FRANCO GRILLINI

                                      WORK IN PROGRESS




                                                                     1985
SBATTI L' AIDS IN PRIMA PAGINA

Repubblica — 17 agosto 1985   pagina 6   sezione: COMMENTI

"L' AIDS è il morbo del pregiudizio contro i gay". Per capire la ragione del diffondersi dell' Aids tra la popolazione gay americana (in Africa la sindrome si diffonde tra la popolazione senza distinzione, in Italia e Grecia i più colpiti sono i tossicodipendenti) non si può non fare riferimento alle caratteristiche specifiche del sistema sociale degli Usa. In 38 Stati su 52 l' omosessualità è illegale mentre se si escludono poche grandi città, in tutto il paese è diffuso un vasto e violento pregiudizio contro ogni forma di diversità. La cultura dei farmers, il puritanesimo imperante ha costretto ad una migrazione interna verso le metropoli milioni di omosessuali e lesbiche americane cui è di fatto preclusa ogni possibilità di espressione nel luogo d' origine. La vicenda del brutale omicidio del vicesindaco gay di San Francisco, Moscone, il cui killer circola liberamente, è emblematica della forza del pregiudizio. Le comunità gay sono quindi il frutto di una politica di fatto che favorisce una sorta di segregazione che, a sua volta, produce ghetti molto più simili a lager che non a libere comunità "espressione della solidarietà collettiva e del suo comunismo utopico" come afferma Alberoni. E' la necessità di sopravvivenza, di dotarsi di uno spazio vitale di espressione della propria identità altrimenti negata. Si fanno scuole gay perchè nelle "normali" i gay vengono buttati fuori, si fanno ospedali gay per la stessa ragione e così via. E' IN QUESTO clima da campo di concentramento che nasce la promiscuità, imputato numero uno dell' Aids. Ma la promiscuità per moltissimi gay è l' unico modo consentito per esprimere la propria identità perchè è il consumismo che domina sovrano nella società americana, dunque è anche il consumismo sessuale. Quale socialità, quale solidarietà, quale possibilità di comunicazione affettiva è possibile nella grande e disperata metropoli? "L' Aids è la grande occasione per la cultura reazionaria di rilanciare la campagna contro gli omosessuali e contro ogni forma di libertà nella sessualità". L' Aids si trasmette soltanto per contatti strettamente intimi e ripetuti (non basta un solo contagio). In tutto il mondo non si registra un solo caso di medico o infermiere che lavorando presso pazienti Aids abbia contratto la malattia o sia venuto a contatto col virus. Si registrano addirittura casi in cui infermieri punti con aghi di siringhe infette sia da Aids che da epatite B hanno sviluppato l' epatite e non l' Aids. I gruppi gay di tutto il mondo stanno facendo una campagna capillare di informazione e di prevenzione visto che la prevenzione in questo caso ha un' efficacia assoluta. In Italia, l' Arci Gay ha scritto addirittura un libro, edito dal Gruppo Abele di Torino, mentre lo Stato non ha fatto un bel nulla. Non solo, ma tutte le organizzazioni gay (e finora soltanto loro) si sono dette disponibili ad un atteggiamento culturalmente e sanitariamente attivo. Ebbene, soltanto in tre città (Bologna, Roma, Napoli) è stato possibile finora organizzare analisi cliniche di massa con la garanzia dell' anonimato, della gratuità, di poter saltare il medico di famiglia che tutti sanno di quale sensibilità culturale (non) sia dotato. Nonostante tutto ciò si va sviluppando una vergognosa e indiscriminata campagna stampa che sbatte in prima pagina i gay, ne scandaglia fin nei minimi particolari la vita privata; ormai qualunque starnuto omosessuale ha l' onore delle cronache e siamo arrivati all' assurdo che un gay non può più nemmeno morire in pace perchè il suo nome viene esposto ai quattro venti. BISOGNA allora prendere atto della realtà e cioè che nel nostro paese, soprattutto in questo momento, una categoria di cittadini non gode delle stesse libertà democratiche che la Costituzione, a parole, garantisce a tutti. Per i gay c' è l' interdizione culturale (vedi la rivolta dei riccionesi proprio in questi giorni alla proposta di un festival del cinema gay), non c' è spazio di espressione e sentimenti (il consiglio del rapporto di coppia come efficace rimedio all' Aids è ridicolo visto che è proprio questo che è impossibile nella nostra società alla luce del sole). Negli ultimi tempi sono sorti persino problemi di agibilità politica per le nostre associazioni (qualunque iniziativa dell' Arci Gay che non sia clandestina provoca la guerra tra la popolazione "normale"). Ed ora non c' è più neppure il diritto ad una morte serena. Quest' anno ricorre il quarantesimo anniversario della liberazione dal nazi-fascismo. Per noi questa ricorrenza ha poco significato. Per tre milioni di lesbiche e di omosessuali italiani la liberazione è ancora lontana. - di FRANCO GRILLINI

 

                                                               1990
 

L' ARCI GAY RINGRAZIA E PRECISA 'NESSUN PARTITO CI CONTROLLA'

Repubblica — 05 dicembre 1990   pagina 2

ROMA L' Arci gay ringrazia Cossiga per l' udienza che il capo dello Stato ha concesso sabato scorso ad una delegazione di rappresentanti degli omosessuali. Il presidente dell' associazione, Franco Grillini, tre giorni dopo l' incontro al Quirinale ha inviato al presidente della Repubblica una lunga lettera. Che il capo dello Stato abbia ricevuto per la prima volta nella storia della Repubblica una delegazione della sola associazione nazionale per l' affermazione dei diritti civili degli omosessuali scrive Grillini è un fatto che testimonia della lenta e contrastata ma progressiva evoluzione civile della società italiana, almeno per quel che riguarda il riconoscimento della pari dignità sociale di ogni suo componente. Il presidente dell' Arci gay ha ringraziato Cossiga anche per le dichiarazioni che ha rilasciato nel corso dell' incontro con i premi Nobel europei della scienza (Non ho ricevuto critiche per aver ricevuto gli omosessuali aveva detto il capo dello Stato forse perché fanno parte di un movimento gestito da un grande partito) ma ha voluto precisare che l' Arci gay non è legata a nessun partito politico, neppure al Pci, tanto che alle ultime elezioni alcuni nostri esponenti si sono candidati in gruppi del più vario orientamento.

 

 






                                                                     1992

RIMINI SFRATTA I GAY CHIUDE IL ' CLASSIC'

Repubblica — 11 ottobre 1992   pagina 23   sezione: CRONACA

RIMINI ' Che la diversità dia fastidio lo sapevamo. Ma non al punto di usare dei cavilli giuridico-amministrativi per chiuderci la porta in faccia". Franco Grillini, presidente nazionale dell' Arci gay, è su tutte le furie. Domani, su ordinanza del Comune di Rimini, le ruspe abbatterranno il "Classic club", la discoteca gay della riviera frequentata da cinquemila tesserati. Motivo? Il locale, ricavato da un' antica casa colonica, è abusivo. I tecnici comunali hanno riscontrato 600 metri quadrati illeciti. E, dopo continue sollecitazioni alla proprietà, hanno deciso di intervenire con il piccone. Il "Classic" è un circolo che l' Arcy gay ha subaffittato da una società (la Pd srl che l' ha avuto in affitto da un privato): discoteca, sauna, piscina, bar e salotto come punto di ritrovo, soprattutto estivo. Dopo essere stati ' cacciati' da Riccione con la chiusura dello Sporting Club da parte dell' allora sindaco comunista Terzo Pierani, ora i gay rischiano di dover lasciare anche Rimini. "Siamo alle solite - prosegue Grillini - La riviera sta diventando sempre meno tollerante. Non difendiamo l' abusivismo ma perchè Rimini, città per metà abusiva, usa il pugno forte solo con noi? Ci sono forse ragioni politiche. Sospetto che il pds, da poco in giunta con la dc, abbia dovuto pagare un prezzo sull' altare del governissimo. E l' abbattimento del Classic va in questa direzione". L' Arci gay per i prossimi giorni promuoverà a Rimini proteste clamorose, fra cui un' occupazione simbolica del Consiglio Comunale. - a t





                                                                        1993




                                    IL FUTURO E’ ROSA?


E’ venuto a trovarmi in redazione, di passaggio a Milano tra un’assemblea a Bolzano e

 un incontro a Genova, sempre in forma e disponibile alla discussione.

Franco Grillini è alla guida dell’Arci Gay da otto anni, prima come segretario nazionale e poi come presidente, ha adesso quasi quarant’anni. Cominciamo subito l’intervista.

ANELLI: Quali sono stati secondo te i risultati più significativi ottenuti dall’Arcigay in questi anni?

GRILLINI: In primo luogo il fatto che adesso l’omosessualità è diventata visibile, poi che le rivendicazioni degli omosessuali sono sempre più plausibili. Siamo riusciti ad impedire la criminalizzazione degli omosessuali durante la vicenda dell’aids ed infine abbiamo costruito un’organizzazione con circoli sparsi in tutta l’Italia, oramai più che consolidata, anche al Sud, che tratta da pari con le forze politiche e istituzionali a tutti i livelli.

ANELLI: Qual è secondo te la rivendicazione più importante per i gay?

GRILLINI: Sicuramente il riconoscimento delle convivenze di fatto, quella richiesta anche dalle 10 coppie che l’anno scorso in Piazza Scala a Milano hanno chiesto il “matrimonio gay”. Che si tratti di una rivendicazione importante lo dimostra l’arrabbiatura delle gerarchie vaticane; che hanno citato questa manifestazione come una delle ragioni per cui la Congregazione per la dottrina della Fede ha prodotto l’ultimo documento contro gli omosessuali.

ANELLI: Ma non si è trattato di un caso un po’ isolato?

GRILLINI: Forse, ma è rimasto un caso emblematico che sottolinea come a Milano ci sia una presenza molto forte, dal punto di vista sociale, dell’omosessualità. Comunque, anche se si sa che in altre città è più difficile proporre iniziative di questo tipo, speriamo di ripeterla altrove.

ANELLI: Il discorso della coppia gay propone comunque un problema: l’accettazione di sé. Finché gli omosessuali che rivendicano saranno pochissimi, i risultati avranno un significato più simbolico che pratico. Sei d’accordo?

GRILLINI: Non c’è dubbio sul fatto che l’accettazione degli omosessuali sia la questione principale quando si parla della possibilità per i gay di essere felici. Ed è una questione che non credo che sia di facile soluzione. Noi stiamo provando a favorire il discorso dell’autoaccettazione, del coming out, ma devo dire che in Italia, da questo punto di vista, siamo in una situazione più difficile che in altri Paesi.

Per esempio: a Pargi, New York o Londra ci sono concentrazioni della presenza gay molto forte, che hanno consentito un processo di immigrazione interna e favorito quindi la costruzione della comunità omosessuale, che occupa interi quartieri e che ha prodotto cultura e socialità omosessuale. Questi fatti hanno facilitato in modo eccezionale il “venir fuori” delle persone omosessuali.

ANELLI: Se è così importante l’identità omosessuale come mai avete inserito la denominazione “Movimento libertà civile”?

GRILLINI: Qualcuno ci accusava di essere una lobby, di inseguire solo gli interessi dei gay. Per evitare queste critiche, e per avvalorare il fatto che le nostre battaglie sono utili a tutti, abbiamo aggiunto quella frase.

ANELLI: Quali sono secondo te gli ostacoli più importanti che deve combattere il movimento gay in Italia?

GRILLINI : Innanzi tutto l’influenza del Vaticano che è il supporto più importante alla repressione sessuale. Secondo me l’ultima dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, che chiede la discriminazione dei gay è paragonabile come portata e come gravità e alle leggi razziali promulgate dal regime fascista nel 1938. Poi c’è la famiglia, che nel nostro Paese mantiene un ruolo oppressivo: la paura di spaventare la mamma e di far soffrire i familiari ancora oggi impedisce a molti gay di vivere pubblicamente la loro omosessualità.

Anche i partiti di sinistra e laici, a cui noi facciamo riferimento, non sempre ci favoriscono (salvo casi particolari come quello di Bologna, in cui la giunta di sinistra ha sfidato l’ira della Curia per difendere il Cassero) non dimostrano grande interesse per le rivendicazioni gay.

E’ chiaro che questi e altri motivi sarebbero poca cosa se gli omosessuali fossero meno succubi dei pregiudizi e più sinceri verso se stessi.

ANELLI: L’Arcigay è molto impegnato nei rapporti istituzionali e politici. Con che risultati?

GRILLINI: Il nostro lavoro nelle Istituzioni ha prodotto un grande risultato: adesso esistiamo. Le associazioni gay vengono consultate sempre più per i problemi relativi alla condizione omosessuale; la stampa e la televisione ospitano le nostre opinioni; partecipiamo a decine e decine di dibattiti pubblici.

ANELLI: L’altro versante dove siete molto attivi è quello dei locali: Molti bar, discoteche e saune richiedono la tessera Arci Gay per potere entrare. Non lo ritieni un intervento che potrebbe compromettere l’azione politica e sociale dell’associazione?

GRILLINI: No!  La legislazione italiana permette ad associazioni come l’Arci di aprire circoli per i suoi soci eludendo i problemi delle licenze e quelli fiscali. Questo ci permette di aprire locali anche laddove sarebbe impossibile, stando alle regole del mercato. Anche se non sono circoli culturali, sono pur sempre luoghi di aggregazione, e permettono agli omosessuali di conoscersi, di socializzare, per molti di cominciare a vivere la loro sessualità. Certo dobbiamo essere molto accorti e pretendere dai gestori di questi locali più collaborazione. In particolare per quanto riguarda la prevenzione contro l’aids bisogna pretendere azioni più concrete; in caso contrario io credo che dovremo rivendica la chiusura. Per esempio: le saune che non regalano i preservativi all’ingresso non potranno più essere affiliati all’Arcigay.

ANELLI Per quanto ne so dovrete chiudere diverse saune. Lo farete davvero?

GRILLINI: Non ho difficoltà a ripeterlo. Rivendicheremo la chiusura delle saune che non metteranno i preservativi gratuitamente a disposizione dei loro clienti. Dopo dieci anni di Aids non ci possono essere più alibi per nessuno.

ANELLI : L’Arcigay ha fatto tutto quello che si poteva fare per la lotta contro l’aids?

GRILLINI: Sai, quest’anno sono stato a tanti funerali di amici e conoscenti che sinceramente risponderei di no.

E’ un no, perché di fronte a tante morti non possiamo essere ottimisti, ma devo aggiungere che noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo: centinaia di conferenze e assemblee, incontri e interventi sui media, migliaia di volantini e preservativi distribuiti in ogni parte d’Italia, consulenze telefoniche e presso i circoli. Nonostante questo credo che abbiamo ancora molto da fare e i circoli saranno molto impegnati su questo tema.

ANELLI: Mi sembra che nonostante tutto i gay tendono a rimuovere il problema aids. Cos’è, menefreghismo o paura?

GRILLINI: Le motivazioni di questa rimozione sono molte. Bisogna tener conto del fatto che molti gay non accettano neppure la propria omosessualità. In questi casi, e purtroppo sono la maggioranza, diventa difficile affrontare le problematiche relative all’Aids, sia verso se stessi che verso gli altri. Per questo ribadisco che il lavoro da fare è ancora molto, e che la lotta all’Aids per gli omosessuali è strettamente legata alla lotta per il diritto alla vita, alla propria vita, all’essere gay e all’essere felici. D’altro canto abbiamo visto in questi anni esempi di gay che hanno dato molto alla lotta contro l’aids: da Enrico Barzaghi e Giovanni Forti a Stefano Marcoaldi, attuale presidente dell’Associazione Solidarietà Aids di Milano.

Queste persone ci hanno insegnato, e non solo a noi, che con l’Aids si può convivere, che questa malattia non è solo morte e disperazione, che insieme possiamo farcela.

Ringrazio anche questi amici perché è anche grazie a loro se ora il movimento gay ha ottenuto quei riconoscimenti istituzionali che ci permettono di trattare con più forza anche in Italia.

ANELLI: Franco Grillini ricopre da tanti anni un importante ruolo pubblico. Come hai fatto a far convivere questo lavoro con la vita privata?

GRILLINI: E’ molto semplice: io faccio politica da quando sono bambino, mi piace farlo e sono disposto a rinunciare a qualcosa per continuare. Certo chi ha avuto relazioni con me in questi anni si è molto lamentato, ma si tratta di pagare un prezzo. Per ora va bene così, poi si vedrà.

ANELLI: Come va l’Arcigay? Quanti sono gli iscritti e i circoli?

GRILLINI: Abbiamo appena concluso il programma del 1992 con un’assemblea dei circoli a Napoli e un incontro nazionale a Bologna, dove sono state tracciate le prossime iniziative. Attualmente ci sono circa tredicimila soci, però molti di questi sono soci solo per accedere ai locali affiliati all’Arci gay: i “militanti” sono qualche centinaio e operano in trenta circoli sparsi in tutta la penisola, da Milano a Catania, da Cagliari a Firenze, da Genova a Napoli, in tutte le maggiori città c’è un riferimento per gli omosessuali.

ANELLI: Quali sono i programmi dell’Arci gay per il prossimo anno?

GRILLINI: In questi anni ci siamo presentati sulla scena politica, sociale e culturale, siamo ormai riconosciuti come validi interlocutori.

Adesso si tratta di tradurre in risultati questa presenza: in particolare a livello legislativo per il riconoscimento delle convivenze gay, per una corretta educazione sessuale nelle scuole e per una più efficace azione di informazione sull’Aids. Occorre poi migliorare il nostro rapporto con i media per una più incisiva azione di controinformazione. Ma l’obiettivo  più importante sarà quello di rivitalizzare il lavoro dei circoli di tutta Italia con interventi locali: per permettere a tutti di partecipare e di discutere: dobbiamo intervenire per facilitare la presa di coscienza di tutti gli omosessuali, per fare in modo che più persone possibili scelgano di vivere a viso aperto, senza maschere e senza vergogna il loro essere gay.

Dobbiamo attrezzarci per una lunga battaglia, per una politica fatta di piccoli passi e di risultati concreti, a cui tutti devono dare il loro contributo. Maggiori saranno le nostre forze in campo e più breve sarà il tempo che ci separa da una società dove gli omosessuali avranno gli stessi diritti degli eterosessuali.

(MARIO ANELLI – BABILONIA GENNAIO 1993)

 

                                  2015

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