GAY DI DESTRA

work in progress
 
                                                                       2008







News

 

Il Giornale, 8 giu 08

 

Adesso anche i gay scaricano la sinistra


di Maria Giovanna Maglie


Roma - L’anima giocosa e trasgressiva marcia in sordina, giusto i carri delle discoteche, Alpheus e Muccassassina, giusto gli Orsi in mutande, giovanotti molto in carne che riscuotono grande successo. Qualche striscione ricorda un vecchio calendario che fotografò la bellezza dell'attuale ministro per le Pari Opportunità, qualche maglietta reca scritto «Meglio frocio che fascista», la canzone guida è dell'Equipe 84 «Tutta mia la città», dimenticando che è anche «un deserto che conosco».
È il mio primo Gay Pride in Italia, a New York non me ne perdevo uno, era una festa che faceva parte della città come il Saint Patrick day degli irlandesi o il Columbus italiano. In testa marciava il sindaco sceriffo, un vero uomo di destra, Rudy Giuliani. Tolleranza zero, rivoltò il crimine e le mafie come un calzino, ma la sera andava a Broadway e si vestiva come Liza Minnelli. Qui è tutto diverso, l'Italia per me è un Paese maschilista e omofono, e questo non ha niente a che vedere con il giustificato rifiuto di pretese eccessive e velleitarie.
Le statistiche dicono che il dieci per cento della popolazione è omosessuale. Qui a Roma, o a Milano, il 27 giugno nel Pride finale di Bologna, ne avremo visto una sparuta minoranza. Gli altri? Non toccherebbe a un governo liberale fissare regole più adeguate al tempo? Chiedono cose serie gli omosessuali del Gay Pride di ieri a Roma, vogliono il riconoscimento delle unioni civili, per ora si accontentano di unioni simboliche. Le celebrano sul carro dell'Arcigay. Confetti, fiori rosa, torta nuziale e lancio di riso hanno accompagnato il rito celebrato dalla deputata del Partito democratico, Paola Concia, lesbica dichiarata, l'unica nel Parlamento italiano, e dal giornalista del Tg1 Stefano Campagna, omosessuale ed elettore dichiarato del Popolo della libertà,anche in questo caso l'unico, in Rai.
Poi ci sono gli altri, la sinistra antagonista, quelli che sono venuti ad agitare la piazza: i centri sociali, i rifondaroli, come se si fossero mai occupati finora di diritti dell'individuo e di libertà civili; c'è la Cgil, che ha fatto carro con gli studenti estremisti dell'università della Sapienza, e chiede nuovi diritti, non sapendo niente, nemmeno che quei diritti sono vecchi, e che nei Paesi europei e oltreoceano, da loro tanto disprezzati, sono stati ottenuti da tempo, e consolidati nel tempo. Sono loro, insieme a deputati radicali sempre più trasformati in macchiette, caricature del passato glorioso che fu, ad annunciare che a sera si imbavaglieranno o si incateneranno, o forse tutt'e due le cose, per protestare contro la concomitante cerimonia religiosa in San Giovanni che ha fatto decidere la Questura a non concedere la piazza per l'arrivo della sfilata del Gay Pride.
È cambiato qualcosa in realtà, partendo da piazza della Repubblica, per arrivare a piazza Navona, luogo storico degli appuntamenti civili, invece che a piazza San Giovanni, sindacal-politica di una parte? Certo che no, se qualcuno lo sostiene è perché cerca rogna. Però, attenzione, che quest' anno ci sono pure gli iscritti a Di Gay Project, omosessuali, uomini e donne, che non ne possono più di steccati ideologici, di realtà immodificabili, del genere che «siccome siamo froci siamo compagni», al contrario sono pronti a rischiare pur di vedere se nei prossimi cinque anni si riesce a dialogare con il premier e il governo italiano di centro destra, e con il sindaco e la giunta romana di centro destra.
Un po' perché non ritengono astuto restarsene fermi per cinque anni, un po' perché ormai hanno capito che la sinistra per loro non ha fatto niente. Imma Battaglia, leader storica, lo ha già detto in un convegno in Campidoglio tre giorni fa. Patrocinato da Gianni Alemanno, presente Umberto Croppi, assessore alla Cultura (che c'era anche ieri pomeriggio, e guardava il corteo del Gay Pride sfilare su Corso Vittorio Emanuele), moderato da me, con ospiti di qualità sicura, cito solo Roberta Tatafiore e Daniele Scalise, nel suo intervento Imma Battaglia ha spiegato che il Gay Pride non alza muri ideologici ma apre il confronto a tutta la società.
«Da anni come Di Gay Project cerchiamo di puntare sull'importanza della trasversalità politica, perché non potremmo mai raggiungere i nostri obiettivi sui diritti civili senza avere un ampio consenso politico e sociale. Il tema dei diritti civili apre un dibattito sulla riforma sul diritto di famiglia che deve essere elaborata da tutti». Al corteo sfila Francesca Grossi, che dirigeva l'Arci Lesbica di Roma e che ha firmato la lettera aperta ad Alemanno, col risultato di essere espulsa e, in perfetto stile da comunismo sovietico, cancellata perfino dal sito web dove compariva in fotografia. Con lei hanno firmato il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, naturalmente Imma Battaglia Presidente del Di Gay Project, e il Presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo, È un’occasione da cogliere.




 




News

 

 

Il Corriere della Sera, 4 giu 08


«GAY PRIDE, SIAMO IN 400 MILA» E ALLA FINE CANTANO MAMELI

Roma Striscioni anticlericali a San Pietro. Il ministro: le provocazioni non aiutano

«Cittadini anche noi». Contro la Carfagna look «bianco-purezza»

Dal corteo critiche a Veltroni nonostante la presenza del ministro-ombra Franco e della deputata pd Concia

ROMA — Un fiume di gente sotto l'insegna «Testardamente. Parità, dignità, laicità»: 400 mila persone secondo gli organizzatori, molte meno, 10 mila circa, secondo fonti della Questura. Cifre entrambe iperboliche, di certo però la piazza Navona, dove ieri si è concluso il corteo del Roma Pride, concessa dopo il no della questura a piazza San Giovanni, non è riuscita contenere una folla che ha tracimato nelle strade adiacenti.

È stato un Gay Pride assai diverso da quello degli ultimi anni: inaspettatamente meno politico di quanto ci si potesse aspettare. Ha prevalso la festa, l'orgoglio: «Eccoci, e chi ci ammazza a noi», ha salutato dal palco, applauditissima, Vladimir Luxuria. Ci si aspettavano, ed erano state annunciate, varie iniziative anti-Carfagna, la ministra per le Pari Opportunità che ha negato il patrocinio al corteo. Ma alla fine il carro dedicatole, con ragazzi muscolosi e un paio di drag queen a bordo, tutti vestiti di bianco, ha fatto una scelta solo simbolica: «Il bianco è simbolo della purezza, con questo colore vogliamo contrapporci al ministro ».

Qualche cartello con foto di un vecchio calendario sexy del ministro ha fatto la sua apparizione. Qualche attacco diretto a lei dal palco e qualche slogan tipo «Carfagna: tu nuda sui calendari. Noi spogliati dei diritti», da un camion che peraltro ha attaccato anche Veltroni («Tu governo ombra, noi nell'ombra da sempre»). Due le esponenti del Pd presenti (di più i politici della sinistra): la deputata Paola Concia e il ministro- ombra Vittoria Franco. La Carfagna ieri è tornato sul tema Pride: «I patrocini vanno dati a occasioni di studio e riflessione. Non mi pare il Pride sia stato tale », ha detto. E a lei è arrivata la solidarietà della collega Stefania Prestigiacomo, «per l'attacco volgare che ha subito».

Novità assoluta per un Pride, l'inno di Mameli cantato dalla piazza con la mano sul cuore, iniziativa invocata da Giuseppe Pesce, militante che dirige un coro gay che si esibisce anche in chiese (valdesi): «Smettetela di trattarci da cittadini di serie B». Dalle 15 alle 21, lungo l'intero percorso, una festa pacifica di musica e rivendicazioni di diritti (anche con celebrazione simbolica di unioni), che per due volte gruppi sparuti di giovani di destra hanno provato a interrompere, preferendo poi darsela a gambe vista la folla. Nel pomeriggio, a Pride in corso, esponenti della sigla anticlericale «Facciamo Breccia» hanno srotolato uno striscione in piazza San Pietro («San Giovanni negato, Vaticano occupato»): la polizia li ha denunciati (era presente anche una consigliera comunale di Firenze). In serata, manifestazione di radicali con il segretario Rita Bernardini e il presidente onorario di Arcigay Franco Grillini, imbavagliati a San Giovanni «per gli spazi negati», proprio mentre cominciava a cantare il coro a causa del quale la parata non ha potuto avere accesso alla piazza.

Edoardo Sassi




E ORA UN PO' DI DIMISSIONI GRAZIE




  DI ENRICO OLIARI
Lunedì 5 Maggio 2008
 

 
 
 
 
 
 
 
 

 
Gli arrivisti del movimento gay sono stati puntiti dagli elettori omosessuali con un voto che ha arricchito persino la Lega di Calderoni. È una salutare batosta, l’occasione per ricominciare da zero.
 
 
La tornata elettorale è ormai passata da qualche giorno dopo aver lasciato, come uno tsunami, sul bagnasciuga i pesci agonizzanti della Sinistra Arcobaleno e di altri partitini e partitetti caratterizzati da flop più o meno prevedibili, come quello di Giuliano Ferrara e della sua lista antiaborista.
Ed anche per il movimento gay si è trattato di una Caporetto. O meglio, per quella parte di movimento gay che per anni ha preteso di rappresentarne l’intera comunità schierandosi e facendo schierare tutti con una sinistra palesemente ipocrita, che voleva noi omosessuali in un pentolone dove dentro ci stava di tutto e di più, come se la questione dei diritti delle persone omosessuali fosse la stessa cosa di quella degli zingari, del bombardamento in Iraq e del No Global.
Lo svendere il patrimonio politico e culturale di una battaglia di libertà, com’è la nostra, alle nomenklature di certi partiti è ritornato come un boomerang sul movimento gay italiano, come se non fosse bastato il chiaro segnale di un Paese che ancora non ha attuato leggi per il riconoscimento della coppia gay, uno degli ultimi dell’Europa Unita.
Ed ancor più è ritornato sulle teste dei mille arrivisti per fortuna trombati, puniti da una comunità omosessuale che oggi ha votato i partiti di centro-destra: se gli italiani non sono scemi, i gay lo sono ancora di meno e l’episodio dei DiCo, i tentennamenti e le arrendevolezze si sono tradotti in un’ipocrisia imperdonabile. Tanto vale votare secondo coscienza, come cittadini, non come gay… almeno a Destra si sa come la pensano e si sa contro cosa lottare.
Il mondo gay è rimasto assuefatto, fino alla nausea, da una politica omosessuale pensata in funzione di una lotta che con l’omosessualità c’entra ben poco, perché l’orientamento sessuale, lo sappiano i trombati, non ha nulla a che fare con il "No" al nucleare e con l’antiamericanismo forzato; ed il tutto per poi arrivare alla timida proposta del riconoscimento delle coppie di fatto "come due nonnine che convivono", ci dicevano, mentre i gay hanno bisogno del riconoscimento di diritti solidi della coppia omoaffettiva o dell’allargamento del matrimonio civile.
Non ha pagato quell’infantile dialettica dell’antifascismo forzato, che è arrivato, ma solo in ordine cronologico, all’iscrizione dei vertici di Arcigay Roma all’associazione nazionale partigiani, come se si fosse trattato della stessa cosa  e come se durante la guerra il presidente dell’associazione gay capitolina avesse sparato ai tedeschi.
Come neppure ha dato i suoi frutti l’appoggio, sicuramente non gratuito, offerto a Rutelli da parte si alcune associazioni omosessuali romane: non basta un colpo di spugna, neppure se costasse 40.000 euro, per cancellare le uscite di Francesco Rutelli contro il riconoscimento della coppia gay, e questo gli omosessuali lo sanno.
Oggi a punire la classe dirigente del movimento omosessuale italiano sono stati gli omosessuali stessi, dimostrando con un non voto o con un voto che ha arricchito persino la Lega di Calderoni il più completo dissenso nei confronti di una politica gay che va ripensata da zero.
L’unica eletta del movimento è stata Paola Concia nelle file del Partito Democratico, ma è difficile sentirsi, come omosessuali, rappresentati da chi in campagna elettorale dichiarava, in un pessimo articolo apparso su Pride, di avere nel suo programma il riconoscimento della coppia, mentre altrove parlava di riconoscimento “dei diritti delle persone che si amano”; tant’è che se nel programma del vecchio Ulivo vi erano sette righe e mezzo sul riconoscimento dei diritti dei conviventi, nell’attuale programma del PD vi era solo una riga e mezzo e di coppia neppure l’ombra.
Come giustamente ha osservato Giovanni Dall’Orto, è arrivata una salutare batosta, e con essa, aggiungo io, l’occasione per ricominciare da zero, per ritornare a quella sana militanza delle origini dove ai partiti non si fanno sconti e soprattutto dove non si gioca al ribasso in nome di finanziamenti per le feste, di un posticino nel consiglio comunale o di un posticione in Parlamento.
Certo è che le persone che si sono esposte con strategie e dialettiche fallimentari hanno oggi il dovere di farsi da parte: non basta un pianto da pie donne in una sede congressuale, ci vogliono dei mea culpa belli sonanti.
E soprattutto una politica gay pensata per i gay e con obiettivo i diritti dei gay: solo facendo del movimento gay un sindacato potremo dialogare con tutte le forze politiche ed ottenere quei diritti che ci possono arrivare solo da un voto transpartitico.

 



 

Caro Direttore,

sono un ragazzo di 35 anni da sempre sostenitore del centrodestra e berlusconiano sfegatato. Però ho un grosso problema, per questa società, sono omosessuale. Stamattina sul “Giornale” ho letto con stupore le dichiarazioni del ministro Carfagna e sono rimasto deluso: speravo in lei e nel suo ministero per esistere. Invece..

Dottoressa Carfagna come può dichiarare che non è un problema di pari opportunità l’omosessualità? Ogni sacrosanto giorno ci sono problemi per un omosessuale, ogni giorno dalla sua nascita vive con problemi e lei nega tutto? L’amore è uno dei sentimenti più belli del mondo, ma per gli omosessuali è un terrore, un terrore perché non ci si può baciare in giro, un terrore per dirlo ai genitori, un terrore perché non si sappia sul lavoro. I suicidi nei ragazzi omosessuali sono molto più alti che tra quelli etero, sa perché? Perché i primi ostacoli vengono dalla società e dalla famiglia. Come può lei abbandonarci? Proprio lei che vive con il marchio della soubrette ed ogni giorno viene discriminata come ministro sa cosa vuol dire lottare per far vedere quello che si è. Pensi fare questo tutti i giorni della propria vita, ogni istante, anche con i propri genitori, solo perché si è nati “diversi” Tutti i politici che parlano di lei, la descrivono come una tra le più brave a studiare ed informarsi, la invito a fare altrettanto con i gay. Non si nasconda anche lei dietro la vecchia frase “ma ho tanti amici gay”. Studi cosa capita tutti i giorni nelle famiglie, a scuola, sul lavoro e nella società contro i gay. Senta il dolore di persone  che per colpa di una legge non possono vivere come vorrebbero o non possono assistere in ospedale il proprio caro. Perché i gay devono fare altre strade per avere sanciti questi diritti? Se devono fare altre strade allora vuol dire che sono diversi, allora vuol dire che Lei deve intervenire per le pari opportunità. Dottoressa Carfagna, la prego, aiuti lo Stato italiano a far sentire cittadini come gli altri anche gli omosessuali.

Fiorivita – email

P.S. La lettera è firmata, ma vorrei che fosse pubblicata con lo pseudo mino perché in questa Italia, ho paura a far sapere di essere omosessuale. Un giorno vorrei non avere più paura. Grazie

 

La (triste ) Risposta del direttore Mario Giordano

 

Se il ministro Carfagna vorrà rispondere saremo lieti di ospitare la sua lettera. A me, caro Fiorvita, permetta solo una domanda: il patrocinio del Gay Pride è un obbligo? E per quale motivo? Ognuno è libero di organizzare sfilate e manifestazioni ma per farlo ci vuole necessariamente il timbro dell’autorità governativa? Ma perché si vuole sempre essere trasgressivi e patrocinanti, ribelli e insieme istituzionali?

Non patrocinare il Gay Pride non significa negare i diritti degli omosessuali. Anche se pure su questo punto bisogna intendersi: quali diritti? La famiglia è una, come riconosce la nostra Costituzione e ancor prima la legge naturale. E anche se adesso siamo abituati a esibire baci saffici  in ogni film e storie omosessuali in ogni fiction Tv, noi continuiamo  a pensare che la normalità siano un uomo e una donna che si sposano e (magari) mettono al mondo dei figli. So che questa affermazione (banale) oggi in realtà può suonare come bizzarra. E proprio perché penso che, a questo punto, altro che gay pride: dovrebbero essere le famiglie normali a chiedere il patrocinio delle Pari Opportunità.

 

Il Giornale  del 21 maggio 2008
 

PUNTI FERMI DI GayLib (Manifesto politico)
 
... sì ai diritti dei gay, con risposte di destra!
 
 
TEMA
GAYLIB
ASSOCIAZIONI GAY DI SINISTRA
Unioni per le coppie gay (1)
Pur ritenendo ottimale l'allargamento del matrimonio civile alle coppie omosessuali, GayLib lancia la proposta dell'istituzione del Registro delle Unioni Omoaffettive
Giocando al ribasso, si è passati dalle Unioni civili al Pacs, quindi ai Dico ed oggi ai Cus. Da notare che con i Dico, proposti dal Governo di centro-sinistra, sparisce la coppia.
Adozioni (2)
Contrari
Alcune associazioni non si esprimono, altre sono favorevoli.
Manifestazioni gay (3)
Manifestazioni "politically correct", sindacali
I gay pride sono un momento d festa e divertimento, quindi é accettabile l'eccessivo sarcasmo.
Sociale (4)
Attenzione ai problemi sociali
Forte attenzione al circuito commerciale: viene considerato solo il gay giovane. Attenzione al problema delle discriminazioni.
Storia (5)
Denuncia di tutte le discriminazioni, torture, violenze ed esecuzioni subite dai gay in tutte le epoche e in qualunque parte del mondo.
Silenzio assoluto sulle violenze, esecuzioni, detenzioni e torture subite dai gay nei paesi comunisti. Stessa cosa per quelli arabi. Presenza di simbologia comunista e filopalestinese alle manifestazioni gay (ovvia la contraddizione)
 
 
M A N I F E S T O   P O L I T I C O
 
L’associazione GayLib (gay e lesbiche liberali e di centrodestra) visti i sensibili mutamenti di natura sociale avvenuti tra il 1997, anno di fondazione del movimento e considerate le iniziative in ambito legislativo venute a luce in materia di diritti civili gay ha deciso di  redigere un nuovo  manifesto politico programmatico.
Un atto che tornerà utile a tutti coloro i quali intenderanno venire a conoscenza dei “punti fermi” della campagna per i diritti civili glbt (gay-lesbo-bisex-trans) che GayLib nella sua specificità di associazione liberale di centrodestra, ha intrapreso dalla sua nascita.
 
I PUNTI
 
 1        Riconoscimento della coppia omoaffettiva
Con l’istituto del Registro delle Unioni Omoaffettive vengono riconosciuti i doveri ed diritti dei cittadini che partecipano ad un legame stabile formato da persone dello stesso sesso; essi hanno tra loro un rapporto di affettività e di solidarietà reciproca, caratterizzato dalla continuità e dalla volontà di registrarlo in forma pubblica.
Esclude le coppie conviventi eterosessuali, le quali hanno a disposizione l'istituto del Matrimonio civile; GayLib propone la riduzione ad un anno del periodo di separazione delle coppie eterosesuali in attesa di divorzio.
La Registrazione dell’Unione Omoaffettiva garantisce ad entrambi i conviventi l’assistenza reciproca nei bisogni sociali, salutari ed economici, ma non sostituisce il Matrimonio Civile nella forma e nella totalità dei diritti e dei doveri spettanti alla coppia che esso implica. Esclude inoltre la possibilità per le due persone conviventi di procedere all’adozione di minori, anche perché nel caso dell’adozione va preso in considerazione il diritto del minore di essere adottato e non quello della coppia di adottare, e quindi di crescere in una famiglia che ne garantisca una quanto più possibile corretta crescita, specie in relazione alle fasi identificative dello sviluppo. (Registro Unioni Omoaffettive)
 
 2:         No alle adozioni di minori
GayLib, a differenza delle associazioni ideologicamente vicine alla sinistra ha, come  orientamento,  una posizione di contrarietà dialettica alle adozioni di minori da parte di coppie omosessuali. Va considerato, infatti,  il diritto del bambino di essere adottato e non quello della coppia di adottare. Il minore, infatti, nella fase dello sviluppo ha bisogno della figura paterna e di quella materna che solo una famiglia – anche e non in ultimo  per la maggiore tutela legale – può offrire.
 
 3:        Pride, oltre la provocazione
I gay pride dovrebbero essere un momento di rivendicazione di diritti e di proposizione fattiva delle tematiche care alla minoranza omosessuale (comunità varia) e non delle occasioni di provocazione autoreferenziali, talora contrarie al buon costume ed al comune senso del decoro. A riguardo GayLib in tali occasioni si è già segnalata con eventi di natura culturale d’eccezione (es. mostra “Accartocciati e ceramiche” di Marco Silombria – Grosseto – estate 2004 – con patrocinio dell’amministrazione comunale).
 
  4:      Sociale, attenzione a gay anziani e disabili
Da sempre GayLib si impegna per evitare il fenomeno della “doppia discriminazione”, ovvero quella che spesso tocca in sorte ai gay e alle lesbiche anziani e disabili. Uomini e donne fuori da ogni circuito (soprattutto quello commerciale dei locali e dei circoli ricreativi gestiti da associazioni vicine alla sinistra). GayLib vorrebbe proporre di contro interventi atti a favorire al meglio una reale integrazione sociale che badi maggiormente all’essere umano e ai suoi diritti in quanto tale prima che al “target” socioeconomico.
 
  5     Vogliamo una storiografia onesta
GayLib propone una “revisione” più che mai necessaria dei fatti e delle persone che hanno avuto parte nella “questione omosessuale” in tutto il mondo. Intendiamo in tal modo proseguire il lavoro già avviato di denuncia ferma e decisa verso tutte le forme di discriminazione, tortura, violenza ed esecuzioni subite dai gay nelle varie epoche e in qualunque parte del mondo.
Un messaggio che sia particolarmente forte visto anche il  silenzio assoluto che giunge da sinistra sulle violenze, le esecuzioni, le detenzioni e le torture subite dai gay nei paesi comunisti così come in quelli arabi.
GayLib stigmatizza inoltre da sempre la presenza della simbologia comunista e filopalestinese alle manifestazioni gay (ovvia la contraddizione).
 
 
FINALITA’
 
L’obiettivo finale verso il quale GayLib tende dalla sua fondazione è quello di inserire nell’ “agenda setting” dell’area moderata, liberale e laica di centrodestra il capitolo “politica gay”. Un ambito nel quale ci si occupi espressamente – in piena comunanza di intenti e metodi con i vertici della coalizione e dei partiti che la compongono – di diritti civili per la cosiddetta “comunità varia” (gay-lesbo-bisex-trans).
Un sostegno, quello di GayLib, che potrà andare quindi solo a chi si impegnerà realmente nel difendere le libertà individuali a tutti i livelli, in primo luogo in ambito legislativo, sociale e culturale.
 
                                                                       GAYLIB – Direttivo Nazionale

 
 

Caro amico,
 
noi non crediamo che essere gay significhi necessariamente essere di Sinistra. Non crediamo che l'essere omosessuale in Italia debba implicare il far parte della rete "no global", il simpatizzare per la Palestina o il portare la maglietta col "Che" al Gay Pride. E non vogliamo il monopolio della Sinistra sul mondo gay.
Noi non crediamo in quelle associazioni omosessuali che svendono il proprio patrimonio ideologico e la propria libertà di pensiero ai partiti politici, quasi sempre senza ottenere nulla in cambio. 
Noi denunciamo l'ipocrisia, il tradimento e l'immobilismo del Centro - Sinistra verso la minoranza omosessuale italiana.
 
Noi denunciamo con forza l'omofobia di una parte del Destra, uno schieramento dove vi è una forte ignoranza riguardo alla tematica delle libertà civili in generale e per le persone omosessuali in particolare.
Noi vogliamo essere di stimolo e di pungolo all'interno del Centro - Destra, lavorando con insistenza e determinazione e utilizzando l'arma della dialettica politica.
Noi sosteniamo che il nemico dei gay non siano gli schieramenti di Destra o di Sinistra, ma il bigottismo ed il filo-clericalismo radicati come un cancro in entrambi gli schieramenti. Per questo noi vogliamo interloquire con la parte laica del Centro - Destra.
 
Noi crediamo nell'uguaglianza fra i cittadini, nella parità dei diritti e dei doveri, nella libertà di vivere il proprio orientamento sessuale con serenità e dignità.
 
Noi riteniamo che il movimento gay debba prestare maggiore attenzione alla propria cultura storica e contemporanea, per favorire il riconoscimento in un'identità comune ed in valori solidi.
Noi chiediamo al movimento gay più accortezza ai problemi sociali nel mondo omosessuale stesso, ovvero maggiore impegno nella lotta alla prevenzione dell'infezione da HIV, ma anche solidarietà tangibile verso i gay disabili e verso i gay anziani.
 
Noi ti chiediamo di unirti a GayLib.
 
Il presidente,
 
Enrico Oliari

 
 

                                                         2004






PAGINA WEB DI ENRICO OLIARI



CASE DI RIPOSO - sociale gay

 

 

In questa pagina:

- Apre la prima casa di riposo per gay in Germania

- Alto Adige, 6 dic 04: Alloggi protetti anche per le coppie di fatto; Ripristinata la graduatoria etnica «Ammesse» le unioni gay over 65
- L'Indipendente, 22 dic 04: Se con la pensione arrivano anche i diritti



Germania: apre la prima casa di riposo per omosessuali

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Il complesso di 150 appartamenti sara' inaugurato all'inizio del 2006

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3 dic 04 , di AGI
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Berlino, citta' con il sindaco gay e la piu' grande comunita' gay di tutta la Germania, avra' anche la prima casa di riposo per omosessuali. Il complesso di 150 appartamenti sara' inaugurato all'inizio del 2006 nel quartiere di Schoeneberg, abitato prevalentemente da lesbiche e gay. "La prima generazione di omosessuali che non e' stata costretta a nascondere il proprio orientamento sessuale ha raggiunto l'eta' della pensione" ha detto il direttore del progetto, Hans Juergen Esch, per spiegare la scelta "e la maggior parte delle case di riposo sono piene di eterosessuali".

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Alto Adige, 6 dic 04

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Alloggi protetti anche per le coppie di fatto; Ripristinata la graduatoria etnica «Ammesse» le unioni gay over 65 

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MERANO. Il Comune apre alle coppie di fatto, sia etero che omosessuali, purché ultrasessantenni. Lo si evince dal regolamento per l'assegnazione degli alloggi protetti per anziani che verrà sottoposto all'approvazione del prossimo consiglio comunale, dove per coppia si intendono «due persone, non necessariamente sposate e non necessariamente di sesso diverso». Rigida chiusura etnica, invece, sulle graduatorie, previste ben distinte per appartenenza linguistica.
Anche le graduatorie per l'assegnazione di alloggi protetti da destinare ad anziani autosufficienti residenti nel territorio comunale devono fare i conti con la proporzionale linguistica. Nel corso della prossima seduta di consiglio comunale (l'argomento è infatti inserito tra i punti all'ordine del giorno) i rappresentanti politici della città saranno chiamati a dare il proprio voto sul nuovo regolamento predisposto dall'ufficio assistenza.
«Sia la graduatoria provvisoria che quella definitiva - si legge nell'articolo 3 del regolamento che verrà sottoposto all'approvazione dei consiglieri comunali - sono formate distinte per gruppi linguistici».
Come dire che il principio del bisogno deve andare quantomeno a braccetto con le regole imposte dalla proporzionale linguistica, se non addirittura debba lasciare la precedenza alla madrelingua. Un passaggio assai pericoloso questo, perché l'applicazione pratica potrebbe creare disparità di non poco conto. Potrebbe capitare, ad esempio, che due anziani nelle stesse condizioni di difficoltà sociale ed economica (a parità di età, reddito e patrimonio, anzianità di residenza, grado di invalidità, sfratto o inabitabilità dell'appartamento nel quale si vive e quant'altro concorra a formare la graduatoria) non vengano trattati allo stesso modo solamente perché appartenenti a due gruppi linguistici diversi. Come ultima spiaggia rimane sempre aperta la strada del comitato anziani, che in casi di emergenza può effettuare assegnazioni anche fuori dalla graduatoria.
Ma ciò che prevedibilmente solleverà ulteriori perplessità sarà la discussione dell'articolo del regolamento che definisce il concetto di coppia. Il principio di separazione linguistica viene applicato infatti anche alle coppie, che vengono definite in maniera innovativa, per non dire rivoluzionaria, nell'articolo 6. Per coppia l'amministrazione comunale intende «due persone, non necessariamente sposate e non necessariamente di sesso diverso». Un passaggio che implica la legalizzazione delle coppie di fatto, sia etero che omosessuali. Una clamorosa apertura in senso sociale che contrasta fortemente con la chiusura della graduatoria etnica.
Il regolamento prevede che possano concorrere all'assegnazione di uno degli alloggi per persone anziani chi abbia compiuto sessant'anni, sia residente in provincia di Bolzano da almeno cinque anni di cui gli ultimi due senza interruzione nel Comune di Merano. La revoca dell'assegnazione di un alloggio per anziani autosufficienti scatta quando subentrano i presupposti per il ricovero dell'inquilino in una struttura di ricovero residenziale, quando l'inquilino consenta l'uso dell'alloggio a terzi, quando diventi proprietario di un appartamento in provincia di Bolzano, quando commetta gravi infrazioni al regolamento della casa, quando non abiti stabilmente nell'alloggio o quando non paghi puntualmente l'affitto.
Non può invece accedere ad un alloggio per anziani chi sia già proprietario di un alloggio o lo sia stato nei cinque anni precedenti la richiesta, chi è titolare di un diritto di usufrutto su un appartamento, chi abbia perso l'alloggio di servizio messo a disposizione da un ente pubblico e chi è stato dichiarato moroso nei confronti dell'ente pubblico in tema di pagamento del canone d'affitto
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L'Indipendente, 22 dic 04

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SE CON LA PENSIONE ARRIVANO ANCHE I DIRITTI

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di Daniele Priori

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A Berlino stanno costruendo una casa di riposo per omosessuali 

A Merano il Comune riconosce i diritti delle coppie di fatto…”over 65” 

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Dalla Germania a Merano. Una volta tanto anche la società civile, presunta eterosessuale, riesce a creare qualcosa di interessante. Il tema è di quelli scabrosi, che non interessano “alla maggioranza”. Eppure da qualche giorno, proprio grazie a un gruppo di imprenditori berlinesi e all’amministrazione comunale di Merano, in provincia di Bolzano, si è iniziato a parlare seriamente di persone omosessuali anziane. Esseri umani, spesso soli, sottoposti a ogni rischio: dall’esilio sociale di una senilità senza calore umano alla morte violenta, se magari a questi uomini è capitata la buona sorte di avere da parte qualche spicciolo. In ogni caso messi nell’angolo dalla società, anche dallo stesso movimento gay, che continua a proporre esclusivamente l’immagine del gay giovane e vincente, tanto per non sembrare nemmeno un po’sfigati. Eppure anche i gay sono uomini. Con la vecchiaia che incombe, piena di acciacchi e di pensieri così distanti dalla vita “metrosexual” e “fashion” che viene proposta sui media. In Italia a parlare per prima di gay anziani è stata l’associazione GayLib (gay liberali e di centrodestra) che già nel 2001, in maniera allora provocatoria, propose l’istituzione di una casa di riposo per gay.

Detto, fatto anche se non in Italia.  Berlino, città con il sindaco gay dichiarato e la più grande comunità glbt (gay-lesbo-bisex-trans) di tutta la Germania, avrà anche la prima casa di riposo per omosessuali. Il complesso di 150 appartamenti sarà inaugurato all'inizio del 2006 nel quartiere di Schoeneberg, abitato prevalentemente da lesbiche e gay.

Un’idea buona, purché non si parli di ghetto ma di esigenza per le persone gay anziane che, magari, al rischio di finire in una casa di riposo comune, nel loro paesino bigotto e irriguardoso, al fianco di persone che per tutta la vita hanno mostrato intolleranza, possono liberamente preferire una meta gaya per vivere con serenità la loro anzianità gay.

Forse ancora migliore, per certi versi, può sembrare l’idea nata spontaneamente nella giunta del Comune di Merano, in provincia di Bolzano, dove pochi giorni fa l’amministrazione ha votato una delibera che apre la possibilità di un riconoscimento futuro di tutte le coppie di fatto.

Inedito, semmai, ma comunque positivo è il punto di partenza: il regolamento per l’assegnazione di posti in case di riposo pubbliche gestite dall’Ipab (Istituto pubblica assistenza dei bisognosi). Nel regolamento, infatti, per coppia si intende l’unione di “due persone, non necessariamente sposate e non necessariamente di sesso diverso”. Per ora, quindi, coppia di fatto sì, purché over 65.

Ci scherza su ma in realtà è molto soddisfatto Enrico Oliari, meranese, esponente storico della versione altoatesina di An e presidente di GayLib.

“E’ un bel regalo di Natale che il Comune di Merano ha voluto fare spontaneamente alle tante coppie di fatto anziane e a chi, come GayLib, aveva pensato al problema dell’anzianità gay già in passato, proponendo l’istituzione di una casa di riposo gay pubblica, con la possibilità di recepire fondi anche da quegli omosessuali anziani che non intendono lasciare l’eredità alla famiglia. Un messaggio di grande importanza culturale che tiene conto dell’evoluzione del movimento gay. Un particolare di cui non si sono accorti i gay di centrosinistra. Il gay non è solo giovane e carino. Ma anche anziano e disabile. Esiste un panorama sociale gay che oggi è discriminato de facto dagli stessi omosessuali. E’ ora di pensare anche a queste persone”. Buon Natale a tutti. Che sia davvero diverso dagli altri.







 

 
 





                                                                        1997



NASCE LA DESTRA GAY?

 

Domenica 9 febbraio 1997 alle ore 11.00, presso il Teatro d’Oggi di Roma, si è tenuta la prima riunione del Dipartimento per i diritti degli Omosessuali.

L’ideatore del gruppo è uno studente universitario di 22 anni, Marco Spalvieri, proveniente da due anni di militanza nell’Arcigay di Roma.

Gli altri partecipanti sono stati: Angelo un ballerino e studente di sociologia di 23 anni e David di 20 anni, universitario, figlio di un parlamentare di Forza Italia, che per tutto il tempo dell’incontro non si è mai tolto gli occhiali da sole.

Marco apre la riunione cominciando ad esporre la sua esperienza che ha vissuto all’interno dell’Arcigay che ha trovato troppo verticistica e poco democratica. Non si trova d’accordo con Grillini nel rivendicare come prima istanza il riconoscimento da parte dello Stato delle coppie gay. Ritiene invece che si debba lavorare ancora all’interno della nostra comunità, che lui trova spoliticizzata e poco attenta ai problemi della cultura, anche per colpa dello stereotipo  piume e paillettes proposto dal Mario Mieli in tutti questi anni.

Considerando il gran numero di persone omosessuali che esistono in Italia e che votano per il centro-destra, Spalvieri ha pensato che i tempi siano finalmente maturi per costituire un gruppo vicino alle posizioni di Forza Italia, della quale si potranno utilizzare le strutture e l’appoggio politico, mantendo in ogni caso la propria autonomia decisionale.

La tessera di iscrizione costerà 15.000 lire, delle quali 5.000 andranno a F.I. Verrà mantenuto il più assoluto riserbo sugli iscritti, mentre al solo Direttivo verrà richiesto di rendersi disponibile a  rendersi visibile con la stampa e le istituzioni.

Il Dipartimento ha cominciato una trasmissione televisiva su Europa Tv, sulla quale non siamo riusciti a raccogliere altre notizie.

David concorda con Marco su tutta la linea e come militante di FI (VIII circoscrizione), ne annuncia l’appoggio all’iniziativa, considerando che, tra l’altro,” Forza Italia ha bisogno di costituirsi una base”.

Un secco no!  Ad una apertura nei confronti di Alleanza Nazionale e un altro NO! A Luigi Cerina.

Antonio Di Giacomo  porta i saluti del Fondatore del Movimento Gay, ricordando che da anni Massimo Consoli auspica la nascita di tutti i tipi possibili di gruppi all’interno del movimento, per la completa attuazione di una comunità democratica.

Alla richiesta di Spalvieri di poter usufruire dell’Archivio Consoli, Di Giacomo ricorda che questo è a disposizione di chiunque ne faccia richiesta

 

 

INDEPENDENT GAY

 

 

 

Cari amici ed amiche,

siamo lieti di potervi informare della nascita di una associazione politico-culturale denominata

“INDEPENDENT GAY”

L’obiettivo di questa nostra associazione, sarà quello di fornire un momento di autentica riflessione politica culturale attraverso il quale, elaborare progetti, strategie e programmi da offrire ai socie e alla comunità omosessuale romana.

In un momento di estremo duopolio in cui la nostra realtà capitolina si sta trovando, vogliamo esprimere con il nostro “gruppo” la volontà di esercitare l’elaborazione di un concreto programma politico culturale che possa ridare una nuova visibilità all’attuale situazione.

Tale associazione è nata:

1. per la necessità dei diritti civili che le persone omosessuali vivono, in mancanza quasi assoluta di pari opportunità (non solo in Italia, ma anche nei paesi cosiddetti avanzati, dove tali persone sono accettate per “rango” o per cenzo);

2. perché chiesa, istituzioni e partiti politici continuano ad alimentare la tesi dell’associazione omosessualità-devianza con tutte le conseguenze politiche e culturali che ne derivano principalmente sul piano delle libertà individuali;

3. perché ampie fasce di popolazione e organizzazioni politiche (peraltro anche giovanili) dimostrano ancora una intolleranza che non di rado sfocia nella violenza, lesiva di qualsiasi elementare principio dei diritti umani;

4. per smascherare l’ipocrisia di talune altre fasce di popolazione ed organizzazioni sociali e politiche che a parole e in linea di principio professano una accettazione che, nei fatti, è rifiuto e disinteresse o quanto meno sottovalutazione.

 

Importante in quest’ottica è stare in mezzo agli altri, di fronte ad una tendenza che ci vuole sempre più emarginati in spazi sempre più specializzati in cui consumare prodotti a sempre maggior costo.

Fare cultura omosessuale vuol dire anche stare all’interno di situazioni diversificate e dall’interno di spazi sempre più specificatamene eterosessuali per diffondere la tolleranza e la verità sugli omosessuali che non è una verità, ma tante verità quanti sono gli individui, tale e quale per gli eterosessuali.

Operare all’interno di questi spazi significa:

A) Stimolare tutti gli individui e gli stessi omosessuali ad un dibattito ricco e aperto attorno alle tematiche connesse con l’omosessualità e la sessualità in generale contro ogni falsità medica e catechista;
B) Dare a tali tematiche un respiro meno settoriale allargandole ad altre necessariamente più generali, in un’ottica che ravvisi in esse una universalità che riguarda la libertà di tutti gli individui e le modalità associative del futuro e non solo di un gruppo sociale, per quanto interclassista e numericamente rilevante possa essere;

C) Innescare momenti di crisi e quindi di crescita per quanti omosessuali vivono la loro condizione solo nel frastuono delle discoteche, nel buio dei cinema, nelle dark-rooms o tra i cespugli notturni, e per quanti eterosessuali hanno fatto della tolleranza solo un passaporto per la loro ipocrisia.

Comunque sia, non rifiutiamo qui aprioristicamente momenti più intimi, di autoriflessione, in ambiti più chiusi ed autonomi, perché anzi siamo convinti che siano momenti forti di presa di coscienza attraverso la comunicazione delle proprie esperienze, conoscenze, informazioni e che attraverso l’introspezione si possano affrontare e rilevare tutti quegli aspetti che la condizione omosessuale ha costretto da sempre a vivere (soprattutto i giovanissimi e gli anziani) spesso drammaticamente da soli.

E’questo un lavoro di autovalutazione e autorivalutazione necessario ma profondo, al di là di semplici slogans, e che imprescindibilmente può collocarsi al entro di una crescita di tutto il genere umano.

Il programmaa che noi sottoscriviamo, farà si che il circolo possa cominciare a produrre idee e momenti aggreganti di qualità.

Dobbiamo, infine, creare una coscienza omosessuale che si faccia vivere in maniera più politica la nostra condizione.

Dobbiamo offrirci la possibilità di realizzare un nuovo futuro.

Le finalità di questo nostro gruppo sono quelle di rivendicare tutti i nostri diritti; quindi si realizzeranno contatti con locali privi di “dark-room” per l’operazione d’organizzazione di feste ed incontri.

A livello culturale invece, si vorranno improntare basi solide per il nostro sviluppo con l’installazione di una prossima biblioteca; in più dibattiti politici ( di tutti gli schieramenti esistenti) per la rivendicazioni dei nostri diritti; in concomitanza con uno spazio radiofonico per far conoscere la nostra struttura all’Italia tutta.

Si avrà anche l’appoggio di strutture che lavorano con sieropositivi per la lotta all’AIDS, inoltre prenderanno il via, linee telefoniche per i gay anziani, axtracominitari e per tutti coloro che soffrono di solitudine e di “non” accettazione.

La nostra associazione, per togliere l’omosessualità da quel velo che la soffoca e la nasconde da anni, chiede l’appoggio di persone eterosessuali per far rinascere tale realtà. Inoltre si darà l’opportunità di “propagandare” la nostra realtà all’interno delle scuole e di Istituti superiori.

Si darà ampio spazio ai gay tossicodipendenti nonché a quelli anziani. In vista del Giubileo del 2000, si andrà incontro anche agli omosessuali extracomunitari e a quelli “comunitari”. Inoltre, per finalizzare meglio tale programma, si chiederà il supporto di alcune strutture che già operano nella nostra società nell’ambito medico-sociale.

Per finire, si chiederà la collaborazione di alcuni locali, per la parte ricreativa quali: SHELTER CLUB, MAX BAR,ALIBI,ANGELO AZZURRO.
E per l’organizzazione di spettacoli teatrali e cinematografici, l’appoggio alle seguenti strutture: TEATRO COLOSSEO, TEATRO LA COMUNITA’, TEATRO D’OGGI, CINEMA IN TRASTEVERE.

 

Il responsabile di INDEPENDENT GAY

Marco Spalvieri

 


 

La responsabilità dell’Arcigay sulla ghettizzazione degli omosessuali

 

Ho letto domenica 23 marzo sul quotidiano “La Stampa” una lettera aperta inviata da Franco Grillini al Ministro dell’interno Giorgio Napolitano, dove si parla di “soccorso urgente” per evitare gli omicidi, che ogni anno portano come vittime gli omosessuali.

Tale personaggio, però, ha sollecitato al ministro di risolvere solamente uno dei molteplici casi (quello delle “marchette”) che hanno come meta la fine morale e/o fisica di tali minoranze. Ma, come purtroppo è risaputo, queste violenze vengono vissute anche  nei notissimi luoghi di “battuage” (vedi Montecaprino a Roma, o nei giardini di Colle Oppio), nonché nelle super pubblicizzate dark-room e saune, dove il rischio di contagio aids è molto alto.

A questo proposito mi sorge una domanda: come mai Grillini, in tutti questi anni, ha difeso questi luoghi di aggregazione? Inoltre, perché non è mai intervenuto quando l’Associazione romana della sua struttura, l’Arcigay, il consigliere del sindaco Vanni Piccolo, con annesso il “Mario Mieli”, hanno appoggiato la non chiusura di Montecaprino (luogo di cultura destinato alla ghettizzazione, le violenza e gli omicidi)?

Certo, se la cultura omosessuale è quella di rappresentare il sesso tra i cespugli o in una stanza buia, il ruolo culturale dell’arcigay dove va a finire? C’è veramente qualcosa che non va!

Questa realtà a mio parere è abnormale e priva di ogni logica, perché se noi omosessuali saremo sempre costretti a fare del sesso e non l’amore, come qualsiasi altro essere umano, non riusciremo mai ad avere la tanto auspicata parità, perché saremo sempre chiusi in noi stessi, con l’idea di non essere capiti. Ma la colpa di tutto questo, di chi è?

MARCO SPALVIERI  2 aprile 1997 UNITA’

 

 

LA GHETTIZZAZIONE DEI GAY ROMANI

 

La decisione della giunta Rutelli e del suo servitore Vanni Piccolo, consigliere per i diritti civili per le persone omosessuali di voler continuare a lasciare i gay romani ad intrattenersi sessualmente dietro i cespugli di Montecaprino, rappresenta la volontà di non aiutare i gay ad uscire da una condizione di emarginazione.

Basti pensare che a Roma la quasi totalità dei cosiddetti “luoghi” di aggregazione per gay sono rappresentati da squallidi locali dotati di dark room dove la comunicazione avviene a livello oro genitale. Le stesse associazioni (a delinquere?) il Mario Mieli e l’Arci Gay per attirare consenso (rappresentano appena il 2% della popolazione omosessuale) gestiscono e promuovono tali locali esaltando lo stile di vita e presentando la realtà stereotipata intrisa di piume paillettes e tacchi a spillo. Non ci sembrano questi gli strumenti culturali per procedere alla tanto auspicata integrazione sociale. Sarebbe meglio, in queste occasioni, che il futuro sindaco di qualunque area politica decidesse di chiudere per inoperatività il suddetto ufficio o quantomeno procedere al ricambio del suo titolare e trasferire Vanni Piccolo magari nel nuovo “ufficio per i diritti civili delle persone eterosessuali”.

MARCO SPALVIERI  5marzo 1997 UNITA’

                                                       

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