicuro, anzi l’unico mezzo di prevenzione reale. E che la sua sicurezza è veramente molto elevata. Raggiunge il 98% quindi mi sembra elevatissima. E che il rischio di contagio è legato esclusivamente ad un cattivo uso del preservativo. Ecco perché noi abbiamo impostato la nostra campagna sulla prevenzione non soltanto favorendo l’uso del preservativo e diffondendo l’uso del preservativo ma cercando anche d’insegnare ad usarlo bene. Perché il preservativo non funziona quando si rompe detto in maniera molto concreta. Allora vanno aggiunte anche delle modalità per facilitarne anche l’uso corretto. Allora ecco perché noi non ci vogliamo assolutamente far spaventare dalla sessualità. Perché la sessualità può continuare e può continuare in maniera positiva in maniera armonica per le persone che vogliono viverla anche e nonostante l’aids. E dico di più. Può continuare nonostante l’aids anche per le persone sieropositive.

Perché è importante ricordarci che ci sono anche le persone sieropositive nel discorso della sessualità. Noi difendiamo il diritto alla sessualità di chiunque, purché protetta, purché con le dovute precauzioni. Allora partendo da questo presupposto non ci spaventiamo assolutamente per il fatto che, nei locali notturni possano in alcune occasioni, in alcuni momenti particolari, in alcuni angoli particolari più appartati, possano accadere scambi sessuali. Non ci scandalizziamo affatto riferendoci al discordo dell’aids. Perché siamo assolutamente certi di aver fatto tutto il possibile per far passare il messaggio del sesso sicuro con il preservativo. Almeno per quello che riguarda la gestione della nostra iniziativa, cioè quella di Muccassassina. Ma il nostro lavoro non è si è limitato a Muccassassina, ovviamente, perché il circolo ha un rapporto con la città. Dirò di più. Ha un contratto con il Ministero della Sanità e sta portando avanti una campagna di informazione e di prevenzione sull’aids. E quindi abbiamo il dovere di espletare determinate operazioni di informazione proprio con i locali gay romani che ospitano centinaia di omosessuali ogni sera, no? E quindi infatti abbiamo invitato anche qui i rappresentanti dell’Apeiron, delle Terme di Roma e di altri locali con cui siamo in contatto e con cui in questi mesi stiamo facendo una campagna di informazione in collaborazione con il Ministero. Questa campagna consiste nella distribuzione di depliant specifici di cui potete vedere alcuni lì sul tavolo, sulla distribuzione di preservativi e su un tavolo di informazione per chiunque voglia informarsi particolareggiatamente. Quindi noi siamo lavorando in maniera seria attraverso dei servizi e attraverso delle operazioni concrete nella città in questo ambito. E siamo assolutamente certi che tutto questo polverone che si sta’sollevando ora riguardo alle dark sia un polverone assolutamente fasullo, tendenzioso e che in realtà nasconda un pregiudizio moralista e sessuofobico. Ripeto, a Roma non esistono luoghi d’incontri specializzati per incontri sessuali. Ma esistono locali notturni in cui le persone, sto parlando naturalmente di locali gay, in cui le persone possono benissimo avere momenti di sesso, ma certamente non di sesso a rischio, certamente non di sesso scatenato, di sesso cieco con gli occhi chiusi e pronti a qualsiasi gioco d’azzardo. Non è assolutamente vero. E’ una pura invenzione per cercare di tamponare questo fenomeno di costume che sta nascendo. I giovani e i meno giovani omosessuali romani vogliono vivere la loro sessualità. Nessuno dice che l’unico modo sia quello di avere incontri occasionali in un angolo più o meno buio di un locale notturno, non è certo quello l’unico modo, ma è un modo che  noi vogliamo difendere perché è una delle tante possibilità. C’è chi preferisce vivere la sua sessualità all’interno di un rapporto di coppia, ed è libero di farlo, c’è chi invece, preferisce saltuariamente, occasionalmente o anche tutte le settimane, avere incontri con persone diverse e noi crediamo che questa sia una scelta che abbia lo stesso valore di rispetto, rispetto a quello della coppia o rispetto a quello del matrimonio etc etc. Quindi il discorso fondamentale è far passare a tutti il messaggio della prevenzione e su questo noi siamo assolutamente rigidi e su questo chiediamo la collaborazione stretta ai locali perché appunto noi abbiamo questa serata di Muccassassina come diceva Vanni Piccolo che è frequentatissima, ma che facciamo una volta la settimana, la facciamo con scopi diversi, quelli di raccogliere fondi per la nostra attività. I locali romani invece sono aperti tutti i giorni ed hanno un pubblico diverso, differenziato e quindi bisogna che si responsabilizzino di più in questo campo. E comunque devo dire che abbiamo trovato l’assoluta disponibilità da parte dei locali Apeiron, Terme di Roma, Hangar..

 

Voce fuori campo: Sicuramente anche degli altri..

PINI: Un po’ meno disponibilità da parte d’altri locali. Per la prima volta però faremo una festa sul sesso sicuro mercoledi 19 all’alibi e questo è un po’ una conquista.

PICCOLO :La festa di mercoledi 19 all’alibi rientra nella campagna di prevenzione di cui stavamo parlando.

PINI: l’Alibi è il più famoso locale gay romano, ma che si è sempre rifiutato fino ad oggi, lo dichiaro pubblicamente, si è sempre rifiutato di avere un atteggiamento veramente collaborativo nei confronti, non tanto del circolo, ma del problema aids. Non hanno mai distribuito preservativi. Hanno sempre preferito nicchiare perché sono un’attività puramente commerciale, guardano i soldi, guardano alla cassa. Diciamo se ne sono sempre strafregati  di questo aspetto. Adesso, finalmente, forse dopo 10 anni di martellamento, siamo riusciti a convincerli, a pagamento naturalmente, Ci affittano il loro locale per una sera e noi faremo, ripeto, nell’ambito di questa campagna con il ministero, una serata nel loro locale, intitolata Sesso Sicuro, e distribuiremo preservativi a tutti gli avventori. E’ necessario quindi che tutti i locali romani prendano coscienza di questa realtà, sia che abbiano la dark e sia che non le abbiano. Non ha nessuna importanza (averle o meno nda). Il messaggio deve passare comunque perché il rischio non c’è soltanto nel locale. C’è nel letto, nella casa propria, nella macchina o nel cespuglio. La sessualità è a rischio ovunque. Non è un rischio nei locali notturni. E’ a rischio ovunque. Questo è un messaggio permanente che deve passare. Quindi è veramente terroristico voler abbinare questo concetto di locale notturno con il rischio aids. Come se usciti dal locale notturno uno fosse libero e tranquillo di avere rapporti sessuali con chiunque ed è protetto fuori dal locale notturno. Cerchiamo di essere seri: questi articoli che sono usciti in questi giorni non sono affatto seri da questo punto di vista. Allora..

 

GIORNALISTA:  una definizione di dark room?

 

PINI: Le dark room sono semplicemente degli spazi in cui le persone, se vogliono volontariamente in maniera del tutto libera, hanno occasionalmente dei momenti di scambio  sessuale, che non sono mai dei momenti di rapporti completi. Non è mai un sesso pesante.

 

UN’ALTRA GIORNALISTA:  ma sono stanze particolari?, ma c’è una porta?  sono dei locali appartati?
PINI: Scusate vorrei chiarire una cosa: In qualsiasi discoteca, in qualsiasi locale notturno si va per rimorchiare. In qualsiasi locale notturno sia eterosessuale che omosessuale. Ci sono degli angolini bui  in cui le coppiette si sbaciucchiano, si toccano e cercano di fare il massimo che riescono a fare in uno spazio. Embè forse gli omosessuali hanno, rispetto alla sessualità  meno pruderì,  rispetto alla massa media e quindi sono in grado magari di avere un mezzo rapporto sessuale, parliamo di masturbazione, tanto per essere concreti e per capirci. Possono avere un rapporto che termina con la masturbazione reciproca ad esempio, anche in un angolo buio di un locale notturno. Cosa che probabilmente non capiterebbe ad una coppia eterosessuale perché è più repressa

(CONTINUA)

lunedì 8 febbraio 2016

DDL CIRINNA'

DISEGNO DI LEGGE

CAPO 1




DELLE UNIONI CIVILI


Art. 1.

(Finalità)


1. Le disposizioni del presente Capo istituiscono l'unione civile tra persone dello stesso

sesso quale specifica formazione sociale.

Art. 2.

(Costituzione dell'unione civile tra persone dello stesso sesso)


1. Due persone maggiorenni dello stesso sesso costituiscono un'unione civile mediante

dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni.

2. L'ufficiale di stato civile provvede alla registrazione degli atti di unione civile tra persone

dello stesso sesso nell'archivio dello stato civile.

3. Sono cause impeditive per la costituzione dell'unione civile tra persone dello stesso

sesso:

a) la sussistenza, per una delle parti, di un vincolo matrimoniale o di un'unione civile tra



persone dello stesso sesso;

b) l'interdizione di una delle parti per infermità di mente; se l'istanza d'interdizione è



soltanto promossa, il pubblico ministero può chiedere che si sospenda il procedimento di

costituzione dell'unione civile; in tal caso il procedimento non può aver luogo finché la

sentenza che ha pronunziato sull'istanza non sia passata in giudicato;

c) la sussistenza tra le parti dei rapporti di cui all'articolo 87, primo comma, del codice



civile; non possono altresì contrarre unione civile tra persone dello stesso sesso lo zio e

il nipote e la zia e la nipote; si applicano le disposizioni di cui al medesimo articolo 87;

d) la condanna definitiva di un contraente per omicidio consumato o tentato nei confronti



di chi sia coniugato o unito civilmente con l'altra parte; se è stato disposto soltanto rinvio

a giudizio ovvero sentenza di condanna di primo o secondo grado ovvero una misura

cautelare, la procedura per la costituzione dell'unione civile tra persone dello stesso

sesso è sospesa sino a quando non è pronunziata sentenza di proscioglimento.

4. La sussistenza di una delle cause impeditive di cui al presente articolo comporta la nullità

dell'unione civile tra persone dello stesso sesso. All'unione civile tra persone dello stesso

sesso si applicano gli articoli 65 e 68 nonché le disposizioni della sezione VI del capo III del

titolo VI del libro primo del codice civile.

5. L'unione civile tra persone dello stesso sesso è certificata dal relativo documento

attestante la costituzione dell'unione, che deve contenere i dati anagrafici delle parti,

l'indicazione del loro regime patrimoniale e della loro residenza, oltre ai dati anagrafici e la

residenza dei testimoni.

6. Mediante dichiarazione all'ufficiale di stato civile le parti possono stabilire di assumere un

cognome comune scegliendolo tra i loro cognomi. La parte può anteporre o posporre al

cognome comune il proprio cognome, se diverso, facendone dichiarazione all'ufficiale di

stato civile.

Art. 3.

(Diritti e doveri derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso)


1. Con la costituzione dell'unione civile tra persone dello stesso sesso le parti acquistano gli

stessi diritti e assumono i medesimi doveri; dall'unione civile deriva l'obbligo reciproco alla

fedeltà, all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute,

ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e

casalingo, a contribuire ai bisogni comuni.

2. Le parti concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare e fissano la residenza comune;

a ciascuna delle parti spetta il potere di attuare l'indirizzo concordato.

3. All'unione civile tra persone dello stesso sesso si applicano le disposizioni di cui alle

sezioni II, III, IV, V e VI del capo VI del titolo VI e al titolo XIII del libro primo del codice

civile nonché gli articoli 116, primo comma, 146, 159, 160, 162, 163, 164, 166, 166bis,

342bis,

342ter,



408, 410, 417, 426, 429, 1436, 2122, 2647, 2653, primo comma, numero

4), 2659 e 2941, numero 1), del codice civile.

4. Le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole

«coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi

forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si

applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso. La

disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non

richiamate espressamente nella presente legge nonché alle disposizioni di cui al Titolo II

della legge 4 maggio 1983, n. 184.

Art. 4.

(Diritti successori)


1. Alle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso si applicano le disposizioni

previste dal capo III e dal capo X del titolo I, dal titolo II e dal capo II e dal capo Vbis



del

titolo IV del libro secondo del codice civile.

Art. 5.

(Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184)


1. All'articolo 44, comma 1, lettera b), della legge 4 maggio 1983, n. 184, dopo la parola:



«coniuge» sono inserite le seguenti: «o dalla parte dell'unione civile tra persone dello stesso

sesso» e dopo le parole: «e dell’altro coniuge» sono aggiunte le seguenti: «o dell’altra parte

dell’unione civile tra persone dello stesso sesso».

Art. 6.

(Scioglimento dell'unione civile tra persone dello stesso sesso)


1. All'unione civile tra persone dello stesso sesso si applicano le disposizioni di cui al capo V

del titolo VI del libro primo del codice civile, alla legge 1° dicembre 1970, n. 898, nonché le

disposizioni di cui al titolo II del libro quarto del codice di procedura civile ed agli articoli 6 e

12 del decretolegge

12 settembre 2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge

10 novembre 2014, n. 162.

2. La sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso determina lo scioglimento dell'unione

civile fra persone dello stesso sesso.

Art. 7.

(Costituzione dell'unione civile in caso di scioglimento automatico del matrimonio)


1. Alla rettificazione anagrafica di sesso, ove i coniugi abbiano manifestato la volontà di non

sciogliere il matrimonio o di non cessarne gli effetti civili, consegue l'automatica

instaurazione dell'unione civile tra persone dello stesso sesso.

Art. 8.

(Delega al Governo per l'ulteriore

regolamentazione dell'unione civile)


1. Fatte salve le disposizioni di cui alla presente legge, il Governo è delegato ad adottare,

entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti

legislativi in materia di unione civile fra persone dello stesso sesso nel rispetto dei seguenti

princìpi e criteri direttivi:

a) adeguamento alle previsioni della presente legge delle disposizioni dell'ordinamento



dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni;

b) modifica e riordino delle norme in materia di diritto internazionale privato, prevedendo



l'applicazione della disciplina dell’unione civile tra persone dello stesso sesso regolata

dalle leggi italiane alle coppie formate da persone dello stesso sesso che abbiano

contratto all'estero matrimonio, unione civile o altro istituto analogo;

c) modificazioni ed integrazioni normative per il necessario coordinamento con la



presente legge delle disposizioni contenute nelle leggi, negli atti aventi forza di legge,

nei regolamenti e nei decreti.

2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Presidente del

Consiglio dei ministri, del Ministro della giustizia e del Ministro dell'interno, di concerto con il

Ministro per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento e con il Ministro del

lavoro e delle politiche sociali.

3. Ciascuno schema di decreto legislativo, a seguito della deliberazione del Consiglio dei

ministri, è trasmesso alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica perché su di

esso siano espressi, entro sessanta giorni dalla trasmissione, i pareri delle Commissioni

parlamentari competenti per materia. Decorso tale termine il decreto è comunque adottato,

anche in mancanza dei pareri. Qualora il termine per l'espressione dei pareri parlamentari

scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto dal comma 1,

quest'ultimo termine è prorogato di tre mesi. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai

pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni, con

eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e

motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia sono espressi entro

il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti

possono essere comunque adottati.

4. Entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascun decreto legislativo adottato ai

sensi del comma 1, il Governo può adottare disposizioni integrative e correttive dei decreti

medesimi, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui al citato comma l, con la procedura

prevista nei commi 2 e 3.

Art. 9.

(Modifica dell'articolo 86 del codice civile in materia di libertà di stato per contrarre

matrimonio)


1. All'articolo 86 del codice civile, dopo le parole: «da un matrimonio» sono inserite le

parole: «o da un'unione civile tra persone dello stesso sesso».

Art. 10.

(Disposizioni finali e transitorie)


1. Le disposizioni del presente Capo acquistano efficacia a decorrere dalla data di entrata in

vigore della presente legge.

2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro trenta giorni dalla

data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le disposizioni transitorie

necessarie per la tenuta dei registri nell'archivio dello stato civile nelle more dell'entrata in

vigore dei decreti legislativi adottati ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettera a).

CAPO 2




DELLA DISCIPLINA

DELLA CONVIVENZA


Art. 11.

(Della convivenza di fatto)


1. Ai fini delle disposizioni del presente Capo si intendono per: «conviventi di fatto» due

persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza

morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da

matrimonio o da un'unione civile.

2. Per l'individuazione dell'inizio della stabile convivenza trovano applicazione gli articoli 4 e

33 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223.

Art. 12.

(Reciproca assistenza)


1. I conviventi di fatto hanno gli stessi diritti spettanti al coniuge nei casi previsti

dall'ordinamento penitenziario.

2. In caso di malattia o di ricovero, i conviventi di fatto hanno diritto reciproco di visita, di

assistenza nonché di accesso alle informazioni personali, secondo le regole di

organizzazione delle strutture ospedaliere o di assistenza pubbliche, private o

convenzionate, previste per i coniugi e i familiari.

3. Ciascun convivente di fatto può designare l'altro quale suo rappresentante con poteri pieni

o limitati:

a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e di volere, per le decisioni in



materia di salute;

b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di



trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie.

4. La designazione di cui al comma 3 è effettuata in forma scritta e autografa oppure, in

caso di impossibilità di redigerla, alla presenza di un testimone.

Art. 13.

(Permanenza nella casa di comune residenza e successione nel contratto di locazione)


1. Salvo quanto previsto dall’articolo 155quater



del codice civile, in caso di morte del

proprietario della casa di comune residenza il convivente di fatto superstite ha diritto di

continuare ad abitare nella stessa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se

superiore a due anni e comunque non oltre i cinque anni. Ove nella stessa coabitino figli

minori o figli disabili del convivente superstite, il medesimo ha diritto di continuare ad

abitare nella casa di comune residenza per un periodo non inferiore a tre anni.

2. Il diritto di cui al comma 1 viene meno nel caso in cui il convivente superstite cessi di

abitare stabilmente nella casa di comune residenza o in caso di matrimonio, di unione civile

o di nuova convivenza di fatto.

3. Nei casi di morte del conduttore o di suo recesso dal contratto di locazione della casa di

comune residenza, il convivente di fatto ha facoltà di succedergli nel contratto.

Art. 14.

(Inserimento nelle graduatorie per

l'assegnazione di alloggi di edilizia

popolare)


1. Nel caso in cui l'appartenenza ad un nucleo familiare costituisca titolo o causa di

preferenza nelle graduatorie per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare, di tale titolo o

causa di preferenza possono godere, a parità di condizioni, i conviventi di fatto.

Art. 15.

(Obbligo di mantenimento o alimentare)


1. In caso di cessazione della convivenza di fatto, ove ricorrano i presupposti di cui

all'articolo 156 del codice civile, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere

dall'altro convivente quanto necessario per il suo mantenimento per un periodo determinato

in proporzione alla durata della convivenza.

2. In caso di cessazione della convivenza di fatto, ove ricorrano i presupposti di cui

all'articolo 438, primo comma, del codice civile, il giudice stabilisce il diritto del convivente

di ricevere dall'altro convivente gli alimenti per un periodo determinato in proporzione alla

durata della convivenza.

Art. 16.

(Diritti nell'attività di impresa)


1. Nella sezione VI del capo VI del titolo VI del libro primo del codice civile, dopo l'articolo

230bis



è aggiunto il seguente:

«Art. 230ter.




(


Diritti del convivente). Al



convivente di fatto che presti stabilmente la

propria opera all'interno dell'impresa dell'altro convivente spetta una partecipazione agli utili

dell'impresa familiare ed ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda,

anche in ordine all'avviamento, commisurata al lavoro prestato. Il diritto di partecipazione

non spetta qualora tra i conviventi esista un rapporto di società o di lavoro subordinato».

Art. 17.

(Forma della domanda di interdizione

e di inabilitazione)


1. All'articolo 712, secondo comma, del codice di procedura civile, dopo le parole: «del

coniuge» sono inserite le seguenti: «o del convivente di fatto».

2. Il convivente di fatto può essere nominato tutore, curatore o amministratore di sostegno,

qualora l'altra parte sia dichiarata interdetta o inabilitata ai sensi delle norme vigenti ovvero

ricorrano i presupposti di cui all'articolo 404 del codice civile.

Art. 18.

(Risarcimento del danno causato da fatto illecito da cui è derivata la morte di una delle parti

del contratto di convivenza)


1. In caso di decesso del convivente di fatto, derivante da fatto illecito di un terzo,

nell'individuazione del danno risarcibile alla parte superstite si applicano i medesimi criteri

individuati per il risarcimento del danno al coniuge superstite.

Art. 19.

(Contratto di convivenza)


1. I conviventi di fatto possono disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in

comune con la stipula di un contratto di convivenza nel quale possono altresì fissare la

comune residenza.

2. Il contratto di convivenza, le sue successive modifiche e il suo scioglimento sono redatti

in forma scritta, a pena di nullità, e ricevuti da un notaio in forma pubblica.

3. Ai fini dell'opponibilità ai terzi, il notaio che ha ricevuto l'atto in forma pubblica o che ne

ha autenticato le sottoscrizioni deve provvedere entro i successivi dieci giorni a trasmetterne

copia al comune di residenza dei conviventi per l'iscrizione all'anagrafe ai sensi degli articoli

5 e 7 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n.

223.

4. Il contratto può prevedere:

a) le modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, in relazione alle



sostanze di ciascuno e alla capacità di lavoro professionale o casalingo;

b) il regime patrimoniale della comunione dei beni, di cui alla sezione III del capo VI del



titolo VI del libro primo del codice civile;

5. Il regime patrimoniale scelto nel contratto di convivenza può essere modificato in

qualunque momento nel corso della convivenza con le modalità di cui al comma 2.

6. Il trattamento dei dati personali contenuti nelle certificazioni anagrafiche deve avvenire

conformemente alla normativa prevista dal codice in materia di protezione dei dati personali,

di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, garantendo il rispetto della dignità degli

appartenenti al contratto di convivenza. I dati personali contenuti nelle certificazioni

anagrafiche non possono costituire elemento di discriminazione a carico delle parti del

contratto di convivenza.

7. Il contratto di convivenza non può essere sottoposto a termine o condizione. Nel caso in

cui le parti inseriscano termini o condizioni, questi si hanno per non apposti.

Art. 20.

(Cause di nullità)


1. Il contratto di convivenza è affetto da nullità insanabile che può essere fatta valere da

chiunque vi abbia interesse se concluso:

a) in presenza di un vincolo matrimoniale, di un'unione civile o di un altro contratto di



convivenza;

b) in violazione del comma 1 dell'articolo 11;

c) da persona minore di età salvi i casi di autorizzazione del tribunale ai sensi



dell'articolo 84 del codice civile;

d) da persona interdetta giudizialmente;

e) in caso di condanna per il delitto di cui all'articolo 88 del codice civile.



2. Gli effetti del contratto di convivenza restano sospesi in pendenza del procedimento di

interdizione giudiziale o nel caso di rinvio a giudizio o di misura cautelare disposti per il

delitto di cui all'articolo 88 del codice civile, fino a quando non sia pronunciata sentenza di

proscioglimento.

Art. 21.

(Risoluzione del contratto di convivenza)


1. Il contratto di convivenza si risolve per:

a) accordo delle parti;

b) recesso unilaterale;

c) matrimonio o unione civile tra i conviventi o tra un convivente ed altra persona;

d) morte di uno dei contraenti.



2. La risoluzione per accordo delle parti o per recesso unilaterale deve essere redatta nelle

forme di cui al comma 2 dell'articolo 19.

3. Nel caso di recesso unilaterale da un contratto di convivenza il notaio che riceve o che

autentica l’atto è tenuto, oltre che agli adempimenti di cui all'articolo 19, comma 3, a

notificarne copia all'altro contraente all'indirizzo indicato dal recedente o risultante dal

contratto. Nel caso in cui la casa familiare sia nella disponibilità esclusiva del recedente, la

dichiarazione di recesso, a pena di nullità, deve contenere il termine, non inferiore a

novanta giorni, concesso al convivente per lasciare l'abitazione.

4. Nel caso di cui alla lettera c) del comma 1, il contraente che ha contratto matrimonio o



unione civile deve notificare all'altro contraente, nonché al notaio che ha ricevuto il contratto

di convivenza, l'estratto di matrimonio o di unione civile.

5. Nel caso di cui alla lettera d) del comma 1, il contraente superstite o gli eredi del



contraente deceduto devono notificare al notaio l'estratto dell'atto di morte affinché

provveda ad annotare a margine del contratto di convivenza l'avvenuta risoluzione del

contratto e a notificarlo all'anagrafe del comune di residenza.

Art. 22.

(Norme applicabili)


1. Dopo l'articolo 30 della legge 31 maggio 1995, n. 218, è inserito il seguente:

«Art. 30bis.




(

Contratti di convivenza). 1.


Ai contratti di convivenza disciplinati dal Capo

II della legge recante regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e

disciplina delle convivenze si applica la legge nazionale comune dei contraenti. Ai contraenti

di diversa cittadinanza si applica la legge del luogo di registrazione della convivenza.

2. Ai contratti di convivenza tra cittadini italiani oppure ai quali partecipa un cittadino



italiano, ovunque siano stati stipulati, si applicano le disposizioni della legge italiana vigenti

in materia.

3. Sono fatte salve le norme nazionali, internazionali ed europee che regolano il caso di



cittadinanza plurima».

Art. 23.

(Copertura finanziaria)


1. Agli oneri derivanti dall'attuazione del Capo I, valutati complessivamente in 3,7 milioni di

euro per l'anno 2016, in 6,7 milioni di euro per l'anno 2017, in 8 milioni di euro per l'anno

2018, in 9,8 milioni di euro per l'anno 2019, in 11,7 milioni di euro per l'anno 2020, in 13,7

milioni di euro per l'anno 2021, in 15,8 milioni di euro per l'anno 2022, in 17,9 milioni di euro

per l'anno 2023, in 20,3 milioni di euro per l'anno 2024 e in 22,7 milioni di euro annui a

decorrere dall'anno 2025, si provvede:

a) quanto a 3,7 milioni di euro per l'anno 2016, a 1,3 milioni di euro per l'anno 2018, a



3,1 milioni di euro per l'anno 2019, a 5 milioni di euro per l'anno 2020, a 7 milioni di euro

per l'anno 2021, a 9,1 milioni di euro per l’anno 2022, a 11,2 milioni di euro per l'anno

2023, a 13,6 milioni di euro per l'anno 2024 e a 16 milioni di euro annui a decorrere

dall'anno 2025, mediante riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica

economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decretolegge

29 novembre 2004, n. 282,

convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307;

b) quanto a 6,7 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2017, mediante corrispondente



riduzione delle proiezioni, per l'anno 2017, dello stanziamento del fondo speciale di parte

corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 20152017,

nell'ambito del programma

«Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione

del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2015, allo scopo parzialmente

utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Ministro del

lavoro e delle politiche sociali, sulla base dei dati comunicati dall'INPS, provvede al

monitoraggio degli oneri di natura previdenziale ed assistenziale di cui all'articolo 3 della

presente legge e riferisce in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso si

verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al

comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro del lavoro e delle

politiche sociali, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla

copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle

dotazioni finanziarie di parte corrente aventi la natura di spese rimodulabili, ai sensi

dell'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nell'ambito dello



stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

3. Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita

relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al comma

2.

4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le

occorrenti variazioni di bilancio.