domenica 8 maggio 2016


                  

 

‘un caffè da Massimo Consoli”

  Intervista di Letizia Gatteschi

 

Intervista apparsa sul giornale del Circolo gay Michelangelo di Monaco di Baviera nel febbraio 1991 e ripubblicata dall’Archivio Consoli il 28 dicembre 1996

 

 

                  “Fallocratico”? Si chiede Massimo Consoli esterrefatto e quasi meravigliato che una parola simile esista ancora nella terminologia in uso, specialmente nell’ambito dei gruppi gay. Allude allo “Stonewall”di Roma un gruppo ancora giovane, come il nostro, privo di quella certa esperienza che Massimo, dopo 30 anni di attività internazionale può vantare.

                  “Fallocratico”? Mi guarda fisso mentre mi offre gentilmente la terza tazzina di caffè. E’ uno di quei tiepidi pomeriggi d’autunno romano. Siamo seduti al tavolo del suo famoso archivio gay a Frattocchie, il più grande d’Europa, a quanto ne so: migliaia di libri, fascicoli, riviste, amuleti e francobolli e una di quelle bambole..naturalmente in versione maschile col “coso” da attaccare. Senza contare i pacchi dei numeri del “Rome Gay News”, da lui fondato in collaborazione col gruppo italiano gay di New York, e l’”OMPO”, la prima rivista decisamente omosessuale che risale ai primi anni della sua attività, molto collegata agli eventi del ’68. Ma non solo libri e giornali, anche annunci, anzi, ritagli d’annunci di un qualche giornale al di là dell’emisfero, riguardante la condizione gay! Quello a cui tiene più di tutto è la sua documentazione sull’Aids, raccolta secondo tutte le regole archiviali, in fascicoli, posti in uno scaffale proprio all’entrata dello studio.
 
                       Mi dice che vengono spesso studenti a elaborare le loro tesi e, infatti, suona il campanello quando io me ne vado. Intanto mi fa vedere le pagine del suo ultimo libro “Stonewall”, sulla storia del movimento gay, che sta correggendo prima di dare alle stampe. Ogni tanto si accorge di una piccola imprecisione che corregge scrupolosamente. La bibliografia è favolosa! Ti viene quasi invidia, specialmente se sei laureato da poco e ti rendi conto di quanto materiale esiste ancora da leggere e pubblicare, proprio su quello che ti riguarda più di tutto: la tua identità, la tua ragione di essere.

Tento, un po’ maliziosamente, un piccolo test: “Non trovo quel libro sugli indiani, cioè quelli gay…sai di quell’autore..non  mi ricordo il nome e, neanche il titolo…” Consoli si mette a sfogliare la bibliografia e io: “No, qui non c’è, non l’ho trovato..”

“Ma sì che c’è” – mi rassicura nel suo modo bonario che ti conquista all’istante – Avrà capito il mio trucco? A parte che, in quel momento mi ero veramente scordata titolo e nome di quel libro che mi aveva dato il nostro Karl prima di partire per l’America con la raccomandazione: “Se leggi questo capisci tutto!”

                   “The spirit and the flesch!” Esclama Consoli e, con un balzo quasi felino, allunga la mano al punto giusto dei suoi scaffali: “Eccolo qua!” Uno dei 1900 volumi in lingua inglese – una piccola parte degli altri nelle varie lingue, compresi dizionari ed enciclopedie – “Non si sa mai, a volte basta il più piccolo accenno, a prima vista insignificante..per es, i topi. “I topi????”, gli chiedo meravigliata, pensando che ora sta andando un po’ fuori tema. “Eh sì, cara, i topi – il medioevo – la chiesa e l’aids”.

Comincio ad intuire: “Vedi, io definii l’Aids la peste del 20^secolo…”No!, m’inserisco conoscendo tutta la polemica in proposito.
“Aspetta – tenta di calmarmi – non intendo dal punto di vista medico, ma da quello storico”.

                        Riesco ad accettare un po’di più e gli faccio cenno di proseguire: “Nel medioevo, come tu sai, non furono bruciate solo le streghe, gli omosessuali ecc..ma con loro anche i gatti, e sai perché?” “Penso di sì” “No, aspetta: perché le streghe erano quelle collaboratrici del diavolo che, per diventare “sue” gli davano il bacio nel culo. Ecco! Il bacio nel culo che si ricollega all’omosessualità; ma non ti credere che rimanga tutto lì: il gatto, animale sacro nell’antico Egitto, diventa sacrilego all’epoca cristiana, perché accompagnatore della strega, che da il bacio nel culo, come gli omosessuali…”  “Ho capito!”, esclamo un pò irritata, perché questi uomini gay non riescono a parlare d’altro.

Ma Consoli ha pazienza: “Dunque – prosegue con la tipica calma dell’intellettuale che non si fa spezzare il filo del discorso da qualche disturbo momentaneo – i gatti vengono bruciati insieme alle streghe che…(ritornello), così non possono cacciare e ammazzare i topi e i ratti, che a quei tempi invadevano le città che si trovavano in un misero stato d’igiene”. “Sì, lo so..”.

                    “Aspetta: i ratti e i topi sono ed erano, ovviamente, portatori di virus e così si evolve la peste nelle città, la più grande piaga di quell’epoca. Dal momento che non furono più bruciate le streghe e con loro i gatti, la peste svanisce. Conclusione: non la gente aveva divulgato il virus perché sporca, cioè priva d’igiene sì, ma perché la Chiesa per secoli bruciando i gatti e volutamente non curandosi dell’igiene pubblica, per questioni “morali”, aveva interferito su un naturale sistema igienico..”.

“Sul sistema ecologico!”, dico io, contenta di aver finalmente afferrato il senso del discorso. E Consoli mi guarda come dire: “Anche se sei una donna lesbica e reagisci come tale, te lo dico lo stesso: “Gli omosessuali vengono costretti tutt’oggi dalla Chiesa a comportarsi in un certo modo poco igienico e nascosto…”.

                      Subito mi viene in mente uno di quei gabinetti sul Lungotevere, tutto scarabocchiato e puzzolente con la scritta rossa, come di sangue: “Qui te lo mettono nel culo”. Consoli segue il mio pensiero: “Vedi, hai voglia a dire protezione”Sì, è giusto proteggersi, ma..a volte questo maledetto preservativo non è a portata di mano..”.

                     Devo interrompere un attimo per informare i lettori stranieri che in Italia né nelle toilette pubbliche, né in locali, né in altri posti all’infuori delle farmacie si possono acquistare preservativi. “E a parte quello – prosegue Consoli – lì non ci son i bidet, come nelle case “per bene”,d ove ti puoi lavare “dopo”. Insomma, lì è facile che ti prendi le malattie..”

                     Lo guardo ad occhi spalancati, non perché sia così ingenua, ma perché ora mi è tutto chiaro: “Allora, vedi, la causa della divulgazione dell’aids non è il virus in sé, né gli omosessuali, ma piuttosto la Chiesa che ti costringe a comportarti in un certo modo, appunto poco igienico e pericoloso! Il vescovo di New York, una persona antipaticissima, con un nasone che non ti dico…, quando, tramite mass media e più che altro il lavoro dei gruppi gay si venne ad una conoscenza definitiva della divulgazione dell’epidemia, ne negò addirittura l’esistenza!”

                    Si potrebbero aggiungere a questo punto le “news” del Papa che va’ in giro per il mondo e proprio nei paesi più colpiti dall’Aids predica di non prendere precauzioni di nessun genere, rendendosi così responsabile della morte di migliaia di persone e, beninteso, non solo di omosessuali e drogati ma anche di migliaia di donne, bambini, vecchi, giovani, belli, brutti, insomma di tutti!!!
 

                   Mi alzo, ormai si è fatto quasi sera. Mentre il nipote, che Consoli mi presenta insieme al resto della famiglia, (altra informazione per non italiani: questo in Italia non è la regola, ma l’eccezione, il più delle famiglie non accetta il figlio gay o la figlia lesbica o puttana che sarebbe poi, secondo il “pater familiae” la stessa cosa) mi accompagna con la sua utilitaria alla metro perché l’autobus, a quell’ora, Roma te la fa sognare ma non raggiungere, penso: “In fondo lo sapevo anch’io tutto ciò, ma Consoli mi ha convinto di una cosa: quello che conta non è tanto quello che si sa’ o che si fa, ma il dire quello che si sa’ e il fare quello che si deve far e ripeterlo più volte, sempre, nel modo più semplice, più esplicito e…più vero”.

LETIZIA GATTESCHI

 

 

 

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